21 Novembre 2024 17:52
Un disegno di legge ha riconosciuto ufficialmente la mototerapia come terapia complementare. Nato da un’idea del campione di motocross Vanni Oddera, questo approccio mira a regalare momenti di allegria e spensieratezza a pazienti ospedalizzati. Tuttavia molti hanno criticato la decisione del Senato, per la mancanza di evidenze scientifiche sufficienti.
Da ieri, 20 novembre 2024, l'Italia riconosce ufficialmente la mototerapia come terapia complementare. Come la clownterapia o la musicaterapia, la Freestyle Motocross Therapy si pone come obiettivo il miglioramento del benessere psico-fisico dei pazienti in ospedalizzazione o le persone con disabilità.
Nata nel 2008 da un'idea del campione di Freestyle Motocross Vanni Oddera, oggi, dopo l'approvazione in Senato del ddl a firma del deputato della Lega Massimiliano Panizzut, la mototerapia è diventata a pieno titolo una terapia complementare. Tuttavia, in queste ore, c'è stato chi, soprattutto nell'opposizione, ma anche all'interno della comunità scientifica, ha sollevato forti dubbi e critiche. Tra tutti, la senatrice a vita Elena Cattaneo l'ha definita "una legge-spot, senza capo né coda".
Cosa prevede la legge sulla mototerapia
"Vi scrivo e mi tremano le gambe. Non ci sono parole per esprimere ciò che provo in questo momento. Da qualche minuto la mototerapia è legge!". Con questo messaggio Oddera ha annunciato dai suoi canali social l'approvazione del ddl in materia di mototerapia, promettendo che "da domani, il nostro impegno, dopo questo importantissimo step, dovrà essere ancora maggiore!".
In base a quanto si legge nel testo del ddl appena approvato, la nuova legge riconosce e promuove la mototerapia "quale terapia complementare per rendere più positiva l'esperienza dell'ospedalizzazione, per contribuire al percorso riabilitativo dei pazienti e per accrescere l'autonomia, il benessere psico-fisico e l'inclusione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti con disabilità".
Cos'è la mototerapia e come funziona
Fu propio il campione di motocross, ormai nel 2008, a lanciare l'idea. Come spiega nel suo sito, il suo progetto consiste nell'usare la sua passione, ovvero la moto, per regalare ai bambini ospedalizzati o altre categorie di pazienti un momento di spensieratezza e allegria all'interno del loro percorso di cura.
L'inserimento della mototerapia all'interno delle terapie complementari implica quindi il suo riconoscimento ufficiale in questa categoria. Le terapie complementari sono infatti tutte quelle tecniche che possono affiancare le terapie mediche convenzionali per contribuire in qualche modo al benessere, anche psicologico, dei pazienti.
Rispetto al caso specifico della mototerapia, la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli ha spiegato che l'approvazione di questo ddl ha l'obiettivo di offrire "un sostegno emotivo, momenti relazionali e umani" ai pazienti.
Perché la terapia complementare è stata criticata
Le terapie complementari rappresentano in sé un argomento piuttosto complesso, non di rado oggetto di polemiche già in passato. Come spiega l'Associazione italiana Sclerosi multipla (Aism), il rischio è quello di illudere i pazienti, soprattutto quelli in uno stato più vulnerabile, infondendo in loro l'idea che questi metodi potrebbero determinare un miglioramento effettivo del loro quadro di salute.
Il ddl non pone quindi la mototerapia sullo stesso piano delle cure mediche, ma riconosce piuttosto a questo approccio il valore proprio di ogni terapia complementare, ovvero contribuire a "garantire quella dimensione umanizzata e più dignitosa della cura".
Tuttavia, sono state sollevate diverse le critiche contro il voto a favore del Senato. Nello specifico la senatrice a vita Elena Cattaneo, ricercatrice e farmacologa nota soprattutto per il suo lavoro sulle cellule staminali, ha definito l'approvazione di questo disegno di legge "una nuova imbarazzante pagina della legislazione antiscientifica di questa Legislatura, come ce ne sono già state altre".
La mancanza di prove scientifiche sufficienti
Secondo la scienziata infatti sarebbe "assolutamente tossico" attribuire lo status di terapia ad "attività prive di alcuna minima evidenza di beneficio", con il rischio di generare false speranze e confusione". Secondo Cattaneo, data l'assenza di prove scientifiche valide, la mototerapia non può essere definita una terapia né complementare né integrativa, ma sarebbe piuttosto una comune attività ludico-ricreativa "come gli scacchi o il pallone".
Il fatto è che uno studio che dimostrerebbe i benefici della mototerapia ci sarebbe, lo stesso citato dal testo di disegno di legge, ma secondo la ricercatrice avrebbe troppi limiti per poter essere ritenuto sufficiente. Si tratta di uno studio realizzato nel 2022 dal reparto di Oncologia pediatrica dell'Ospedale Regina Margherita di Torino su un campione di 50 pazienti oncologi di età media di 9,2 anni. Tuttavia, questo studio – secondo Cattaneo – avrebbe "un impianto metodologico fortemente carente", oltre a non essere stato seguito e comprovato da successivi follow-up in grado di confermarne i risultati.