Fonti del gruppo S&d hanno ribadito il no al commissario italiano: "Se lo vuole, il Ppe lo voti con un'altra maggioranza"
La nomina della seconda Commissione europea a guida Ursula von der Leyen si va complicando forse in maniera irreversibile. Riflettori accesi sui sei vicepresidenti esecutivi in pectore e sui veti incrociati all'interno della maggioranza che ha eletto l'ex ministro della Difesa di Berlino, ossia S&d, Renew e Ppe. Al centro dello scontro c'è l'italiano Raffaele Fitto, reo di appartenere ai Conservatori, il gruppo di Fratelli d'Italia che non fa parte della maggioranza. Ebbene, i socialisti hanno ribadito il no alla nomina dell'attuale ministro degli Affari europei del governo Meloni: secondo fonti del gruppo, non avrà i voti in commissione "in nessun caso".
"Si è rotta completamente la fiducia con il Ppe, non c'è più" quanto confidato da fonti socialiste sul dossier Fitto, sottolineando che non si tratta di una questione spagnola o di un problema con l'Italia, ma della presenza dell'estrema destra. "Il pacchetto dei vicepresidenti è da cinque, quelli di S&d, Renew e Ppe: noi negoziamo per quel pacchetto. Se vogliono votare Fitto con un'altra maggioranza, lo votino" il messaggio destinato ai popolari. Fumata nera, dunque, dal vertice di oggi tra la von der Leyen e i capigruppo di Ppe, Socialisti e Renew sulle nomine Ue.
Non sono giunte conferme ufficiali, ma nemmeno smentite. L'opposizione strumentale dei socialisti rischia di fare crollare tutto, nonostante Fitto sia stato considerato adatto a fare il commissario alla Coesione anche da parte di molti esponenti di sinistra. Il ragionamento dei compagni è netto, la presenza del ministro di Meloni altera il profilo politico della Commissione europea. E il Pd, anzichè lavorare per il bene dell'Italia, rema contro. Emblematica la testimonianza di un europarlamentare dem a microfoni spenti: "Von der Leyen faccia la maggioranza con Orban, Bardella e AfD e spieghi ai cittadini europei che è la curatrice fallimentare dell'Ue".
Primo ad aprire le ostilità nei confronti di Fitto, il francese Raphael Glucksmann ha puntato il dito contro la von der Leyen evidenziato che non si può avere un "accordo a luglio e una maggioranza con l'estrema destra a novembre. Una linea rossa è una linea rossa".