I bambini di Gaza tornano a studiare nelle tende-scuola: “Così ricominciamo a educare i nostri figli”

3 giorni fa 15

Mohammed Almajdalawi racconta a Fanpage.it come gli studenti sfollati della Striscia hanno ricominciato a seguire le lezioni online grazie al progetto degli alberi della rete dell’ong italiana ACS: “Abbiamo messo su un sistema di apprendimento elettronico, con connessioni online, e installando tende scolastiche nei campi, dove i bambini possono seguire le lezioni tutti insieme”:

Bambini studiano tra le tende di Deir al Balah

Bambini studiano tra le tende di Deir al Balah

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Tra le tende degli sfollati di Deir al Balah, nel centro della striscia di Gaza, i bambini studiano. "Hi, my name is..", scrive una bimba tra le righe del suo quadernone. Intorno a lei centinaia di bambini, ragazzi e ragazze.

"La guerra è ormai entrata nel suo secondo anno, sono più di dodici mesi che i nostri figli non possono andare a scuola, che sono obbligati a sfollamenti continui, che vivono senza casa, costretti a fare la fila per un pezzo di pane, per un bicchiere d’acqua o del cibo confezionato", racconta a Fanpage.it Mohammed Almajdalawi, volontario gazawi dell’ong italiana ACS e padre di quattro figli. "Con altri volontari di ACS abbiamo pensato di provare a far seguire ai bambini sfollati la scuola a distanza. Abbiamo messo su un sistema di apprendimento elettronico, con connessioni online, e installando tende scolastiche nei campi, dove i bambini possono seguire le lezioni tutti insieme", continua.

La scuola nella Striscia di Gaza diventa così un lusso. Per dei bambini a cui è stato negato per più di un anno uno dei diritti fondamentali dell’infanzia, l’apprendimento diventa una festa. E sono proprio immagini di festa quelle che arrivano a Fanpage.it dalle tende della Striscia: tantissimi bambini che alzano le mani al cielo, chi scrive già in inglese e i più piccoli che si dipingono il viso.

Bambini dentro le tende-scuola di Deir al Balah

Bambini dentro le tende-scuola di Deir al Balah

"Per seguire le lezioni online, però, era necessaria la rete Internet e un collegamento con i luoghi di sfollamento in modo che i nostri studenti potessero studiare e imparare a distanza ma anche comunicare con gli altri. Questa è stata la cosa più difficile e costosa perché internet ha bisogno di cavi, pannelli solari, batterie e dispositivi come pc e smartphone", continua Mohammed.

"Il router è molto costoso e difficile da trovare ma tramite gli alberi della rete  – eSIM-hotspot che irradiano segnali WI-FI liberi, accessibili a tutti – siamo riusciti ad aggirare i blackout di internet e condividere connessioni gratuite anche nelle aree difficili della Striscia. Così abbiamo piantato gli alberi della rete anche tra le tende degli sfollati. Così i nostri studenti adesso possono collegarsi e seguire le lezioni".

Il sistema degli alberi della rete è stato ideato nei primi mesi di guerra per funzionare nella Striscia completamente isolata, dove dall’inizio dell’offensiva israeliana nemmeno gli aiuti umanitari riescono ad entrare.

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"Uno dei problemi di questo sistema è che è molto difficile che Internet sia disponibile 24 ore su 24, le ore di funzionamento sono imprevedibili e le lezioni frammentate, inoltre molti dei nostri dispositivi si sono rotti e non ci sono pezzi di ricambio a Gaza. Il secondo problema è che su ogni dispositivo entra un solo studente, se c’è più di uno studente e solo un dispositivo in casa è difficile far seguire contemporaneamente a tutti i ragazzi le lezioni", continua il volontario.

Da più di un anno sono circa 625.000 i bambini in età scolare a Gaza che non vanno più a scuola. Secondo il Ministero dell'Istruzione palestinese, dal 7 ottobre, più di 25.000 bambini in età scolare sono stati uccisi o feriti negli attacchi militari israeliani. Circa il 90% dei 307 edifici scolastici governativi sono stati distrutti e tutte le 12 università sono state danneggiate o abbattute. L'ONU ha dichiarato, inoltre, che 261 insegnanti e 95 professori universitari sono stati uccisi solo nei primi mesi di bombardamenti.

Mohammed però non perde la speranza: "Nonostante l’immane tragedia che viviamo quotidianamente stiamo cercando di continuare a insegnare e ad educare i nostri figli tramite le poche cose che abbiamo, perché qualcosa è meglio di niente".

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