L'Anm lamenta un "linciaggio" e invoca l'intervento del Csm
E alla fine è sempre colpa dei giornalisti. L'Anm bacchetta la stampa cui vorrebbe insegnare i rudimenti di etica per un presunto «linciaggio mediatico» cui sarebbero sottoposte le toghe al centro delle sentenze svuota Cpr in Albania e in Italia, un metodo «cui certa politica e un certo giornalismo (quale? ndr) si è prestato» per colpire «i giudici e la loro naturale tensione a decidere liberi dalle proprie convinzioni e passioni: scrutare la vita delle persone, riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l'etica giornalistica». Per farlo serve l'aiutino del Csm, chiamato dal Comitato direttivo centrale dell'Anm a valutare la delibera per tutelare indipendenza e autonomia della magistratura» da un esecutivo che vuole «screditarla per poi assoggettarla alla politica». La delibera verrà spedita anche al Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Un pizzino che puzza di ricatto, ma tant'è.
Dal Csm risponde subito il laico renziano Ernesto Carbone: «C'è un attacco alla giurisdizione che lede la tenuta democratica del Paese». «No - replica l'azzurro Maurizio Gasparri - abbiamo letto cose inquietanti su noti magistrati passati con disinvoltura dalla toga a comizi ed esternazioni politico-ideologiche di ogni tipo stile Ballando con le stelle (rosse)». Nel mirino ci sono le notizie sui giudici delle sezioni Immigrazione dei tribunali di Roma, Catania, Palermo e Bologna che in queste settimane hanno svuotato il decreto legge con la lista dei «Paesi sicuri» decisa dal governo in nome del primato del diritto europeo (che però fino al 2026 lascia ai Paesi membri sul tema massima libertà) salvo poi chiedere giustamente alla Corte Ue la più genuina interpretazione su una sentenza del 4 ottobre, come ha fatto Marco Gattuso, a cui qualcuno ha ricordato il suo attivismo sui temi gender, lui che ha comprato un figlio col compagno in California. È saltato fuori un vecchio status di whatsapp sul «vocione rabbioso di Giorgia Meloni» del giudice Antonella Marrone, fino a vecchie critiche alle politiche anti immigrazione del centrodestra pronunciate dal presidente di Md Silvia Albano, del tribunale di Roma «È un'indebita ricostruzione della vita privata dei magistrati», dice il sindacato delle toghe, che annuncia un'assemblea straordinaria per il prossimo 15 dicembre. «È prerogativa della giurisdizione l'interpretazione delle leggi», sottolinea l'Anm, non c'è correlazione tra «le scelte personali» e «i provvedimenti adottati». Peccato che siano tutte informazioni pubbliche o rese tali, che aiutano il lettore a comprendere il pensiero degli estensori della sentenze, peraltro casualmente tutti delle correnti più di sinistra delle toghe. Le critiche alla stampa si sommano a quelle del governo che potrebbe riportare il fardello delle espulsioni sulle già fragili e oberate spalle delle Corti di Appello, come prevede «l'emendamento Musk nato per fare caos», così ribattezzato da Riccardo Magi di +Europa. Da qui l'appello al Guardasigilli Carlo Nordio per «non compromettere irreversibilmente gli obiettivi Pnrr» sulla lunghezza eccessiva dei processi.
«Per screditare la magistratura, basta la stessa magistratura che blocca le espulsioni dei clandestini delinquenti, libera gli spacciatori per errore, va in piazza contro il governo e chiede la galera per Matteo Salvini (su Open Arms a Palermo si decide il 20 dicembre, ndr) perché ha ragione ma va attaccato», dice una nota del Carroccio. Di «lungo piagnisteo senza mezza autocritica» parla Enrico Costa di Forza Italia: «L'Anm dimentica gli scioperi contro il Parlamento e le interviste di magistrati che le bollavano come favori ai boss».
È strano che la magistratura ricordi la tutela della propria privacy allo stesso giornalismo cui ha centellinato in questi anni dossier per mascariare i politici e i manager che perseguiva con inutili intercettazioni in salsa voyeuristica, solo per corroborare inchieste giudiziarie strombazzate dai giornali amici ma fatte a pezzi da processi e sentenze.
Un merito questa querelle ce l'ha: grazie alle norme che torneranno a tutelare la presunzione d'innocenza, l'abuso sulle intercettazioni e i processi decisi da un avviso di garanzia sta per consumarsi la separazione tra le toghe e i giornalisti ciclostile delle Procure, che senza le imbeccate dei pm non sapranno più cosa scrivere. Vuoi mettere?