Santo Romano ucciso a San Sebastiano al Vesuvio, i funerali tra palloncini e fumogeni

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Quando il sole è ancora alto, alle tre del pomeriggio, la chiesa di Santa Maria delle cinque piaghe, a Casoria, è già piena di gente. Manca ancora un’ora all’inizio del funerale di Santo Romano, il 19enne ucciso a San Sebastiano al Vesuvio da un minorenne, ma c’è già una folla straripante: tanti giovani, ma anche famiglie, anziani, tutti con gli occhi lucidi, tutti ad aspettare l’inizio delle esequie.

Poco dopo arriva il corteo con il feretro, deposto ai piedi del grande crocifisso al di là dell’altare: e il Cristo sembra guardare in basso, verso quella bara bianca che è icona di dolore, ma anche speranza di resurrezione. Più di mille persone sono nel frattempo arrivate, e il servizio d’ordine dei vigili urbani di Casoria è costretto a chiudere una delle carreggiate di via Nazionale delle Puglie. Poche ore prima quella stessa bara era stata portata a braccio dai compagni di squadra della “Micri” - squadra di eccellenza nella quale Santo militava come primo portiere - nel centro sportivo al confine tra Pomigliano e Volla.

Centinaia di adolescenti indossano t-shirt bianche sulle quali è stampata la foto di Santo. All’esterno della chiesa qualcuno ha affisso un enorme striscione sul quale si legge “Con il pallone dentro al cuore, riposa in pace eterno campione”.

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Lo strazio ha il volto di mamma Mena, che abbraccia la bara e l’accarezza. Del fratello maggiore, lo sguardo perso in un punto indefinito del vuoto mentre abbraccia sua madre. Di Simona, la fidanzata del 19enne, dei suoi amici più stretti, che piangono come bambini. Presenti i sindaci di Casoria, Raffaele Bene, e di San Sebastiano, Giuseppe Panico, mentre quello di Napoli - che si tiene costantemente informato sul corso delle indagini - ha delegato il vicesindaco metropolitano Giuseppe Cirillo. C’era anche il gonfalone della Regione Campania.

L'appello

Sull’altare, accanto a una “batteria” di sacerdoti (da don Tonino Palmese a don Ciro Cozzolino e don Fedele Mattera) a celebrare la messa è monsignor Francesco Beneduce, vescovo ausiliare di Napoli: «Ragazzi, giocate sempre dalla parte giusta del campo, come faceva Santo - ha detto - e amate sempre la vita». Subito dopo l’invocazione che suona anche come un appello: «Signore, paralizza le mani di chi vende pistole così facilmente e a così poco prezzo. Perché questo è un prezzo che non si misura».

Quel che colpisce davvero sono i tanti volti di ragazzi perbene, dal volto pulito, che non smettono di piangere. A loro Santo mancherà come può mancare un fratello. «Io sono venuto da San Giovanni a Teduccio per dare l’ultimo addio a Santo - dice Giuseppe De Angelis - lo conoscevo da poco, ma era già diventato un vero amico».

All’uscita dalla chiesa scroscia un interminabile applauso, scandito dal coro “San-to! San-to!”, e si accendono i fumogeni mentre la bara bianca, ricoperta con la maglietta gialla del “Micri” e i guantoni da portieri, entra nel carro funebre. Sono ormai quasi le 18, e a salutare Santo nel suo ultimo viaggio ci sono anche le prime stelle della sera.

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