La premier con Tajani e Salvini per Tesei in Umbria: "Correggano ma non impediscano"
Donatella Tesei corre per la riconferma. «L'Umbria è ripartita - dice in un Auditorium San Francesco gremito per l'evento conclusivo della campagna elettorale - e non deve essere fermata». L'avvocatessa prestata alla politica che cinque anni fa conquistò il «feudo rosso» dell'Umbria è accompagnata dai leader nazionali. Che hanno gioco facile nel confrontare programma e intenzioni con il «vuoto pneumatico» nelle mani dell'opposizione. Ci sono tutti: la premier Meloni e i due vicepremier Tajani e Salvini; con Maurizio Lupi e Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e leader di una delle liste che appoggiano la Tesei, a completare la squadra.
La governatrice è pronta. La coalizione coesa. Come sul governo delle questioni nazionali. E la Meloni, così come Salvini, non possono fare a meno di ricordare che gli impegni con gli elettori vanno rispettati. «Ci hanno dato il voto per combattere l'immigrazione clandestina» ricorda la premier. «Non voglio nessuno scontro con nessuno - aggiunge la Meloni -, ma devo poter fare il mio lavoro. Continuo a considerare irragionevoli alcune decisioni di una parte della magistratura, che rischiano di precludere ogni possibilità di controllare le frontiere. A me non interessa lo scontro con la magistratura. Ho iniziato a fare politica dopo la morte di Paolo Borsellino. Io ho quest'idea della magistratura».
A differenza degli avversari, sottolineano sia Tajani che la premier, il centrodestra mette l'interesse nazionale sempre davanti a tutto. Anche i giudici dovrebbero, questo il sottotesto, fare altrettanto. «Sono una persona di destra - afferma la premier -, credo nello Stato e nelle istituzioni. Bisognerebbe darci tutti una mano. Il governo sbaglia o ha interpretato male qualcosa? Ok, diamoci una mano. Bisogna correggere, ma non impedire perché è un'altra cosa». E il riferimento è appunto ai ricorsi all'Unione europea contro i rimpatri di clandestini». E ricorda il caso dell'egiziano che ha ferito un capotreno ma che ora non è possibile rispedire in patria perché l'Egitto non è considerato sicuro».
Umbria e Italia sono due facce della stessa medaglia, si evince dalle convinzioni dei leader riuniti a Perugia. Qui, ricordano sia Tajani che Salvini, le infrastrutture stanno rilanciando la regione. «È meglio il monopattino di Toninelli o i 500mila passeggeri dell'aeroporto di Perugia?» si chiede il leader leghista. Tutti snocciolano dati e cifre che dimostrano la crescita: dall'occupazione al taglio delle tasse, dalla lotta al precariato agli investimenti. Eppure, ricorda Tajani, «ai sindacati non gli va bene mai nulla ma questo però ci lascia un grande spazio elettorale anche nel mondo del lavoro, anche tra i lavoratori che non si sentono rappresentati da sindacati, lo ripeto, fondamentalisti». Alla sinistra, che - come ricorda la premier - a due giorni dal voto ancora non si è presentata unita nemmeno a un comizio, interessano le minoranze non i lavoratori. «Oggi c'è il festival dei vip o dei presunti vip, dei radical chic, che lasciano X per protesta - commenta ironico Salvini -. Penso che il popolo se ne farà una ragione».
E l'evento di Perugia si chiude come era iniziato. La Tesei aveva ricordato il lavoro compiuto. Un lavoro, parole della governatrice, ripreso dalle macerie lasciate dal terremoto del 2016 e a due anni di distanza ancora per strada. Strade, ferrovie, ospedali nuovi, concorsi dei medici, soldi per le famiglie e le imprese.
«Cinque anni nei quali le scelte dell'amministrazione hanno contribuito a rilanciare l'economia - conclude la Meloni - , il tessuto produttivo, l'occupazione di questo territorio, il tasso di occupazione qui ha toccato il 66,5% che è cinque punti in più rispetto alla media nazionale, altro dato che ci deve rendere orgogliosi. Oggi l'Umbria è tra le regioni più virtuose in termini di efficienza sanitaria».