Terzo mandato De Luca, muro Pd: «Rinvio di tre settimane»

2 settimane fa 24

Per il Nazareno, almeno per ora, c’è un unico modo per mediare: rinviare la legge sul terzo mandato di tre settimane. A dopo le regionali di Umbria ed Emilia del 17 e 18 novembre. Viceversa andare in Aula con quel testo martedì equivale ad una rottura. La scelta tra il Pd e De Luca per i consiglieri regionali, quindi, rimane. Anche se i deluchiani ostentano calma e sicurezza.

«Le ore sono frenetiche per chi vive le frenesie, noi siamo assolutamente tranquilli», dice ieri mattina il vicegovernatore Fulvio Bonavitacola, ovvero colui che è il più vicino a Vincenzo De Luca. Non è così, invece, per la pattuglia dei consiglieri regionali che, in queste ore, sono dilaniati.

Il caso

Due giorni fa la Schlein è stata chiara con i consiglieri: «Votare il testo sul doppio mandato significa mettersi fuori dalla linea politica del partito. Non c’è nessun pregiudizio sulla Campania e su De Luca ma il Pd è contrario al terzo mandato. E vale per tutti». La scelta, quindi, deve essere netta: o con il partito o con De Luca. Il recepimento della norma nazionale del 2004 che fissa il tetto del doppio mandato, paradossalmente, è un grimaldello per azzerare il conteggio. E ricandidarsi. Come d’altronde ha fatto il governatore del Veneto Luca Zaia: stessa strada che vuole intraprendere De Luca. «Questa cosa alla vigilia del voto in Emilia e Umbria rischia di farci male», ha ribadito la segretaria Pd ai consiglieri campani che hanno capito l’antifona ed hanno poi disertato la riunione della I commissione. Lì dove si sta discutendo il testo finito nell’occhio del ciclone. Fermarsi? Andare avanti e forzare la mano con il partito nazionale per chiudersi ogni porta in futuro? Descriverli come lacerati non rende bene l’idea del travaglio di queste ore.

Il risiko

A mettere sul tavolo una soluzione l’altra sera è stato De Luca che irrompe alla riunione dei consiglieri dem. Andare avanti, votare la norma «accompagnandola con una dichiarazione di voto in cui si rimanda poi ai vertici di partiti e coalizioni la scelta del candidato presidente per le prossime regionali». La mediazione che vorrebbero adottare i consiglieri è questa ma è già muro dal Nazareno. Per il Pd nazionale l’unico modo per mediare rimane prendere tempo e rimandare l’ok nell’aula del consiglio regionale (seduta calendarizzata per martedì alle 10.30). Altrimenti da Roma, trapela, ne trarranno le conseguenze.

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Vedremo stamani con il doppio appuntamento in agenda. Anzitutto la convocazione della maggioranza da parte del governatore alle 11, la seconda in poco meno di due settimane. E poi la seduta alle 15 della I commissione che deve licenziare il testo per l’aula. L’ex sindaco di Salerno, che ieri ha evitato non solo gli appuntamenti pubblici già in agenda ma anche di toccare l’argomento nel corso della sua rituale diretta del venerdì, stamani dirà la sua ai consiglieri della maggioranza. Difficile che decida di prendere tempo per mettere anche lui i consiglieri dem davanti ad una scelta. La stessa che chiede il partito. Anche se tutto sarà chiaro solo martedì in aula.

Intanto il centrodestra attacca. «Riteniamo che sia più corretto per tutti evitare che la legislatura si prolunghi fino a ottobre 2025 in un clima che non gioverebbe alla politica», sottolinea l’europarlamentare Fi Fulvio Martusciello. Entrano invece nel merito della vicenda i capigruppo di Forza Italia al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Paolo Barelli: «A distanza di venti anni, vuole approvare il recepimento di una legge del 2004, ma in Campania questo adempimento è già avvenuto con la legge regionale 4 del 2009. Riproporla a distanza di 20 anni è solo un inganno per conservare sé stesso».

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