"È un passaggio storico, non l'hanno rigettata. Sono solo correttivi che adesso studieremo"

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Il ministro leghista Roberto Calderoli soddisfatto: "Semaforo verde. Sui poteri la trattativa con le regioni prosegue"

"È un passaggio storico, non l'hanno rigettata. Sono solo correttivi che adesso studieremo"

Roberto Calderoli è soddisfatto. Anzi, di più: «È un passaggio storico. La Consulta ha certificato che la legge sull'autonomia differenziata non è incostituzionale. È una svolta importantissima e, va detto, non scontata».

Però, ministro, la Corte pone numerosi paletti. Di fatto, la lunga marcia si complica e non di poco. La sua è una vittoria striminzita?

«No, per niente. Mettiamola così: il semaforo è verde, ma ci sono anche degli arancioni. Ecco, io lavorerò per togliere quegli arancioni. Anche perché, se dovessero rimanere, torneremmo proprio davanti alla Consulta. Invece noi andiamo avanti, anzi, nei limiti del possibile, corriamo».

Insomma, che succede adesso?

«Tanto per cominciare, siamo arrivati sin qui. Mi dicevano che era impossibile, che mi sarei arenato, che non ce l'avrei fatta. E invece, dopo tutti i passi precedenti, è arrivata anche questa promozione. Ora mi attrezzerò per affrontare quei punti che, almeno per ora, leggo in un comunicato stampa della Consulta. Quindi, se permette, non vorrei aprire una discussione su questioni fatalmente tecniche che dobbiamo comprendere bene nei dettagli. E questo avverrà solo quando leggeremo per esteso la sentenza. Per ora ci sono delle indicazioni generali».

Proviamo ad analizzarle.

«No, non sarebbe serio e sarebbe irrispettoso. Dobbiamo attendere. E intanto procediamo. Sulle nove materie cosiddette non Lep stiamo dialogando con quattro regioni: Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto».

E come va la trattativa?

«Io direi molto bene».

Aiuta il clima politico, visto che siete tutti dalla parte del centrodestra?

«Aiuta il fatto che si sta lavorando in concreto su questioni e cambiamenti che porteranno a migliorare la vita dei cittadini di quelle regioni».

Da dove siete partiti?

«Dalla protezione civile, e a seguire dalla previdenza complementare e integrativa e dalle professioni. Ma il catalogo, come accennato, è molto più lungo».

Quali sono le tappe previste su questo cammino?

«Raggiungeremo presto, spero, delle preintese che porteremo in Parlamento. Poi si vedrà».

Le materie Lep?

«Qui il cammino è ovviamente più lungo ma non ci siamo mai fermati. Per la fine dell'anno il Comitato guidato dal professor Sabino Cassese dovrebbe concludere i lavori e dunque consegnarci una preziosa bussola metodologica, quella dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni».

Poi?

«Poi la palla passerà alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard che ci darà la mappa dettagliata delle reali necessità finanziarie degli enti locali e su questi dati apriremo la discussione in Parlamento».

Ci vorranno anni?

«No, l'iter è molto più veloce. In ogni caso, ci vorrà il tempo che ci vorrà».

L'autonomia differenziata spaccherà l'Italia e sarà di fatto la secessione dei ricchi?

«No, al contrario servirà per eliminare o ridurre le sacche di inefficienza e spreco».

Le regioni più fragili del Sud saranno penalizzate?

«Le regioni più fragili hanno la straordinaria occasione di avvicinarsi se non di raggiungere quelle più avanzate».

A sinistra dicono l'esatto contrario.

«Prendiamo gli asili nido. L'Europa ci chiede di raggiungere quota 33: 33 posti a disposizione dei più piccoli, compresi fra gli 0 e i 3 anni, nel Paese».

I soldi?

«I soldi ci sono, non ci sono scuse. Ma».

Ma?

«Nella legge di bilancio è stata introdotta una clausola di salvaguardia».

Quale?

«Alcune regioni sono indietro, con percentuali ancora oggi molto basse».

Quindi?

«Quindi si è stabilito che devono arrivare almeno al 15% cento. Che non significa, come sostengono i critici, inchiodarsi a questa quota; no, semmai il 15 è il minimo sindacale.

Speriamo che facciano meglio, molto meglio e si allineino al passo del Paese, ma se dovessero andare avanti piano non saranno loro e la loro lentezza a far saltare tutto. In conclusione, tutta l'Italia ha una chance straordinaria, un'occasione da oggi più vicina».

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