Ghali si dimostra all'avanguardia musicalmente ma certe sue posizioni sono ancora frutto di una propaganda poco aggiornata
Ghali non cambia idea. Poco prima di salire sul palco dell’Unipol Forum per il primo dei due concerti tutti esauriti conferma che “io parlo di Palestina che non è una guerra ma un genocidio”. Insomma ritorna su quanto aveva detto, con tante polemiche, durante il Festival di Sanremo. Un concetto che lui aveva ripreso anche nel brano “Paprika” che è stato uno dei tormentoni dell’estate: “Puoi dirmi quello che vuoi, non farò come la Rai, mai”. Ora conferma di non avere pregiudizi e che, dopo quell’episodio, in Rai è già tornato. Senza dubbio per lui, come lascia intendere nel nuovo brano “Niente Panico”, non è un momento facile. La mamma sta male e lui passa molto tempo di fianco a lei per assisterla. “Calpesto il mio senso di colpa anche perché se quelli come me non splendono, rimangono a rappresentare i rapper soltanto quelli che invitano a Retequattro”. È una sorta di presa di distanza da certo integralismo becero e opportunista di sedicenti artisti in cerca di popolarità. Ma anche la conferma di un impegno forte e senz’altro divisivo: “Io sono il messaggio, non ho bisogno di fare annunci sul palco, che comunque sono tutti improvvisati.
Inutile che mi chiediate quale sarà la nuova Italia. Guardate il mio pubblico, quella è la nuova Italia”. In poche parole, musicalmente Ghali è all’avanguardia, e il concerto lo dimostra. Ma certe posizioni sono ancora frutto di una propaganda poco aggiornata