Chi soffia sul fuoco dell'antisemitismo

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Genocidio c'è stato, ma è fallito: era la scelta di Hamas quando ha attaccato il 7 ottobre, uccidere tutti gli ebrei

Chi soffia sul fuoco dell'antisemitismo

Il Papa, mentre tutto il mondo fronteggia la crescita violenta di un antisemitismo senza precedenti dalla seconda guerra mondiale, col suo nuovo libro La speranza non delude mai, Edizioni Piemme, fornisce legna per questo fuoco. Una linea è subito diventata titolo di testa in tutte le lingue: suggerisce che debba essere indagato un presunto, possibile, fors'anche opinabile genocidio compiuto da Israele sui palestinesi a Gaza. Il sottinteso è l'intenzione genocida, ed essa altro non può essere che criminale, e quindi la guerra di Gaza, in realtà una indesiderata guerra di necessità dopo un attacco spaventoso, sia compiuta con un'intenzione maligna, eventualmente anche meditata. Forse il Papa è stato mal consigliato da chi immagina che il mondo cui egli parla sia intriso di pietismo populista, folle che ormai marciano sulle città del mondo con violenza, in nome di un fronte in cui la democrazia e la libertà non hanno cittadinanza. Io non vedo così il mondo cristiano della gente normale, amica degli ebrei nel mondo democratico, che capisce invece che il termine «genocidio» porta sugli ebrei di tutto il mondo oggi un'ulteriore ondata di antisemitismo, disegna i cartelli su cui la Stella di David viene sostituita con la svastica mentre intorno folle inconsulte urlano «Free Palestine», si assomma alla sovrapposizione di ritratti di Hitler con quelli di Netanyahu mentre Erdogan urla ai media che sono uguali, è il titolo di al Jazeera o del Manifesto o persino del Guardian, tutti i giorni.

Tornare a quell'accusa incrementa la moda imbrogliona di aggredire Israele e gli ebrei per compiacere il terzomondismo dell'Onu, soddisfare l'Iran, Putin, i cinesi... di certo i social e i talk show impazziscono di gioia. E questa esortazione del Papa ha una ragione concreta d'essere? Nessuna. Non solo i numeri dei morti a Gaza non sono certificati, dato che la fonte, inverificabile, è sempre solo rimasta quella del ministero della Salute di Gaza: l'Onu, che pure ci ha balbettato sopra parecchio, ci ha dato un quarto dei 40mila morti che in genere vengono menzionati: accertati sarebbero 8.200. Invece l'unica cifra realistica, quella degli armati uccisi fornita da Israele, intorno ai 20mila, ci dice che la proporzione di civili uccisi, sarebbe uno a uno, la più bassa della storia. Israele, come nessun altro Paese ha fornito aiuti militari e sanitari a tonnellate, ha cercato di non colpire la popolazione civile con accorgimenti di ogni tipo, mentre le condizioni di guerra rispecchiavano le parole di Sinwar: il sangue dei loro civili (mai rifugiati nelle gallerie usate, come gli ospedali e le scuole, solo per la guerra) è servito come scudo e per suscitare solidarietà ai combattenti di Hamas.

Genocidio c'è stato, ma è fallito: era la scelta di Hamas quando ha attaccato il 7 ottobre, uccidere tutti gli ebrei. Il termine è stato coniato nel 1944 da Raphael Lemkin per descrivere le atrocità della Shoah e adottato nella legge internazionale del 1948 per criminalizzare «atti commessi con l'intento di distruggere un gruppo etnico raziale o religioso» e mai è stato usato per stigmatizzare Fatah e Hamas che promettono «la costruzione di una stato islamico e palestinese al posto di Israele». Al contrario, è difficile immaginare che Israele abbia mai avuto intenzioni simili avendo accettato la partizione territoriale sin dal 1948 e via via da Camp David (1978) al 1995 (Oslo). Altra cosa, e sarebbe frivolo il pensarlo, è sanzionare che Israele combatta per la sua sopravvivenza contro il terrorismo. E comunque la presenza araba in Israele è cresciuta del 1.182 per cento, mentre la presenza ebraica nei Paesi arabi è calata del 98,87 per cento. Là, sì, c'è stata la pulizia etnica. A Gaza la popolazione dal 1948 poi è cresciuta verticalmente, e solo dall'inizio della guerra è cresciuta di 130mila unità circa.

Il professor Robert Wistrich, il maggiore storico dell'antisemitismo, l'ha spiegato a fondo: l'«Holocaust inversion», il rovesciamento che fa degli ebrei i nuovi nazisti e dei palestinesi i nuovi ebrei, è la strada maestra nata con l'Urss e che dura fino a oggi. Sarebbe tragico che la Chiesa imboccasse questa strada. Il consiglio di una giornalista ebrea qualunque: quella riga sarebbe meglio rivederla.

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