La finestra si è chiusa due giorni fa. E il ministro Giancarlo Giorgetti non ha alcuna intenzione di riaprirla. Ma, ora dopo ora, cresce la pressione sul ministero dell'Economia affinché venga concessa una chance supplementare (magari fino al 30 novembre prossimo) ai lavoratori autonomi che hanno lasciato scadere il termine fissato al 31 ottobre senza aderire al concordato biennale preventivo: il patto con lo Stato rivolto alle partite Iva e messo in campo dal governo anche con l'obiettivo di portare risorse fresche alla manovra. In primis per tagliare di un punto l’aliquota mediana dell’Irpef.
I tempi
I dati delle adesioni, ha fatto sapere nei giorni scorsi il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, verranno resi noti tra una decina di giorni. Ma secondo quanto filtra le adesioni, su una platea potenziale di 4,5 milioni di soggetti, non sono andate oltre quota 400 mila. E gli incassi sarebbero dunque molto lontani dai 2 miliardi (c’è chi parla anche di 2,4 miliardi) ipotizzato dal governo che, da questa operazione, come ha ricordato ieri il vicepremier, Antonio Tajani, spera di finanziare, almeno in parte, la riduzione dell'aliquota mediana dell'Irpef portandola dal 35 al 33 per cento.
Il ministro Giorgetti, nei giorni scorsi, non si è sbilanciato sui risultati. «Siccome noi siamo prudenti - ha evidenziato - abbiamo messo zero. Quindi tutto quello che arriva più di zero è benvenuto». Un dato indicativo, nel frattempo, è arrivato da Confartigianato che ha fatto sapere di aver sondato 46 mila imprese registrando, una settimana fa, una adesione al 18% destinata a crescere fino al 23%.
Una cosa, però, pare certa: i dubbi del governo su una possibile proroga devono fronteggiare il pressing di buona parte della maggioranza (Forza Italia e Lega in testa) e la protesta dei commercialisti che hanno proclamato uno sciopero fino al 7 novembre, chiedendo una proroga «per far fronte all'inadeguatezza del termine del 31 ottobre».
Spiega il presidente del consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio: «Sicuramente la proroga rappresenterebbe un'opportunità per chi non ha avuto il tempo materiale per fare le dovute riflessioni sulla possibilità, per le partite Iva, di trovare un'intesa col fisco e di versare la somma concordata. Così come costituirebbe una chance per ragionarci su per quanti hanno aderito frettolosamente».
Tra l'altro, per stimolare le adesioni, in ottica futura, proprio Forza Italia e Lega stanno ipotizzando una ulteriore facilitazione. Vale a dire ammettere alla sanatoria anche i contribuenti che, negli ultimi tre anni, hanno nascosto fino al 65 per cento della loro base imponibile. Attualmente, infatti, la norma si ferma al 40 per cento. Una modifica non da poco. Occorre ricordare che chi ha aderito al concordato può sanare irregolarità dichiarative per gli anni dal 2018 al 2022. Si tratta di un ravvedimento speciale super agevolato, con possibilità di far emergere redditi evasi versando una flat tax dal 10 al 15 per cento, non sull’intero importo ma solo su una quota variabile dal 5 al 50 per cento, sulla base del punteggio Isa.
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Regolarizzazione
La flat tax per regolarizzare le omissioni dichiarative è pari al 10 per cento, se nel singolo periodo d’imposta il livello di affidabilità fiscale è pari o superiore a 8; 12 per cento, se nel singolo periodo d’imposta il livello di affidabilità fiscale è pari o superiore a 6 ma inferiore a 8; 15 per cento, se nel singolo periodo d’imposta il livello di affidabilità fiscale è inferiore a 6. La sanatoria riguarda anche l’Irap, dovuta nella misura fissa del 3,9 per cento.