11 agenti sono stati assegnati ai domiciliari e altri 25 sospesi dall'esercizio del pubblico ufficio per l'inchiesta che agita il carcere di Trapani
Il Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo, con l'ausilio di alcuni reparti territoriali e del Prap Sicilia, coordinati dal Nucleo investigativo centrale, questa mattina ha dato esecuzione a un'ordinanza di misure cautelari degli arresti domiciliari e della misura interdittiva della sospensione dell'esercizio del pubblico ufficio nei confronti di 25 poliziotti in servizio nel carcere Pietro Cerulli di Trapani.
Le accuse, a vario titolo, sono di tortura, abuso di autorità contro detenuti, falso ideologico e calunnia. Gli indagati sono in tutto 46: 11 sono stati confinati agli arresti domiciliari. Questa mattina sono scattate le perquisizioni disposte dal gip del capoluogo siciliano. L'indagine è iniziata nel 2021 a seguito di denunce presentate da alcuni detenuti, che hanno rivelato comportamenti non consoni da parte di alcuni esponenti della polizia penitenziaria, che avrebbero fatto violenza e abusi in zone della struttura non coperta dalle telecamere. Successivamente alle segnalazioni, la procura ha autorizzato l'installazione dei dispositivi di videosorveglianza per verificare i racconti e ci sarebbero stati riscontri positivi nei comportamenti di alcuni agenti.
Gli investigatori parlando di "modus operandi diffuso, consistente in violenze fisiche ed atti vessatori nei confronti di alcuni soggetti detenuti, condotte peraltro reiterate nel corso del tempo e messe in atto in maniera deliberata da un gruppo di agenti penitenziari". Sono serviti due anni agli investigatori per ottenere il materiale necessario a far scattare l'indagine e le perquisizioni.
Stando a quanto viene riferito, le violenze fisiche e le vessazioni erano protratte nel tempo e deliberate, in quello che gli investigatori definiscono "clima di impunità". Il lavoro di investigazione non si ferma con quest'operazione ma è orientato ad andare a fondo per verificare tutti i possibili abusi compiuti all'interno della struttura trapanese.