È stato il primo a “chiamare” la vittoria quando ancora Orlando era in leggero vantaggio nello spoglio, e al comitato Bucci in piazza Corvetto le bocche restavano cucite. E a pronosticare il risultato finale con uno scarto millimetrico. «Che vuole – sorride lui il giorno dopo – una certa esperienza sul campo, in tutti questi anni, me la sono fatta…». Claudio Scajola, quattro volte ministro e tre sindaco di Imperia, a 76 anni (dopo un esordio nella Dc poco più che ventenne, per poi approdare nelle file di Forza Italia) è ancora sulla cresta dell’onda: senza i consensi del suo “feudo”, il Ponente ligure, Bucci non ce l’avrebbe fatta.
Scajola, questa vittoria è anche un po’ sua.
«La vittoria è di Bucci. Il miglior candidato possibile, un uomo del fare che con la vicenda del ponte Morandi ha dimostrato che le cose si possono realizzare bene e in tempi celeri. I liguri hanno apprezzato».
Si dice che sia stato lei a insistere per schierare in campo il sindaco di Genova. È così?
«Il merito è di Giorgia Meloni, che lo ha convinto. Io ho fatto la mia piccola parte, insistendo perché si raggiungesse l’accordo su una candidatura civica e suggerendo quello che era il profilo migliore possibile. E ho lavorato affinché Bucci potesse decidere di candidarsi».
Non tanto piccola, in realtà: i consensi arrivati dalla sua Imperia sono stati decisivi.
«Bucci ha vinto in Liguria con un distacco di circa 8.500 voti su Orlando. Neanche così pochi come è stato detto da qualcuno. A Genova ha perso per settemila voti, a La Spezia per 3.500. A Savona, invece, ha vinto per tremila schede, mentre a Imperia per 16mila. Quindi il buon risultato del Ponente è stato determinante nel supplire alla carenza che c’era nel Genovese e nello Spezzino».
E lei se n’è accorto prima di tutti gli altri: si è complimentato per la vittoria prima delle 20…
«Cosa vuole, in una vita passata mi sono fatto una certa esperienza, nella lettura dei risultati dei seggi e delle diverse sezioni. Vedendo quelle che mancavano, e rapportando a quei territori i risultati delle tornate precedenti, mi sono sentito di dire che non solo Bucci avrebbe vinto, ma anche con quanti voti di differenza».
Vi siete parlati nelle ultime ore?
«Ieri (due giorni fa, ndr) ci siamo sentiti costantemente. Durante lo spoglio gli ho mandato molti messaggini per tranquillizzarlo, anche quando nei dati reali Orlando sembrava avanti. Proprio per i motivi che le ho detto. Poi a mezzanotte ci siamo parlati, gli ho fatto i complimenti».
E della giunta avete parlato? Gli darà qualche consiglio?
«Adesso Bucci si riposi per un paio di giorni e metta insieme con calma le sue idee. Poi, come sempre, se saranno richieste gli offrirò le mie valutazioni. Ma solo, voglio sottolinearlo, se saranno richieste».
Suo nipote Marco Scajola è stato il più votato in Regione. Sarà di nuovo assessore?
«Di questo io non voglio parlare. Il mio obiettivo era dare una mano per evitare che la Regione finisse in mano a una sinistra radicale che non avrebbe lavorato per lo sviluppo di cui abbiamo bisogno. E ho lavorato perché i partiti di centro fossero maggioritari. Così è stato: Forza Italia sommata alle due liste civiche di Bucci rappresentano la maggioranza, nel centrodestra. Dunque i moderati sono il primo partito in Regione. Il successo di mio nipote è conseguenza del suo buon lavoro di questi anni, che gli è stato riconosciuto».
Da politico di lungo corso, cosa ha sbagliato per lei il centrosinistra?
«È apparso come una coalizione che non ha saputo tranquillizzare gli elettori. Una sinistra estrema, radicale, in cui non c’era spazio per le forze moderate: i liguri hanno scelto di guardare avanti, non di tornare indietro».
I governi e le giunte passano, Scajola resta…
«(Ride) Io sostengo da molto tempo che sia ora di tornare a una politica con P maiuscola. In cui si parli di programmi, di cose che interessano alla gente. Non di equilibri di Palazzo e di battibecchi su questioni che cambiano dalla sera alla mattina».