Meloni rilancia la mail del magistrato che la attacca, si alza lo scontro sul caso Albania

2 settimane fa 14

Lo scontro tra il governo italiano e la magistratura ha raggiunto nuovi picchi di tensione, innescato dal caso del trasferimento dei migranti in Albania e alimentato dalla diffusione di una mail del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello. In un passaggio della mail, pubblicata dal Tempo, Patarnello afferma che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, «non ha inchieste giudiziarie a suo carico» e quindi «si muove per visioni politiche», definendo per questo motivo la sua azione «molto più pericolosa». Meloni ha rilanciato il contenuto sui social, contribuendo a intensificare la polemica.

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Il contesto

La questione nasce dalla decisione del Tribunale di Roma, presieduto dalla giudice Silvia Albano, che ha ordinato il ritorno in Italia di dodici migranti trasferiti in Albania, una mossa che ha suscitato la reazione immediata del governo.

La sentenza è stata considerata da molti esponenti della maggioranza come un'interferenza inappropriata della magistratura nelle politiche del governo.

L'atteggiamento critico di alcuni settori della magistratura verso il governo Meloni ha trovato un nuovo punto di attrito nella mail di Patarnello, un esponente di Magistratura Democratica. Nella sua comunicazione, Patarnello ha espresso preoccupazione per l'azione politica del premier, sottolineando che la mancanza di procedimenti giudiziari contro di lei la rende "più forte" e quindi più pericolosa rispetto a precedenti leader politici, come Silvio Berlusconi.

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Le reazioni della politica

Le parole di Patarnello hanno provocato una serie di reazioni politiche. Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha chiesto un'immediata ispezione del Ministero della Giustizia per valutare il comportamento del magistrato. Gasparri ha definito le dichiarazioni di Patarnello "un vero e proprio manifesto dell'opposizione politica" e ha criticato l'operato di Albano, accusando alcuni settori della magistratura di andare oltre le loro competenze.

Nel frattempo, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha espresso dure critiche nei confronti della sentenza del Tribunale di Roma, definendola "abnorme", una categoria giuridica che evoca la possibilità di azioni disciplinari contro i magistrati coinvolti.

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La risposta dell'Associazione Nazionale Magistrati

Le dichiarazioni del governo non sono passate inosservate. Il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Giuseppe Santalucia, ha manifestato preoccupazione per quella che ha definito "un'aggressione al lavoro giudiziario senza precedenti". Santalucia ha sottolineato che il compito della magistratura è quello di applicare il diritto e di rispettare le garanzie delle persone, indipendentemente dalle politiche del governo in carica.

"Il ministro della Giustizia ricorre a categorie come l'abnormità che evocano possibili responsabilità disciplinari," ha dichiarato Santalucia. «Questo clima è estremamente preoccupante e invito tutte le parti a tornare a un uso ragionevole della parola, nel rispetto dei ruoli e delle istituzioni». Anche la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha preso posizione sul caso migranti, seppur con un approccio più umanitario. Il vicepresidente della Cei, Monsignor Francesco Savino, ha dichiarato: "I migranti non sono pacchi da sbattere di qua e di là, sono fratelli". La dichiarazione riflette la preoccupazione della Chiesa per la gestione della crisi migratoria, esprimendo un richiamo all'umanità e al rispetto della dignità delle persone coinvolte.

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Prossimi sviluppi

Il governo Meloni ha convocato per domani un Consiglio dei Ministri in cui sarà discusso il caso dei migranti in Albania. L'obiettivo è approvare un provvedimento per affrontare il problema posto dalla decisione del Tribunale di Roma, ma lo scontro con la magistratura intanto sembra destinato a intensificarsi.

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