Un sostanziale obiettivo del Brics è quello di ridurre il peso del dollaro a favore di un'ipotetica, per ora, moneta coniata dai Paesi aderenti
Mentre il mondo si domanda dove stia andando e il gruppo delle nazioni anti Occidente si rafforza tramite i Brics, Eurolandia non sa fare di meglio che dividersi e litigare sulle politiche migratorie. La locomotiva teutonica, che ha trascinato il Vecchio Continente per decenni, non trova le condizioni per riaccendere la fiammella della crescita, anzi permane in recessione; una situazione che si è manifestata soprattutto per colpe proprie, avendo sostenuto esageratamente il modus vivendi e operandi green. A contribuire alla crisi tedesca c'è una Cina, primo suo partner occidentale, anch'essa in ambasce; condizione che la pone sempre più in antitesi con l'Occidente a causa dei dazi incrociati. Il punto è che la posizione antitetica di Pechino con l'Occidente tende ad allargarsi agli altri Paesi aderenti al Brics, cui hanno aderito molte nazioni arabe e di altre roccaforti che dominano le materie prime indispensabili alla manifattura occidentale.
Un sostanziale obiettivo del Brics è quello di ridurre il peso del dollaro a favore di un'ipotetica, per ora, moneta coniata dai Paesi aderenti. Paesi che, va ricordato, già oggi rappresentano oltre il 40% della popolazione del globo e che contribuiscono alla formazione del Pil mondiale per oltre il 30%. È la stessa percentuale attribuibile ai paesi del G7, ma solo grazie agli Usa che ne rappresenta i due terzi. La nascita di una moneta Brics scombinerebbe la centralità monetaria del dollaro per gli scambi commerciali mondiali e si verificherebbero pesanti ripercussioni sull'euro.
In questo scenario in cui regna l'incertezza, a farne le spese sono in primis i Paesi a forte vocazione industriale, come Germania e Italia, le cui crescite dipendono anche dalla stabilità e dagli equilibri geopolitici. La costruzione di un nuovo equilibrio mondiale, militare e commerciale, sembra essere assai lontana e, così come si potrebbe prospettare, sarebbe fortemente sbilanciata a sfavore dell'Europa, la quale è in gran ritardo nell'innovation tech, dispone di poche materie prime proprie e ha abitudini di qualità della vita della popolazione che sono stabilmente in peggioramento. Il futuro del ruolo di Eurolandia sarà perciò legato al rapporto che costruirà con i Brics, mantenendo quello con gli States. Le nuove adesioni al Brics di Paesi asiatici e africani è corposa, a partire dall'Egitto, che rappresenta un punto fermo per l'Europa e l'Italia, particolarmente coinvolta attraverso il Piano Mattei.
In precarietà è sostanziale che l'Italia riesca a ridare slancio alla propria economia, grazie al supporto del Pnrr, ma anche per l'attuazione del nuovo piano di modernizzazione a favore delle competitività che consente l'accesso alle aziende del terziario, le quali sono sempre più rilevanti nella composizione del Pil. Servirebbe un piano decennale di politica industriale, al centro del quale vi siano le imprese medie, il cui fatturato sta in una forbice 30-100 milioni di euro.
Ulteriormente rafforzate patrimonialmente, potrebbero aumentare dimensione, alimentando maggiormente le filiere italiane, costituite da molte centinaia di migliaia di piccole micro-imprese che, complessivamente, interessano oltre 10 milioni di lavoratori.