Maradona compleanno, ecco il murale bis a Napoli: «Vinciamo nel nome di Diego»

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Passa la statua di Diego, in tanti si fermano e fanno il segno della croce. Non c’è nulla di blasfemo, chi ha visto di persona quei momenti potrà confermarlo. È solo che Napoli ha sempre considerato Maradona uno di famiglia e da quando non c’è più si comporta come farebbe con un parente stretto per il quale, al solo ricordo, ci si “segna”.

La statua di Maradona è stata in processione per le strade della città ieri dalla mattina fino a sera inoltrata: era il giorno del compleanno del Pibe de Oro che avrebbe compiuto 64 anni, bisognava celebrare, e i momenti di ricordo sono stati tantissimi.

Il giorno del compleanno di Maradona è arrivato in un momento particolare per la Napoli del pallone, esattamente all’indomani del successo di Milano che ha riacceso la miccia dell’entusiasmo da capolista, sicché al ricordo s’è aggiunta la passione, alla memoria s’è aggregato il nuovo sogno di successo. Abbiamo personalmente ascoltato una specie di preghiera laica davanti al murale dei Quartieri con la quale due ragazzini chiedevano la grazia di una nuova festa in primavera. Non hanno mai pronunciato la parolaproibita” del simbolo che individua la squadra vincitrice del campionato, hanno semplicemente chiesto «facci fare un’altra festa», come se il grande Diego potesse stare in campo con i giocatori azzurri.

La processione

In quel momento usciva dalla sede del Museo Maradona, a dieci passi dallo slargo, la statua di Diego che è stata portata in “processione” nelle strade di Napoli. Ha toccato tutti i luoghi del Pibe, dal Centro Paradiso di Soccavo alla storica casa napoletana dell’argentino, in via Scipione Capece, fino allo stadio che oggi porta il suo nome.

Ma siccome Diego appartiene all’intera città, la statua è arrivata al Maschio Angioino, sul lungomare, al largo Sermoneta, in via Duomo e poi ai Vergini; ma anche in periferia, al murale di San Giovanni, e a Miano, nella sede del Napoli club Saverio Vignati. Saverio è stato storico guardiano dello stadio San Paolo: Diego lo considerò da subito un amico ed elesse la moglie, Lucia, al ruolo di sua “mamma napoletana”. Oggi il figlio di Saverio e Lucia, Massimo Vignati, ha creato il Museo ed è stato lui a pensare la processione.

L’altro murale

In mattinata, al Vomero, c’era stato un altro momento significativo. All’interno del cortile del palazzo al numero 15 di piazza Vanvitelli, è stato scoperto il murale realizzato dal pittore argentino Juan Pablo Gimenez dal titolo inequivocabile «no fue evasor». Il riferimento è alla lunghissima querelle con il fisco italiano che ha segnato i giorni successivi all’addio di Maradona all’Italia. È stato realizzato nell’edificio dove c’è lo studio degli avvocati Angelo e Sergio Pisani che hanno sostenuto Diego nella battaglia contro Equitalia «che lo perseguitava con una mortificante caccia all'uomo basata su accuse infondate», dicono gli avvocati che hanno finanziato l’opera.

Il murale vomerese ha già attirato l’attenzione di tanti appassionati e curiosi e si candida, spiegano Angelo e Sergio Pisani, ad assumere un ruolo analogo a quello celebre dei Quartieri Spagnoli.

La beneficenza 

Pomeriggio di memoria e solidarietà, invece, al Maschio Angionino, nella sala dei Baroni dove si è svolto l’evento «La mano de D1OS». si tratta di un’iniziativa di Stefano Ceci, storico amico di Maradona, il quale ha ideato una maglia sulla quale c’è la riproduzione della mano di Diego. La t-shirt è stata prodotta in soli mille esemplari e tutti i proventi della vendita saranno utilizzati per dare sostegno all’ospedale Santobono.

Alla manifestazione erano presenti anche l’ex calciatore argentino Roberto Sosa e Nando De Napoli che fu compagno di squadra di Maradona nel Napoli dei grandi successi: «Quella stessa mano che contribuì a costruire il mito di Maradona - hanno spiegato gli organizzatori - adesso aiuterà i bambini dell’ospedale Santobono, tramite la Fondazione Santobono Pausilipon, con l’idea di acquistare un macchinario grazie al ricavato derivato dell’intero progetto».

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