Cosa cambia con la nuova dottrina nucleare di Putin. L’esperto: “Rischio reale. Cessare subito la guerra”

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Il professor Aldo Ferrari: “Passo dopo passo ci si sta avvicinando sempre più a un punto di non ritorno. È evidente che è sempre più urgente porre fine al più presto a questa guerra”.

Intervista a Aldo Ferrari

Docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia e responsabile del programma su Russia, Caucaso e Asia centrale dell'ISPI

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Venerdì 15 novembre: per la prima volta dopo quasi due anni il cancelliere tedesco Olaf Scholz telefona al presidente russo Vladimir Putin e chiede di avviare colloqui con Kiev che aprano la strada a una "pace giusta e duratura". Il capo del Cremlino risponde che eventuali accordi per una fine della guerra dovranno riflettere le "nuove realtà territoriali" sul campo. Tradotto: stop ai combattimenti in cambio dei territori ucraini conquistati. I due leader convengono di "mantenere le comunicazioni" anche in futuro. Domenica 17 novembre: con un clamoroso colpo di scena il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, appena sconfitto alle urne, autorizza per la prima volta l'Ucraina a usare i missili a lungo raggio USA per colpire in profondità target in Russia.

Il resto è storia degli ultimi due giorni: dopo aver annunciato che "se Trump ci ascolta la pace è possibile", lunedì 18 novembre Putin firma un decreto che prevede il via libera all'impiego di armi nucleari come "estrema risorsa per proteggere la sovranità del Paese", se essa sarà minacciata da un attacco atomico o con armi convenzionali. Quelle armi convenzionali, per l'appunto gli ATACMS, verranno effettivamente lanciate ieri, martedì 19, nella regione russa di Bryansk. 

In cinque giorni – che rischiano di sconvolgere il mondo, per citare l'opera del giornalista statunitense John Reed – si è passati dalla possibilità di un accordo che portasse almeno a un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina alla minaccia della guerra nucleare. Una minaccia che non può essere assolutamente sottovalutata, come ha confermato a Fanpage.it il professor Aldo Ferrari, docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia e responsabile del programma su Russia, Caucaso e Asia centrale dell'ISPI.

Il professor Aldo Ferrari, docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia e responsabile del programma su Russia, Caucaso e Asia centrale dell'ISPI.

Il professor Aldo Ferrari, docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia e responsabile del programma su Russia, Caucaso e Asia centrale dell'ISPI.

Facciamo un passo indietro rispetto alle novità delle ultime ore: venerdì scorso il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiamato Putin. Dopo due anni si è tornati a parlare esplicitamente di negoziati. Come si era arrivati a quella telefonata?

Credo che quella attuale sia una fase di grande incertezza nella quale stanno cambiando molte delle posizioni consolidate negli ultimi due anni e mezzo. Due fattori stanno agendo prepotentemente: è chiaro che l'Ucraina non ha la forza per vincere la guerra e riprendere i territori perduti. Kiev sta perdendo questo conflitto, non certo per demerito suo: quando si combatte contro un avversario più forte l'esito normalmente è questo. Un altro elemento di cambiamento è l'esito delle elezioni negli Stati Uniti: come sappiamo è stato eletto Trump, che da tempo proclama di voler cambiare la posizione degli USA nei confronti della guerra in Ucraina promettendo addirittura di poterla far finire in 24 ore. Penso siano soprattutto queste le ragioni che hanno indotto Scholz a voler parlare con Putin, anche se non sappiamo cosa si siano detti esattamente.

Vladimir Putin e Olaf Scholz

Vladimir Putin e Olaf Scholz

Domenica il colpo di scena di Biden: dopo aver negato per mesi l’ok a lanciare missili a medio raggio in Russia, ha dato il semaforo verde. Perché questa scelta?

È una scelta che probabilmente va letta più in una dimensione di politica interna: Biden potrebbe aver voluto rimarcare la sua differenza con ciò che forse farà Trump e forse ha ragione chi pensa che si sia trattato di uno "sgambetto" al leader repubblicano. Tuttavia tale decisione è anche fortemente contraddittoria, visto che per mesi il capo della Casa Bianca ha costantemente negato a Kiev l'autorizzazione a colpire la Russia in profondità. Il problema è che qui si sta giocando col fuoco: secondo tutti gli esperti gli attacchi con gli ATACMS saranno poco utili sul campo. Il problema principale, che rende a mio avviso la decisione di Biden veramente scelerata, è quella di ignorare il punto di vista russo: Mosca è stata chiarissima nel dire che considererebbe un utilizzo di armi a lungo raggio – probabilmente manovrate da personale occidentale – come un atto di guerra della NATO alla Russia, con le possibili conseguenze che già conosciamo e che hanno iniziato a dipanarsi. Ad esempio la modifica della dottrina nucleare che prevede, seppur come ultima ratio, l'utilizzo di armi nucleari contro Paesi appoggiati da potenze nucleari. L'Ucraina potrebbe essere uno di questi. Provando a riassumere: quella di Biden è stata una decisione poco utile militarmente, ma molto molto pericolosa politicamente. Anche per noi europei.

Secondo alcuni analisti l’Ucraina potrebbe decidere di impiegare gli ATACMS nel tentativo di tenere la regione del Kursk per poi usarla come elemento negoziale. È una lettura che condivide?

La logica di Kiev dovrebbe essere effettivamente questa. Credo però che i libri di storia in futuro parleranno dell'azione a Kursk da parte dell'Ucraina come del momento in cui quel Paese ha perso la guerra. Per distrarre truppe russe, Zelensky ha mandato lì i suoi uomini migliori. Così facendo ha indebolito le difese nel Donbass acquisendo un piccolissimo territorio da provare a usare come "moneta di scambio". I russi però stanno lentamente riprendendosi tutto. Naturalmente l'uso di missili a lungo raggio nel Kursk potrebbe teoricamente ritardare questa riconquista da parte di Mosca, ma non credo proprio che cambierà il corso della guerra. Temo che gli storici del futuro definiranno quella manovra nel Kursk come velleitaria e profondamente sbagliata.

Missili ATACMS forniti all'Ucraina dagli Stati Uniti.

Missili ATACMS forniti all'Ucraina dagli Stati Uniti.

Al via libera degli USA all'utilizzo degli ATACMS Putin ha risposto modificando la dottrina nucleare. Come va interpretata questa mossa? Vuole solo "spaventare l’occidente", come sostengono alcun analisti, o il rischio di un attacco con armi nucleari è reale?

Non credo che nessuno abbia voglia di andare a "vedere" se Putin sta davvero bluffando o se fa sul serio. Noi tutti speriamo ovviamente che quelle minacce non vengano mai messe in pratica; il problema, però, è che passo dopo passo ci si sta avvicinando sempre più a un punto di non ritorno. È evidente che è sempre più urgente porre fine al più presto a questa guerra. Si è fatto quello che si è potuto per sostenere l'Ucraina, la quale ha mantenuto la propria indipendenza e incassato un appoggio fortissimo dall'Occidente. Non credo però sia opportuno ostinarsi, anche perché sappiamo che quasi certamente Trump imporrà ai Paesi europei di sostenere la grandissima parte delle spese per il sostegno politico e militare a Kiev. Questo è ben chiaro, e dovrebbe indurre anche noi a ridurre la retorica degli ultimi due anni e mezzo. Questa guerra deve cessare prima possibile.

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