Il conduttore della Zanzara denuncia i connotati politici del processo anti-Salvini: "Non ha nulla a che fare con il diritto". La risposta del vicepremier: "Grazie per il sostegno"
Sul caso Open Arms, il leader della Lega Matteo Salvini vede aumentare il fronte dei suoi sostenitori. A fronte di un’opposizione politica pronta a sbranare l’allora ministro degli Interni e una bolla mediatica progressista che pregusta la caduta del numero uno del Carroccio, Giuseppe Cruciani si schiera dalla parte dell’imputato, a processo per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. La presa di posizione del conduttore radiofonico esula da un trattamento personale di favoritismo.
Le motivazioni del giornalista di Radio 24 non hanno a che vedere con la lotta partitica. “È un processo politico, solo politico, un processo che non ha nulla che fare con il diritto”, esordisce Cruciani incalzato da un ascoltatore. Poi, a stretto giro, arriva la replica del co-conduttore de La Zanzara, David Parenzo: “La vergogna assoluta è che la trasmissione inizia con un conduttore che indossa una maglietta che è diventata un manifesto politico”. Il riferimento è alla maglietta indossata da Cruciani nella quale, oltre alla faccia in primo piano del ministro, si legge: “Colpevole di aver difeso gli italiani”. Da qui la precisazione di Cruciani:“Eccola qua, la mostro. In questa battaglia sono con il signor Salvini e lo sarei anche se fosse stato un ministro di sinistra”.
L’endorsement di Cruciani è totale. Oltre alla difesa personale dell’allora ministro degli Interni, il giornalista difende a spada tratta la politica migratoria del governo giallo-verde: “È un processo alla politica, alla politica attuata in quel momento da Salvini che era di respingimento delle Ong che non possono decidere loro dove attraccare”. Sui social è arrivata la risposta del numero uno del Carroccio che ha postato il video con tanto di ringraziamenti. “Grazie a Giuseppe Cruciani per il sostegno”, ha commentato Salvini.
Intanto il vicepremier, per il quale il pm di Palermo chiede sei anni di reclusione, non ha intenzione di fare passi indietro. L’ultima udienza nell’aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo, con tanto di arringa difensiva dell’avvocato Giulia Bongiorno, non ha spaventato il leader della Lega.
Il prossimo 20 dicembre è prevista la sentenza sul caso che lo vede coinvolto ma intanto, incalzato più volte nel merito, il vicepremier ha allontanato tutte la accuse: "Siamo in mano a giudici che fanno politica di sinistra - ha dichiarato Salvini dopo l'udienza - pro-migranti, pro-Ong che cercano di smontare le leggi dello Stato. A questa parte di giudici, non tutti: candidatevi alle elezioni se non vi va bene niente di quello che fa il governo".