L'ospedale Cardarelli di Napoli, la sua dotazione clinica e il suo modello organizzativo - imperniati sulle attività assistenziali di emergenza e urgenza ma anche sull'alta complessità medica e chirurgica e la ricerca - fanno scuola nel mondo. Primari ospedalieri cinesi sono approdati nei giorni scorsi nel più grande ospedale del Mezzogiorno per studiarne i percorsi clinici, analizzare le best-practice e mettere a fuoco le attività di ricerca e di assistenza della più grande fabbrica della Salute del Sud.
Ci muoviamo nell'ambito di un progetto internazionale di scambio di saperi tra Campania e Cina e tra azienda ospedaliera napoletana e strutture sanitarie delle principali città del Paese orientale che prevede, a rotazione, la presenza di circa 300 dottori cinesi in formazione in Campania fino al 2027. A tal fine una delegazione di specialisti, guidata da Wei He, preside della Scuola di Stomatologia al policlinico di Zhengzhou, ha incontrato nelle settimane scorse il direttore generale Antonio d'Amore, per pianificare l'itesa e le attività da svolgere presso il Cardarelli e per ringraziare della preziosa esperienza formativa.
«Sono previsti 4 scaglioni all'anno - avverte il direttore generale del Cardarelli Antonio D'Amore formati da circa 40 medici fino al 2027. Quello già al lavoro è il primo scaglione e resterà al Cardarelli fino al prossimo dicembre. I medici delle più grandi città cinesi continua il manager - saranno dunque a Napoli per un periodo complessivo di tre anni per un progetto di osservazione, studio e formazione clinica con l'obiettivo di favorire lo scambio di esperienze tra realtà ospedaliere completamente diverse quanto a modelli organizzativi ed assistenziali. Ovviamente l'obiettivo è ottenere la migliore cura dei pazienti».
La prima fase
Attualmente 38 medici cinesi in veste di osservatori sono già presenti nelle corsie del Cardarelli in oltre 20 reparti. Sono tutti giovani (in media under 40) di cui il 70 per cento donne. Dottori provenienti prevalentemente dalle popolose città di Xuzhov, Jansung e Hennan (Changsha). Nonostante la giovane età, i medici orientali che saranno presenti a Napoli fino a dicembre ricoprono nel loro Paese ruoli apicali: si tratta di direttori e vice direttori di dipartimento, impegnati anche in grandissimi ospedali con 10 mila posti letto.
«Si tratta di un'esperienza di rilievo internazionale che fa bene al sistema sanitario di entrambi i Paesi sottolinea D'Amore una contaminazione scientifica che coinvolge specialisti e specialità cliniche che si nutrono di casistiche, dati, prassi e modelli diversi ma fondati su un aggiornamento costante teso al miglioramento degli esiti. Moltiplicare le occasioni di confronto internazionale rappresenta un'importante opportunità di crescita per il Cardarelli che ci permette di mettere a fattor comune conoscenze e buone pratiche per concorrere ad una sanità sempre più efficiente, sostenibile e a misura di cittadino».
L'organizzazione
Il progetto di scambio internazionale è stato curato dall'Unità di Formazione, ricerca e cooperazione internazionale diretta da Maurizio Cappiello in collaborazione con l'Associazione “L'Era della Stella Polare APS”, presieduta da Vincenzo Scancamarra e la Beijing Huatong Guokang Foundation. «Il Ministero della sanità cinese avverte Scancamarra - invia periodicamente i propri medici all'estero per formazione e osservazione clinica. Da quest'anno il Dicastero della Repubblica Popolare Cinese, attraverso il supporto esperto e qualificato della Fondazione Beijing Huatong Guokang Foundation, ha deciso, prioritariamente, di inviare in Italia un consistente numero di medici osservatori, piuttosto che in Francia, Germania o Inghilterra. È stato scelto l'Ospedale Cardarelli in quanto definito un modello pioniere nel progetto di “Osservazione Clinica e Ricerca”, come da attestazioni dell'Ambasciata italiana a Pechino nel corso di più di 10 anni di attiva e continuativa cooperazione internazionale medico-sanitaria».
Il Cardarelli è ritenuto, nella Repubblica Popolare Cinese, un'eccellenza in Europa per la medicina. A consolidare i contatti tra clinici cinesi e campani ha contribuito l'intenso scambio avviato in riunioni a distanza durante la fase critica della pandemia da Covid-19 in cui la Cina aveva più dati osservazionali da portare al tavolo del confronto mentre il Cardarelli e il Cotugno, ma anche il Policlinico Federico II registravano, grazie ad innovativi protocolli, la più bassa letalità in Italia e, ad un certo punto, la minore mortalità in Europa da Sars-Cov-2 seconda solo ai dati di Israele tra i paesi Ocse. «La Beijing Huatong Guokang Foundation conclude Scancamarra - di cui mi onoro di essere stato nominato rappresentante in Italia, vede nel Cardarelli di Napoli il terminale dell'eccellenza clinica inteso come un modello di hub di promozione scientifica, ricerca e assistenza. La nostra mission sarà consolidare questo legame e, potendo sognare, creare con l'ospedale in futuro un Centro di ricerca e di biotecnologie basato sulla collaborazione Italia-Cina che faccia scuola in Europa, dove - non dimentichiamolo - è nata nel Medioevo, a Salerno, la prima scuola di medicina del mondo occidentale».