Se somministrato settimanalmente per via sottocutanea, questo medicinale può davvero fare la differenza nei pazienti: ecco cosa sappiamo
Il farmaco tirzepatide dell'azienda farmaceutica Eli Lilly promette davvero di dare una svolta nel trattamento di obesità e diabete. Varie evidenze hanno infatti dimostrato che una somministrazione sottocutanea e regolare può davvero portare a un rallentamento della progressione del diabete di tipo 2, con buoni risultati. Stesso discorso per quanto riguarda il peso.
I risultati del tirzepatide
Stando ai risultati ottenuti sino ad ora, una dose di 15 mg può portare a una diminuzione media del peso corporeo fino al 23%. Ciò è stato dimostrato da un recente studio pubblicato dalla rivista The New England Journal of Medicine e presentato durante la settimana dell'obesità di questo anno. Si tratta dei risultati avuti con il trial clinico di fase 3 "Surmount-1", che ha dimostrato l'efficacia e la sicurezza del tirzepatide. Il dato più importante di questo studio, ovviamente, è la percentuale di riduzione del rischio di progressione del diabete: ben il 94%. Un risultato ottenuto con ogni genere di dose di farmaco, dai 5 ai 10 fino ai 15 mg.
Come viene ricordato dagli esperti del settore, il tirzepatide è il solo farmaco che svolge il ruolo di doppio agonista dei recettori Gip e Glp-1, rispettivamente polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente e peptide 1 simile al glucagone. Questi due ormoni, secreti dal nostro organismo subito dopo i pasti, provocano l'aumento dei livelli di insulina nel sangue in seguito all'ingestione di nutrienti (effetto incretinico). L'assunzione di tirzepatide ha portato a evidenti miglioramenti sia per il controllo della glicemia che per quanto riguarda la diminuzione del rischio dello sviluppo di patologie cardiometaboliche.
Il farmaco è considerato tollerabile e sicuro anche dopo 193 settimane di trattamento, suddivise in 176 settimane di assunzione e 17 settimane di settimane di sospensione.
La parola degli esperti
"Mentre registriamo le innovazioni e i successi nel trattamento del diabete tipo 2, dobbiamo considerare le moltissime persone che vivono una condizione di prediabete, una sorta di anticamera, un campanello d'allarme che si associa spesso a sovrappeso e obesità e che deve suggerire prima di tutto importanti cambiamenti nello stile di vita per evitare la progressione verso la malattia. I risultati dello studio Surmount aprono una nuova prospettiva perché, potenzialmente, ci danno la possibilità di agire sul diabete in fase preventiva e non solo in termini di trattamento, intervenendo su un fattore di rischio chiave come l'obesità. Questi dati rafforzano i potenziali benefici clinici della terapia a lungo termine per le persone che vivono con obesità e prediabete", ha spiegato all'AdnKronos Riccardo Candido, presidente FeSdi e presidente nazionale Amd.
"Il crescente aumento dell'obesità ha portato a un aumento del diabete: quasi il 95% delle persone con diabete tipo 2 è in sovrappeso o con obesità.
In questa prospettiva, i risultati dello studio a 3 anni Surmount ci forniscono un'importante indicazione perché, mentre confermano l'efficacia di tirzepatide, dall'altra convalidano il nuovo paradigma farmacologico che collega la riduzione dell'obesità e del sovrappeso alla possibilità, oltre che di controllare il diabete, anche di prevenirlo, insieme a tantissime altre importanti complicanze e patologie associate all'obesità", ha aggiunto il dottor Rocco Barazzoni, presidente della Società italiana di obesità.