Il display, la turbolenza, la discesa mortale. Il volo schiantatosi per l'autopilota

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Il disastro aereo del volo Air Inter 148 del 20 gennaio 1992 causò 87 morti e 9 feriti: le indagini portarono a una verità sconcertante

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Il progresso tecnologico è fondamentale in un campo come l’aviazione: miglioramenti e innovazioni in grado di apportare un salto di qualità. Ma a volte basta mezzo secondo per mettere tutto in discussione e per accendere i riflettori sulla componente umana, che resta centrale. Emblematico è il caso del volo Air Inter 148 che il 20 gennaio del 1992 si schiantò sui monti Vosgi, nei pressi di Mont Sainte-Odile, in Francia, mentre era in attesa di atterrare all’aeroporto di Strasburgo-Entzheim. Bilancio tragico 87 morti e 9 feriti. Tra le più complesse mai realizzate, le indagini svelarono una verità sconcertante.

Lo schianto del volo Air Inter 148

L’aereo del volo Air Inter 148 è un Airbus A320-111, consegnato alla compagnia Air Inter quattro anni prima. Si tratta di uno degli aerei commerciali più tecnologicamente avanzati al mondo, ultima frontiera dell’innovazione. Il comandante di volo è Christian Hecquet, 42 anni, mentre il copilota è Joel Cherubin, 37 anni: due piloti molto esperti, oltre 12 mila ore di volo, ma appena 223 a bordo di un Airbus A320. L’aereo decolla da Lione-Satolas, destinazione Strasburgo-Entzheim, nella regione montuosa dell’Alsazia.

La compagnia Air Inter è famosa per la sua puntualità, vi viaggiano soprattutto uomini d’affari. I due piloti inseriscono il pilota automatico ma sono costretti a un cambio di programma a causa del maltempo: anziché atterrare sulla pista prevista – la 23 – dovranno atterrare sulla 05, circondata da un’area montuosa che potrebbe interrompere i segnali radio. Hecquet decide di lasciare programmato il pilota automatico, per poi prendere il controllo e fare un atterraggio a vista.

La torre di controllo di Strasburgo approva il piano, ma non è finita qui. Il volo Air Inter 148 deve fare i conti con un nuovo imprevisto, legato questa volta al traffico aereo. Complice il grande nervosismo dei due piloti, in particolare del capitano, il controllore offre assistenza e propone di dare indicazioni radar per portare l’aereo ad Andlo a quota 1500, ossia la coordinata di navigazione sulla rotta per la pista 05 che aiuta i piloti ad allineare l’aereo per l’atterraggio. Su quella pista non è possibile utilizzare il pilota automatico e per questo motivo i piloti devono calcolare l’angolo di discesa, 3,3 gradi nell’occasione.

La torre di controllo aiuta i piloti nell’allineamento sulla pista, ma il primo ufficiale nota che l’Airbus A-320 è leggermente fuori rotta. Anche il controllore nota la rotta sfalsata, ma nonostante ciò autorizza l’atterraggio. Hecquet inizia le manovre del caso, ma si accorge che l’aereo ha preso troppa velocità e decide di azionare gli aerofreni. Dopo pochi secondi, il primo ufficiale si sofferma sulla posizione orizzontale rispetto alla pista ma prima di riuscire a prendere la rotta avviene il terribile schianto contro il Mont Sainte-Odile.

Le ricerche

Il volo Air Inter 148 scompare immediatamente dai radar e non risponde alle richieste di contatto della torre di controllo di Strasburgo. Scattato subito l’allarme, gli inquirenti si mettono alla ricerca del luogo dell’incidente ma la strada è in salita: i segnali radar non sono registrati, dall’aereo non sono partiti allarmi e nessuno l’ha visto precipitare. Nel frattempo, alcuni superstiti escono dal velivolo, fiduciosi di immediati soccorsi.

Le ore passano, ma nessun indizio sulla posizione del volo Air Inter 148. I superstiti, invece, devono fare i conti con le temperature sotto zero. Le indagini vengono affidate all’investigatore capo Jean Paries, che guida il team di ricerca composto da ben mille persone. La svolta arriva per caso: alla ricerca di aiuto, uno dei superstiti incrocia una troupe televisiva di TF1 che, dopo i dubbi iniziali, decide di seguirlo fino al luogo dell’incidente, dove trovano altri otto superstiti. Dopo quattro ore e mezzo di ricerche, finalmente arrivano i soccorsi: il bilancio è di 87 morti tra equipaggio (5) e passeggeri (82). Niente da fare per i due piloti.

Le indagini

Sul luogo del disastro del volo Air Inter 148 arriva anche Bob Macintosh dell’NTSB statunitense. Le autorità transalpine – BEA (Bureau d'enquêtes et d'analyses pour la sécurité de l'aviation civile) in testa - infatti comprendono subito la portata internazionale della tragedia e invitano a partecipare alle indagini un gruppo di investigatori stranieri. L’attenzione è rivolta immediatamente alle scatole nere, che potrebbero danneggiarsi a causa dell’incendio scoppiato sull’Airbus A320. Niente da fare, invece, per il localizzatore d’emergenza, distrutto nell’impatto.

