È morto dissanguato, dopo essere rientrato a casa con due ferite. Era sceso poco prima per comprare due birre. È un giallo cosa sia accaduto a Edoardo Giovanbattista Austoni, 52 anni, deceduto a Milano per un'emorragia. Era il figlio del professor Edoardo Austoni, ex primario di Urologia e andrologia dell'ospedale San Giuseppe e morto nel 2012. L'altroieri, alle 22 circa, la polizia è intervenuta in via Giovanni Ameglio, nel capoluogo lombardo, per un presunto omicidio. «Si sarebbe accasciato sul divano, prima di morire» avrebbe raccontato la compagna, con la quale il 52enne conviveva, ai soccorsi. Due le ferite da taglio presenti sul corpo: una lieve all'altezza del sopracciglio destro e un'altra - di almeno due centimetri - alla tibia destra, vicino a una vena varicosa. Sarebbe stata proprio quella a causare un arresto cardiocircolatorio e sarebbe stata proprio la vittima a chiedere alla compagna di chiedere aiuto, senza però far cenno a un'aggressioni. Il medico legale, a primo un esame esterno, non ha notato tracce di violenza.
LA RICOSTRUZIONE
Le indagini prendono seriamente in considerazione anche l'ipotesi dell'incidente ma a chiarire ogni dubbio sarà comunque l'autopsia che verrà eseguita nei prossimi giorni. Intanto gli investigatori stanno raccogliendo e analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. Gli inquirenti sentiranno anche tutti i possibili testimoni dell'accaduto, tra cui alcuni titolari dei minimarket aperti a quell'ora dove l'uomo potrebbe aver comprato le bottiglie di birra. Il 52enne, dopo essersi allontanato per una mezz'ora scarsa, in quei pochi attimi prima di perdere conoscenza una volta rientrato a casa non avrebbe comunque fatto riferimento a eventuali aggressioni. Austoni avrebbe provato ad automedicarsi ma poi avrebbe perso conoscenza. Quando il personale del 118 è arrivato nell'appartamento di via Ameglio al civico 5, nella periferia Nord-Ovest del capoluogo lombardo, non ha potuto far altro che constatare il decesso dell'uomo. Per terra, vicino al palazzo sono stati trovati dei cocci di bottiglia e un'ampia chiazza di sangue. L'uomo, quando è rientrato in casa, aveva con sé sia il portafoglio che il telefono cellulare: dettaglio che renderebbe dunque poco probabile l'ipotesi di un'aggressione a scopo di rapina. Anche i vestiti indossati dall'uomo, un paio di pantaloncini corti, farebbero pensare a un'uscita non programmata. Non si esclude anche che la ferita mortale possa essere stata causata da una caduta accidentale. Al momento però tutte le ipotesi restano aperte.
Il padre ferito in un attentato
Il padre di Edoardo era il professore Austoni che, il 29 novembre del 2006, era stato ferito in un attentato a colpi di pistola fuori dalla clinica in cui lavorava e, che successivamente, venne condannato in primo per concussione, in quanto accusato di aver preso del denaro per accelerare le operazioni di alcuni pazienti. Il medico morì quando era ancora in attesa del giudizio di secondo grado.
LA FAMIGLIA
L'ex primario fu vittima di un agguato diciotto anni fa: uscito dalla casa di cura privata del Policlinico, dove esercitava la professione, venne ferito con tre colpi di pistola al femore, alla tibia e alla mano. Il suo aggressore non venne mai trovato e non venne mai completamente escluso che a sparare per vendetta all'inventore del "lifting del sesso" - una sorta di eterna giovinezza per gli over 60 - fosse stato proprio un suo paziente rimasto insoddisfatto dall'intervento. Qualcuno che si aspettava che l'operazione gli potesse cambiarela vita a letto e, invece, si sarebbe ritrovato peggio di prima: fragile e impotente. Nel corso delle indagini, che ipotizzavano inizialmente la vendetta di un ex paziente, emersero anche le richieste di denaro che il luminare aveva fatto in cambio di una «scorciatoia sanitaria per gli interventi». Così, la posizione di Austoni divenne quella di indagato, nonostante avesse sempre negato le accuse a suo carico. Alla fine dell'inchiesta, che aveva rinviato a giudizio il medico insieme alla sua segretaria, si contavano 46 concussioni portate a termine, sette tentate, 15 casi di abuso d'ufficio. Sei anni e mezzo di carcere era la pena che gli era stata inflitta quando a marzo 2009 si era concluso il processo di primo grado. Austoni si era sempre dichiarato innocente, aveva protestato dicendo che il suo onore di medico integerrimo gli sarebbe stato restituito in appello. Ma non ha fatto in tempo: colpito da una grave malattia è mancato nel settembre del 2012, una settimana prima dell'udienza del processo.