Scontro al Sinodo tra l'africano Fridolin Ambongo Besungu e il britannico Timothy Radcliffe. Al centro della discussione la ricezione di Fiducia Supplicans
Il Sinodo sulla sinodalità si avvia alla conclusione senza colpi di scena. Questa sessione è passata più inosservata di quella dello scorso ottobre. E non era facile. L'unico diversivo si è registrato nell'ultima settimana con lo scontro tra due noti prelati: il cardinale Fridolin Ambongo Besungu e il cardinale eletto Timothy Radcliffe. Da un lato, quindi, il leader dei vescovi africani e dall'altro uno dei teologi più liberal della Chiesa.
Botta e risposta
Tutta colpa di un articolo pubblicato su L'Osservatore Romano a firma di padre Radcliffe. Il cardinale eletto, originario del Regno Unito, è stato poco tenero coi suoi confratelli africani "colpevoli" ai suoi occhi di aver rifiutato l'adozione della dichiarazione Fiducia supplicans. Il no dell'episcopato africano alle benedizioni delle coppie omosessuali non è andato proprio giù a Radcliffe secondo cui "i vescovi africani sono sotto una forte pressione da parte degli evangelici, con denaro americano; degli ortodossi russi, con denaro russo; e dei musulmani, con denaro dei ricchi Paesi del Golfo". Un'accusa irricevibile per Ambongo, portavoce della contrarietà della Chiesa africana a Fiducia supplicans e tirato in ballo direttamente nell'articolo.
Il chiarimento
Ambongo ha voluto chiarire con il diretto interessato, chiedendo una spiegazione su quelle parole. Il luogo del chiarimento è stato il Sinodo. A rivelare l'episodio è stato lo stesso cardinale affricano, sollecitato dal vaticanista statunitense Michael Haynes.
Rispondendo al giornalista, Ambongo ha rivelato che Radcliffe si sarebbe giustificando dicendo di aver "letto l'articolo solo il 21 ottobre ed è scioccato che cose del genere possano essere state scritte e attribuite a lui". Quindi, affrontato dal confratello congolese, il domenicano britannico ha fatto marcia indietro ed ha rinnegato clamorosamente la paternità dell'articolo pubblicato su un organo ufficiale come "L'Osservatore Romano". Successivamente, Radcliffe ha emesso una nota per specificare che l'articolo "rinnegato" in realtà sarebbe un commento di Phil Lawler su "Catholic Culture" e che questo sarebbe stato al centro del confronto con Ambongo. Nella sostanza, però, il cardinale eletto non si è discostato da quanto affermato nell'articolo a sua firma che sicuramente non aveva fatto piacere ai vescovi africani. "La lettura dell'articolo dell'Osservatore da parte di Lawler - ha scritto Radcliffe - ha interpretato male ciò che avevo scritto. Non ho mai scritto né suggerito che le posizioni adottate dalla Chiesa cattolica in Africa fossero influenzate da considerazioni finanziarie. Ho solo riconosciuto che la Chiesa cattolica in Africa è sotto forte pressione da parte di altre religioni e chiese ben finanziate da fonti esterne". Insomma, le distanze restano e il mondo cattolico progressista che ha il suo quartier generale proprio nel Nord Europa sembra proprio non capacitarsi delle posizioni della Chiesa africana, giudicate evidentemente troppo retrograde.
Radcliffe è stato premiato da Francesco con la porpora nel prossimo concistoro di dicembre, mentre l'episcopato dell'Africa subsahariana che si è ribellato a Fiducia supplicans esprimerà soltanto Ignace Bessi Dogbo, arcivescovo di Abidjan e quarto ivoriano della storia ad entrare nel Sacro Collegio. Il Papa delle periferie, in questo caso, per la composizione del collegio sembra aver preferito l'Europa all'Africa.