Putin, "guerra" nel Mediterraneo? La fregata Gorshkov a Biserta, rete dello zar sempre più solida, dalla Tunisia all'Egitto

3 settimane fa 4

Vladimir Putin non dimentica il Mediterraneo. Non l’hai mai fatto in tutti gli anni della sua lunga stagione di potere in Russia e non ha intenzione di sottovalutare quel fronte nemmeno con la guerra in Ucraina. Per Mosca, l’Africa è diventata negli anni un elemento fondamentale della sua strategia. In questi ultimi anni, ad avere attirato l’attenzione dei media è stata subito la penetrazione russa nel Sahel, dove le bandiere russe sono state spesso viste insieme a quelle dei ribelli che hanno rovesciato governi e imposto nuovi regimi in diversi Stati della regione. Ma per arrivare al cuore dell’Africa, il Cremlino ha bisogno di passare anche per la sua parte settentrionale. E la costa africana del Mediterraneo è un passaggio fondamentale.

La fregata Gorshkov 

I rapporti della Russia con gli Stati nordafricani non si sono interrotti con la guerra in Ucraina. E per Putin è essenziale mostrare di non essere isolato rispetto al resto del mondo anche facendo leva su queste relazioni che affondano spesso le proprie radici ai tempi dell’Unione sovietica. L’ultimo esempio è un’immagine: quella della fregata Admiral Gorshkov che si è fermata al porto di Biserta, in Tunisia. Una tappa che, come ha spiegato l'incaricato d'affari russo a Tunisi, Vadim Barabanov, rientra nella "cooperazione costruttiva multiforme fra Russia e Tunisia". "Lo scalo di una nave militare mette in luce la relazione amichevole e sincera cruciale per entrambi i Paesi", ha continuato, ricordando che il presidente tunisino, Kais Saied, "è amichevole nei confronti della Russia e questo scalo lo riflette".

Mediterraneo nel mirino

La tappa a Biserta della nave della Flotta del Nord è solo l’ultimo esempio di una storia che va avanti da anni. Una strategia di lungo corso con cui Putin ha cercato di mettere le proprie “ancore” in tutto il Mediterraneo meridionale (e orientale) non potendo sfruttare il nord per la presenza dell’Alleanza Atlantica. L’asse con l’Algeria è da tempo uno dei pilastri strategici di Mosca. In questi ultimi anni, complice anche il caso libico, Algeri ha messo in chiaro di non apprezzare la presenza di mercenari ai suoi confini. Tanto a est quanto a sud. L’anno scorso, il tenente generale Said Chengriha, capo di Stato maggiore dell'Esercito algerino ha discusso con il segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, Nikolai Patrushev, una via per rafforzare la cooperazione strategica tra i due Paesi. Ma di recente, anche per l’arrivo della Wagner in Mali e lo scontro tra il governo di Bamako e quello di Algeri, ci sono stati degli screzi sull’asse con Mosca. Uno scontro non sembra all’orizzonte, anche perché l’Algeria è uno dei maggiori clienti di armi e mezzi russi. E l’Admiral Gorshkov insieme alla nave cisterna Akademik Pashin, hanno fatto tappa anche a Orano, porto della Marina algerina, proprio a luglio di quest’anno. Uno scalo tecnico, ma anche di cortesia istituzionale, con visite guidate ed eventi sportivi tra i marinai delle due flotte. E questo certifica la sinergia tra questi due Stati.

Libia, asse strategico

Diversa è la situazione in Libia, o nelle Libie, come dicono gli esperti, dove la Russia, se non ha grossi rapporti con Tripoli, ha più di un piede in Cirenaica. La terra controllata dal generale Khalifa Haftar è di fatto un avamposto russo nel Mediterraneo e in Nord Africa. E l’intelligence americana e di tutta la Nato da tempo ha avvertito del fatto che il porto di Tobruk sia ormai diventato l’hub russo per spostare uomini e mezzi non solo nell’entroterra libico, ma anche nell’Africa centrale. Giovedì, il Libya Observer ha citato un rapporto della piattaforma investigativa Eekad in cui si afferma che la Russia è intervenuta per ampliare le basi di Brak Al-Shati, Al-Jufra, Al-Gardabiya, Al-Khadim e nello stesso porto di Tobruk. A giugno, l'incrociatore missilistico Varyag e la fregata Marshal Shaposhnikov si erano fermate per alcuni giorni nello scalo della Libia orientale per una “visita di cortesia”. E il viceministro della Difesa russo, Junus-bek Yevkurov, è stato più volte a Bengasi in questi ultimi mesi per rafforzare la presa del Cremlino sulla Cirenaica.

La pista del viaggio del Varyag e del Marshal Shaposhnikov fa capire poi l’importanza di un altro Paese nella strategia mediterranea russa, l’Egitto, che con Mosca ha rapporti su tutti i fronti. Dal militare al civile. I progetti congiunti sono molti, dal reattore nucleare di El Dabaa alla zona commerciale lungo il canale di Suez. Nell’ultimo incontro a Kaza, per la riunione dei Brics, Putin ha definito il Cairo un "partner affidabile e a lungo termine della Russia", sottolineando che "l'Egitto rappresenta circa un terzo dell'intero fatturato commerciale tra Russia e Africa". E anche il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha sottolineato l’importanza dei rapporti con il Cremlino. Un legame che per Putin è centrale: utile sia a livello economico che a livello strategico. Mosca non può fare a meno dei buoni rapporti con chi detiene il controllo di Suez. Ma quello che conta è anche avere un partner di lungo corso che fa da sponda tra Nord Africa e Medio Oriente. In quel Levante in cui la Russia ha un altro fondamentale alleato, la Siria, dove la base militare di Latakia e il porto di Tartous costituiscono il più grande avamposto di Putin non solo in Medio Oriente ma anche nel Mediterraneo.

Leggi tutto