Il cimitero monumentale di Napoli è un coacervo di bellezza e immondizia, arte e degrado, memoria e dimenticanza. Ad ogni angolo tombe crollate e marmi a terra, in ogni viale vegetazione che aggredisce ogni cosa, dalle cappelle alle piccole tombe nascoste, dietro ogni tomba un cumulo di immondizia o un agglomerato di resti di bare e “lettini” accatastati e lasciati lì a marcire.
Basta lasciare l’area centrale del cimitero per infilarsi in un mondo di impensabile orrore: loculi spaccati e scheletri a vista, povere ossa lasciate lì alla mercé di chiunque, all’assalto delle bestie (sia del genere umano che di quello animale). Non un solo caso ma decine, sparsi ovunque nel perimetro della terra santa: sempre la stessa scena, lapide in frantumi e nome dunque illeggibile, mucchi d’ossa in bilico tra le quali si scoprono nidi di uccelli o roditori in movimento.
Due giorni fa ci siamo imbattuti anche in uno “sgombero” di casa: alle spalle di una cappella periferica c’erano sedie, mobilio, perfino materassi. l'assessore ai cimiteri Santagada, alla notizia, sbotta: «Mi chiedo come mai certi eventi si verificano sempre con l’avvicinarsi del giorno dedicato ai defunti», dice. Lasciando intendere che c’è una mano che tenta di far crescere l’immagine del degrado di quel luogo. Intanto, però, per evitare che il cimitero monumentale venga trasformato in discarica, basterebbe la videosorveglianza che, però, non c’è.
Al centro dell’antico cimitero monumentale la “tendopoli” con le 1800 bare recuperate dai crolli di gennaio e ottobre del 2022. La scena è raccapricciante, centinaia di casse recuperate dai loculi sono sistemate in fila indiana su tubi innocenti; i resti trovati tra le macerie, senza la bara, sono in casse temporanee di legno o di acciaio. Bisogna recuperare ancora 300 morti dalle macerie, ma i lavori sono sospesi perché il pericolo di nuovi cedimenti è troppo alto. C’è un progetto per messa in sicurezza e recupero, costa più di un milione. Bisogna trovarli.
Abbiamo provato a ripercorrere i viali del “Quadrato degli uomini illustri”, quello nel quale sono seppellite le persone che hanno fatto grande la città: non c’è un solo monumento risparmiato dalla mannaia del teppismo, dalla violenza dell’abbandono. Anche i marmi che si sono salvati dalla mano dell’uomo, sono aggrediti da muffe e vegetazione, sicché sono irriconoscibili. È impossibile non notare l’imponente tomba di Saverio Mercadante gigantesca al centro di uno degli spazi dedicati agli “illustri”, impossibile non notare che da un lato il marmo con il nome del compositore è stato spaccato a colpi di pietra mentre dall’alto è stato portato via il bassorilievo a lui dedicato. Un passo più avanti c’è la stele per Mario Fiore, medaglia d’oro al valore militare della Prima Guerra Mondiale: la medaglia incastonata nel marmo non c’è più. Alle spalle la tomba di Pietro Castellino è quasi irriconoscibile, ogni simbolo è stato strappato via, pure il nome che era fatto con lettere di bronzo: si intuisce per via della differenza del colore sul marmo. Depredata pure la tomba di Ernesto Murolo, padre della canzone napoletana; strappata la fiaccola in cima alla stele dedicata a Carlo Ciliberto storico rettore della Federico II. È salvo dal degrado il monumento a Maurizio Valenzi, ex sindaco di Napoli, uomo di cultura: però i disegni, bellissimi, che adornano la pietra, sono nascosti da un cassonetto dell’immondizia.
Sono decine d’altri i monumenti funebri presi d’assalto dai ladri e dai teppisti, quasi tutti i danni risalgono molti anni fa, non è questione d’oggi quella dell’abbandono del “Quadrato degli uomini illustri”. Lo sa bene anche l’assessore Santagada, con delega anche ai cimiteri, che spiega: «C’è un progetto per il recupero completo dell’area. Ho già coinvolto con più riunioni gli ordini professionali della città affinché contribuiscano al recupero della memoria dei loro più importanti rappresentanti. Ho avuto già feedback positivi, e anche il Comune è pronto a investire: siamo alle fasi conclusive per una progettazione complessiva del recupero».