Dossierraggio, Meloni riceve Piantedosi: ecco la stretta a cui pensa il governo

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Dopo il caso dossieraggio all'attenzione della procura di Perugia, quello delle violazioni della privacy a Bari attraverso l'accesso ai conti bancari e l'ultimo emerso con l'inchiesta milanese sull'hackeraggio di informazioni sensibili, il governo si muove per stoppare il fenomeno legato all'accesso abusivo e al mercato illecito di dati

 ecco la stretta a cui pensa il governo

Questo pomeriggio Giorgia Meloni ha ricevuto a Palazzo Chigi il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Secondo quanto quello che si può apprendere da fonti di governo, tra i due all'interno della sede del governo nazionale si sarebbe parlato anche del caso dossieraggio alla luce di quanto emerso dall'inchiesta di Milano, con il relativo furto delle banche dati. Si sta parlando dello scandalo dell'archivio sequestrato in un garage a casa della segretaria di Carmine Gallo, l'ex super poliziotto ai domiciliari nell'ambito dell'indagine della Dda del capoluolo lombardo e della Dna su un network di presunte cyber-spie. Montagne di documenti raccolti quando era investigatore in Polizia, con le analisi e le informative delle più importanti operazioni di criminalità organizzata nazionali e internazionali, le schede dei più pericolosi uomini di mafia e una seria di carte "scottanti". Un archivio che adesso dovrà essere analizzato, insieme ai dispositivi informatici nelle disponibilità di tutto il gruppo, da un pool di tecnici dei carabinieri del Ros e che potrebbe diventare una miniera per inquirenti e investigatori.

Dopo il nuovo caso di dossieraggio balzato alle cronache, con l'archivio del Viminale bucato e nomi illustri finiti nelle carte dell'inchiesta di Milano, tra Palazzo Chigi e i ministeri più interessati dal dossier -ovvero Giustizia e lo stesso Interno - i contatti sono costanti e continui. In ogni caso, a quanto apprende l'agenzia Adnkronos da autorevoli fonti, l'idea di intervenire con un decreto legge ah hoc allo stato attuale non sarebbe sul tavolo. "Abbiamo già fatto una legge", sarebbe stata la riflessione che viene attribuita alla premier Meloni da chi l'ha sentita in queste ore. Una frase che comunque non significa tuttavia lasciare che tutto scorra. Le leggi ci sono, e - questo è sempre il senso del ragionamento della presidente del Consiglio - una stretta ulteriore è stata introdotta a gennaio scorso, quando il governo ha dato disco verde al disegno di legge in materia di reati informatici e di rafforzamento della cybersicurezza nazionale, con pene raddoppiate e multe più salate per chi viola sistemi informatici.

A novembre, come annunciato da palazzo Chigi, si arriverà a definire l'assetto delle nuove regole, con linee guida vincolanti. Di certo, anche alla luce delle ultime notizie, l'esecutivo adotterà "tutte le iniziative indispensabili a garantire una libertà fondamentale, che è quella alla propria vita privata, la propria privacy anche per quanto riguarda le attività professionali", sono state le parole del vicepremier Antonio Tajani. Secondo il ministro degli Esteri è "inaccettabile quello che è accaduto, che sta accadendo, non deve esserci nessun Grande Fratello che controlla la vita privata. Non abbiamo bisogno di chi fa dossier di questo genere". Per il Guardasigilli, Carlo Nordio, il governo deve quindi prendere "una direzione normativa e una tecnologica: sul fronte normativo adeguare le leggi, prevedendo quali possano essere le prossime mosse degli hacker e dei malintenzionati. Su quello tecnologico, proteggere nel modo migliore quelli che sono i dati sensibili delle istituzioni e dei privati".

Molto chiaro su questo tema anche Guido Crosetto: "Da quando ho lanciato l'allarme sul caso dossier si è aperto un vaso di Pandora. Occorre, e il governo si sta muovendo in tal senso, rendere impossibile l'utilizzo delle banche dati per scopi che non siano quelli autorizzati dalla legge. Occorre punire chiunque ne abbia abusato finora, sia dipendente pubblico che privato - ha affermato il ministro della Difesa -.

Ma occorre punire anche chi ha utilizzato queste informazioni e chi le ha commissionate". A muoversi, nel frattempo, è il Copasir che, secondo quanto si apprende, chiederà gli atti dell'inchiesta della procura di Milano sul dossieraggio, compatibilmente con il segreto istruttorio.

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