Lo hanno incontrato per strada, all’ufficio postale e sanno che potrebbe succedere ogni giorno. Alla sofferenza per l’uccisione, nell’estate 2017, della figlia i genitori di Erika Preti devono sopportare di poter incontrare a Biella il suo assassino, Dimitri Fricano. La condanna a trent’anni, infatti, è stata mitigata dalla disposizione del tribunale di sorveglianza, arrivata un anno fa, che ha disposto per l’assassino, che è fortemente obeso, la detenzione domiciliare con la possibilità di uscire al mattino per le cure e liberamente al pomeriggio dalle 15 alle 18. E non è ancora stata fissata l’udienza per riesaminare il caso.
A raccogliere lo sfogo di Tiziana Suman e del marito Fabrizio Preti è il quotidiano La Stampa. “Non posso accettarlo. A quell'ora io ho finito di lavorare, mi avvio verso casa e rischio di trovarmelo davanti al supermercato, per strada, in centro”, si arrabbia la mamma della ragazza uccisa a 28 anni con 57 coltellate. “Un ergastolo senza sconti, che ci ha tolto la felicità, che ci ha tolto la possibilità di diventare nonni”, questa è ora la vita dei due genitori, aggravato dalla rabbia: “Dovrebbero ricoverarlo in una struttura per curarlo, finché sarà libero non dimagrirà mai, perché altrimenti dovrebbe rientrare in cella”.
Un primo incontro è avvenuto per strada: “Mi ha fermato mia cognata, altrimenti avrei fatto una pazzia”, continua la donna. Poi in coda alle Poste, altre volte in giro. “Ogni macchina rossa mi fa sobbalzare. Una sera stavo per essere investita perché cercavo di capire se fosse lui. Ero convinta che l'avessero scarcerato perché in condizioni gravissime, invece poi l’ho visto in tv”.
Il marito si dispera: “Come fai a stare tranquillo? Con gli anni il dolore non fa che peggiorare, piango tutte le sere. Siamo stati abbandonati dalle istituzioni dopo il processo e siamo stati traditi anche dai giudici”. Un dolore aggravato dall’arrivo delle festività. “Per lui il Natale è a casa, per noi sarà curare la tomba di nostra figlia”.