Il processo per l’omicidio di Nada Cella si aprirà il 6 febbraio 2025. Accusata di aver ucciso la segretaria di Chiavari nel 1996 è Anna Lucia Cecere, che si dice innocente. L’anziana mamma di Nada: “Mi devo rimettere in sesto per guardare negli occhi quella donna”.
Nada Cella e sua mamma Silvana
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Nada Cella aveva 24 anni quando venne uccisa a Chiavari nello studio del commercialista dove lavorava come segretaria. Era il 6 maggio del 1996 e finora per quel delitto non ha pagato nessuno. La svolta nel cold case è arrivata però nei giorni scorsi: ci sarà un processo che inizierà il 6 febbraio del prossimo anno. E Silvana Smaniotto, l’anziana mamma di Nada Cella, promette che ci sarà.
"Non ho mai smesso di sperare", ha detto l’82enne in una intervista a La Stampa. Per la morte di Nada Cella sono stati rinviati a giudizio Anna Lucia Cecere, accusata di aver ucciso la ragazza, il commercialista Marco Soracco datore di lavoro della vittima, e l'anziana madre di lui, Marisa Bacchioni.
"Sì, adesso ho più fiducia nella giustizia. Nella polizia e nella magistratura, di tutti quelli che mi sono stati vicini nel cercare la verità, un colpevole per la morte di mia figlia – così la signora Silvana -. Di tutte queste persone, di tante altre che ho incontrato per strada in questi 28 anni, non posso che dire grazie a augurare le cose più belle. E poi penso soprattutto ai nostri avvocati e ad Antonella". Il riferimento è alla criminologa Antonella Delfino Pesce, che col suo lavoro ha permesso di riaprire il cold case.
La mamma di Nada ha spiegato quindi di voler essere presente al processo, nonostante i suoi problemi di salute: "Mi devo rimettere in sesto per guardare negli occhi quella donna". "Guarderò negli occhi anche loro" ha detto quindi la donna parlando degli altri due indagati, ricordando anche di aver incontrato Soracco "per strada, a Chiavari. Gli ho detto "tu sai chi ha ucciso mia figlia, dimmi qualcosa". Non mi ha neppure risposto, non mi ha mai risposto, non una parola".
L’ex insegnante Anna Lucia Cecere, da parte sua, ha fatto sapere che affronterà il processo con coraggio e convinzione, "nella totale consapevolezza di essere innocente ed estranea ai fatti". "Ho sempre sostenuto – ha detto tramite i suoi legali – di essere estranea e lo ha anche sostenuto il giudice Nutini. Procediamo con coraggio perché la mia innocenza venga riconosciuta di nuovo".
"C'è sempre stata la volontà di arrivare alla verità. Noi non stiamo festeggiando per una condanna o un colpevole, qui si tratta di arrivare alla verità. – ha detto a Fanpage.it la criminologa Delfino Pesce – E che queste persone che hanno platealmente mentito si decidano finalmente a dire quello che sanno. Solo allora sarò contenta. Nonostante le ingiurie e i messaggi intimidatori, sono sempre stata disponibile a un confronto che però non c'è stato".