Esclusi i problemi al motore, gli investigatori devono fare i conti con una brutta notizia: il registratore non può essere utilizzato perché troppo danneggiato. Fatale l’eccessiva esposizione al calore. Le ultime speranze sono legate al dispositivo della cabina di pilotaggio che permette di accedere al computer di bordo: gli investigatori lo scovano ma gli ultimi centimetri del nastro sono danneggiati. Da qui la decisione di adottare una tecnica sperimentale per recuperare quei dati che sembrano persi in maniera irreversibile, ma serve del tempo prima dell’esito.

Per questo motivo gli investigatori si concentrano sul registratore di voci nella cabina ed emerge con forza l’ansia del capitano già durante il volo. Hecquet evidenzia preoccupazione per l’atterraggio sulla pista 05 e il perché è molto semplice: lo storico della formazione dei piloti dell’Air Inter rivela che molti non sono molto preparati sugli atterraggi non di precisione sui nuovi A-320. Gli investigatori decidono dunque di chiedere alla compagnia un elenco dettagliato degli atterraggi del pilota e fanno una scoperta interessante: il capitano è atterrato a Strasburgo moltissime volte ma non aveva mai effettuato un atterraggio non di precisione con l’A320. Inoltre, i due piloti non avevano grande dimestichezza con la tecnologia avanzata del velivolo.

I piloti del volo Air Inter 148 non hanno informazione e preparazioni sufficienti, ma ciò non basta a spiegare lo schianto. L’attenzione si sposta sulla torre di controllo ed emerge un errore sorprendente: le indicazioni del controllore erano sbagliate, anziché verso la pista ha indirizzato i piloti verso le montagne. I piloti erano fuori rotta per colpa delle indicazioni arrivate dalla torre di controllo: per questo motivo gli investigatori suggeriranno di non utilizzare più termini come “destra” o “sinistra”, che potrebbero portare confusione, ma di ricorrere ai punti cardinali. Tuttavia, gli investigatori ritengono che non sia l’unica causa dell’incidente.

Il team di esperti ricostruisce il percorso dell’aereo ed emerge un altro dettaglio allarmante: il volo Air Inter 148, dopo aver fatto il giro della montagna, inizia una discesa ripida. Ma perché? Studiando la traiettoria, viene determinato che la discesa è iniziata sessanta secondi prima dello schianto. Ma sul nastro non v’è indicazione che la discesa sembri voluta: perché i piloti non se ne sono accorti? L’altimetro è un indicatore estremamente affidabile, eppure niente. L’unico riferimento nella conversazione tra i due piloti arriva sedici secondi prima dello schianto, dopo aver esteso i flap. Poi il primo ufficiale cambia argomento e si concentra sulla situazione laterale piuttosto che su quella verticale. In altri termini, nessuno dei due si è reso conto della gravità della situazione.

La svolta

Una domanda cattura l’attenzione degli investigatori: cosa ha causato quella discesa mortale? La risposta arriva dopo qualche settimana, quando tutti i dati del volo Air Inter 148 vengono recuperati. I numeri non lasciano spazio a dubbi: poco prima dello schianto l’aereo si è diretto verso il suolo ad altissima velocità, un chilometro al minuto. Ma non solo: i dati certificano che l’angolo di discesa è pericolosamente ripido, più dei 3,3 gradi calcolati dal capitano. Ed ecco la svolta, legata alla somiglianza sospetta tra due numeri chiave, la velocità verticale (3.300 piedi) e l’angolo di discesa (3,3 gradi).

Gli investigatori utilizzano un simulatore di volo per dimostrare la sua teoria ed ecco la chiave: i due parametri vengono mostrati sullo stesso display e selezionati con la stessa manopola. In altri termini, confondere i due parametri appare piuttosto facile: il capitano potrebbe aver selezionato la velocità verticale anziché l’angolo di discesa. La realtà conferma tutto: due mesi dopo la tragedia del volo Air Inter 148, un altro Airbus A320 affronta una ripida discesa per la stessa ragione ma fortunatamente i piloti riescono a riprendere il controllo prima dello schianto.

Ma non è finita qui, perché il simulatore afferma che pur invertendo i dati non è spiegabile lo schianto contro la montagna. Vengono escluse diverse teorie, fino a quando gli investigatori si rivolgono al costruttore dell’aereo. Il progettista fornisce una spiegazione su un elemento poco noto del pilota automatico: in situazioni d’emergenza in cui bisogna cambiare direzione in fretta, l’autopilota è programmato per invertire la rotta al doppio della velocità normale.

Non si tratta di un elemento casuale. Poco prima dello schianto, una turbolenza aveva fatto salire leggermente il volo Air Inter 148: questo aveva provocato una velocità verticale di 180 metri al minuto per circa mezzo secondo. Durante lo stesso mezzo secondo, i piloti hanno ordinato la discesa dell’aeroplano: da qui l’autopilota aveva interpretato il comando come una situazione di emergenza che richiedeva una rapida discesa. Una combinazione letale tra la confusione con il display, la turbolenza e la misura di sicurezza dell’aereo.

Le conseguenze

Gli investigatori stilano un elenco con 35 raccomandazioni per evitare tragedie come quella dell’Air Inter 148.

In primis la modifica del display dello strumento di bordo dell’Airbus: il display della velocità di discesa passa da due a quattro cifre, mentre l’angolo di discesa resta a due cifre, così da evitare confusioni. Inoltre, viene adottato il sistema di allarme di prossimità al suolo GPWS e ovviamente viene indicato di migliorare l’addestramento dei piloti e di costruire scatole nere più resistenti al calore.

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