Sud, Pnrr e Affari europei non verranno spacchettati. Il sottosegretario Mantovano si sfila: troppi impegni
Governo e maggioranza festeggiano il via libera alla investitura di Raffaele Fitto come commissario europeo e vicepresidente dell'esecutivo Ue, al fianco di Ursula von der Leyen.
Ma ora per Giorgia Meloni si apre la questione della sostituzione di un ministro chiave del suo esecutivo (e del suo partito), e dell'affidamento delle deleghe pesanti che gli aveva affidato: la guida del Dipartimento per gli Affari europei, la delega per il Sud e le politiche di coesione e - last but not least - la gestione del Pnrr. Le dimissioni da ministro (e anche da parlamentare) di Fitto arriveranno tra pochi giorni, dopo che la Commissione Ue, il prossimo 27 novembre, avrà votato la fiducia al gabinetto von der Leyen, che entrerà formalmente in funzione il primo dicembre. E della questione della successione al neo-commissario si potrebbe discutere già nel vertice dei leader di maggioranza, dedicato innanzitutto all'iter della Finanziaria - non ancora confermato - per questo fine settimana: «Non è ancora in agenda, ma è possibile», fanno sapere dal governo. Era già stato ipotizzato per ieri, al rientro di Giorgia Meloni dal Brasile, ma è stato rinviato. Probabilmente a domenica.
Forza Italia rivendica il proprio ruolo centrale di mediazione nella complicata e spericolata partita che si è giocata nel Parlamento europeo tra Ppe e Socialisti, che avevano rispettivamente preso in ostaggio la vicepresidente indicata da Pedro Sanchez, Teresa Ribera, e il candidato di Ecr. «Antonio Tajani ha lavorato in prima persona per ammorbidire le posizioni bellicose di Weber e dei popolari spagnoli», spiegano in casa Fi. Dove però si nutrono scarse speranze di essere ricompensati da Meloni con una parte delle deleghe di Fitto: «L'orientamento della premier - spiega un dirigente azzurro - è di tenersi tutte le deleghe del suo ministro, senza cambiare gli equilibri politici nel governo, proprio per evitare che si apra un braccio di ferro tra i partiti: se dà a noi qualcosa in più e alla Lega no, Salvini fa il matto». Accendere rivalità e rivendicazioni, proprio nella fase cruciale di varo della manovra, è altamente sconsigliato. Ergo, dicono i ben informati, la questione della sostituzione di Fitto potrebbe essere congelata fino a fine anno.
L'orientamento della premier sembrava quello di non «spacchettare» le deleghe (come suggerito dallo stesso Raffaele Fitto, che ha più volte sottolineato la necessità di preservare «l'interconnessione» tra le materie che seguiva) e affidare i principali dossier del neo-commissario al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Che però, secondo fonti interne alla maggioranza, non si sarebbe mostrato entusiasta dell'idea, essendo già oberato da incarichi numerosi e assai impegnativi: dalla «vigilanza» sui provvedimenti varati dal Consiglio dei ministri ai Servizi di informazione e sicurezza al Dipartimento Antidroga, fino alla preparazione del Giubileo. In particolare, il dossier Pnrr richiede particolare attenzione, e per questo circola con sempre maggior insistenza l'idea di nominare un sottosegretario ad hoc, nell'ambito del Ministero dell'Economia. Circolano i nomi di Marco Osnato, attuale presidente della Commissione Finanze della Camera, e della tarantina Ylenja Lucaselli, entrambi di FdI (anche se Lucaselli ha un passato da candidata Pd e sostenitrice di Michele Emiliano in Puglia). Ma non si esclude l'ipotesi di un «tecnico».
Era circolata l'idea che la delega agli Affari europei potesse essere affidata all'attuale vice-ministro agli Esteri Edmondo Cirielli, ma sembra tramontata: ieri si è proposto come candidato governatore per le Regionali in Campania.