È passato più di un anno da quando, su iniziativa del consigliere regionale Carmine Mocerino, è iniziata la discussione sul superamento della legge regionale n. 21 del 2003, che istituì la zona rossa intorno al Vesuvio ed ebbe il merito di fermare la cementificazione selvaggia ma, di fatto, fermò lo sviluppo economico ed urbanistico del territorio intorno al Vesuvio.
Mocerino, insieme al collega del Pd Mario Casillo, ha messo i sindaci vesuviani intorno allo stesso tavolo, ha coinvolto l’assessore regionale all’urbanistica Bruno Discepolo, ha promosso l’istituzione di un comitato tecnico che doveva elaborare proposte e valutare idee. Il dibattito ha preso il via ad agosto del 2023 ma ora, alla fine del 2024 e mentre la legislatura regionale volge al termine (o quasi), tutto sembra essersi fermato. Nulla bolle nella pentola del consiglio regionale e nemmeno nelle commissioni dell’assemblea. Per questo 13 sindaci dei Comuni della zona rossa (su un totale di 18) hanno sottoscritto un documento durissimo, indirizzandolo proprio a Mocerino, Casillo e Discepolo e sottolineando che il percorso da virtuoso è diventato critico.
I sindaci
«Nel corso degli incontri si è unanimemente e ripetutamente convenuto che non fosse più rimandabile una rivisitazione della legge oggetto di confronto ed altrettanto unanimemente e ripetutamente si è concordato di lavorare al superamento della stessa e che, in ogni caso, non si potesse non tener conto della sua stessa ratio, ovvero la riqualificazione dei territori a rischio dell’area vesuviana con relativo potenziamento delle vie di fuga», spiegano i sindaci. Che poi aggiungono: «Fin qui tutto bene, salvo poi scoprire che tutto ciò era solo una pia illusione. Nessuna concreta ipotesi di soluzione è mai stata messa sul tavolo». E ancora: «Di fronte al perdurare di questo non più sostenibile stato di cose ed alle legittime e pressanti richieste dei cittadini, ai quali, nessuno escluso, siamo chiamati a dar conto, non vi è altra strada se non quella di prendere atto, al momento, del fallimento del tentativo posto in essere ed informare gli stessi di ciò che finora non è stato e che molto probabilmente, sperando che i fatti lo smentiranno, non sarà». I sindaci firmatari sono quelli di Cercola, Ottaviano, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Pompei, Pollena Trocchia, Massa di Somma, San Giorgio a Cremano, Trecase, Boscoreale, San Sebastiano al Vesuvio, Boscotrecase. Altri centri, come Ercolano, Torre del Greco, Portici e San Giuseppe Vesuviano non avrebbero firmato ma i motivi della mancata adesione non sono chiari, probabilmente si tratterebbe solo di un difetto di comunicazione. Chiarisce Carmine Esposito, sindaco di Sant’Anastasia: «Così come abbiamo apprezzato l’apertura del tavolo di confronto, oggi siamo costretti a denunciare una perdita di tempo che fa male al territorio».
Il consigliere
Il consigliere regionale Carmine Mocerino, invece, non si sottrae alle critiche: «La migliore risposta da dare sta nel passaggio dalle parole ai fatti. Dobbiamo essere più concreti, indubbiamente». L’idea che più si è fatta strada in questo anno e mezzo circa di discussioni è quella di una legge ad hoc per il territorio vesuviano, con un piano di sviluppo adeguato. Per ora, però, tutto è fermo.