Nelle anticipazioni del nuovo libro di Bruno Vespa la premier invita la giustiza a fare il proprio corso dopo le rivelazioni sulle inchieste a Perugia e a Bari: "Tutto è cominciato già alla fine del governo Draghi, quando si capiva che sarei potuta andare al governo"
Nelle settimane in cui il tema del dossieraggio è tornato in auge, soprattutto dopo le novità emerse negli scorsi giorni, Giorgia Meloni ritorna sull'argomento. È soprattutto a partire dall'indagine su Striano, indagato a Perugia, che la premier risponde su un punto sollevato da Bruno Vespa nell'intervista che uscirà il 30 ottobre nel suo nuovo libro intitolato "Hitler e Mussolini. L'idillio fatale che sconvolse l'Europa e il ruolo centrale dell'Italia nella nuova Europa". La presidente del Consiglio ricorda che le inchieste in corso sottolineano come "il dossieraggio su di me è cominciato già alla fine del governo Draghi quando si capiva che sarei potuta andare al governo. Sulla vicenda dei dossieraggi mi aspetto che la magistratura vada fino in fondo". Nella migliore delle ipotesi, infatti, alla base di questo lavoro ci sarebbe stato "un sistema di ricatto ed estorsione", ma nella peggiore "siamo davanti al reato di eversione. Nessuno Stato di diritto può tollerare una cosa del genere".
Nella conversazione il conduttore di "Porta a Porta" le chiede il motivo di così tanto accanimento nei confronti di sua sorella Arianna, ricordando come quest'ultima sia stata la persona che il bancario di Bari (un ex dipendente di Intesa Sanpaolo) ha spiato più di tutte. "Quando è uscita questa notizia, mia sorella mi ha mandato la foto dell'estratto del suo conto in banca. C'erano 2100 euro. Mi ha scritto: 'Se me l'avessero chiesto, lo avrei detto io quanto avevo sul conto', con la faccina che ride - replica ironicamente il capo del governo -. Credo che si accaniscano su Arianna perché non ha le tutele che posso avere io, ma colpire lei è come colpire me. Purtroppo per loro, hanno a che fare con un'altra persona che non ha scheletri nell'armadio".
Nelle anticipazioni del libro di Vespa ci possono scorgere anche opinioni sulla nuova legge elettorale. "Penso che sia un tema di competenza parlamentare e poi non ho amato i governi che tentavano di apparecchiarsi la legge elettorale scrivendo norme cucite addosso a loro stessi (anche se poi non funzionavano mai) e non utilizzerò lo stesso metodo", dice in maniera netta Meloni, aggiungendo che In materia di confronto sulla legge elettorale "sono estremamente disponibile con tutti. Le norme devono essere giuste per tutti, soprattutto per i cittadini, non utili ad alcuni". Infine una battuta su alcuni retroscena che vedrebbero la premier pensare alle elezioni anticipate per capitalizzare il consenso.
"Dicono un sacco di cose, tendenzialmente false - è la risposta della leader di Fratelli d'Italia -.
Ho smesso di leggere la rassegna stampa quando mi sono resa conto che almeno la metà delle cose che si scrivono non vengono scritte per raccontare un fatto, come dovrebbe essere, ma piuttosto per tentare di determinarne uno. È un tentativo di condizionamento al quale non mi presto".