Il nuovo rapporto sui ricoveri ospedalieri del Programma Nazionale Esiti, presentato oggi dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), evidenzia come, all'interno della maggior parte degli ospedali italiani, «convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità bassa».
Le culle restano vuote: sempre meno nascite in provincia di Latina
L'analisi
Dopo la battuta d'arresto causata dalla pandemia, i ricoveri ospedalieri in Italia tornano a crescere: nel 2023 sono stati quasi 8 milioni, con un aumento di 312.000 unità rispetto al 2022, ripristinando i livelli pre-pandemici. Persistono difficoltà in alcuni settori critici, come gli interventi oncologici, caratterizzati da una frammentazione tra strutture che non raggiungono volumi di attività adeguati, compromettendo l’accesso a tecnologie e competenze avanzate, in particolare per il trattamento del tumore del pancreas. Analoghe problematiche si osservano nell'area materno-infantile, dove un punto nascita su tre non raggiunge i 500 parti l’anno, soglia considerata il «minimo di sicurezza».
Un caso emblematico è quello delle fratture del femore operate entro 48 ore, un fattore essenziale per ridurre il rischio di complicanze e garantire un recupero efficace. Nel 2023 i pazienti operati per frattura del femore sono stati 95.808, con un incremento di 1.200 casi rispetto all'anno precedente, e la percentuale di interventi tempestivi è salita dal 53% al 59%. Molte strutture non raggiungono la soglia minima del 60%, con risultati particolarmente bassi in Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria, Molise e Sardegna. Paradossalmente, quattro delle cinque strutture con i migliori risultati si trovano nel Centro-Sud: l’Ospedale Umberto I di Siracusa, il Monopoli (BA), il Pertini di Roma e il San Giovanni di Dio di Agrigento, ai quali si aggiunge l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Per quanto riguarda la colecistectomia laparoscopica, uno degli interventi più comuni, nel 2023 ne sono stati effettuati 101.700, con un incremento di 9.000 casi rispetto al 2022. Aumenta anche la quota di pazienti che viene dimessa entro tre giorni dall’intervento, passando dall’86% nel 2022 all’88% nel 2023, mentre si riduce la variabilità delle performance tra le strutture, un «segno di un miglioramento diffuso della sicurezza».