Devi prendere un qualsiasi milanese automunito e farti raccontare quante volte ha rischiato di travolgere un monopattino
Difendere l'indifendibile fa sempre simpatia, ma difendere i monopattini pare davvero troppo anche per il simpatico Alessandro Trocino del Corsera. Per sbagliare meglio, commette lo stesso errore dei politici: fare caricature. Chi usa il monopattino? «Orde di turisti». Chi odia i monopattini? «L'automobilista dall'alto del suv». Com'è il clima? «Di intolleranza», con un «degno contraltare politico nel nuovo Codice della Strada». E si cita Salvini, che è come il Parmigiano. Le biciclette? «Considerate mezzi per ricchi, orpelli per radical-chic». E dove siamo, a un talkshow? Dovremmo parlare della realtà vera, non farne parodia. Devi prendere un qualsiasi milanese automunito e farti raccontare quante volte ha rischiato di travolgere un monopattino; un qualsiasi guidatore di monopattino e chiedergli quante volte se l'è vista brutta; un qualsiasi pedone e chiedergli quanti moccoli ha tirato a monopattini che si sentono fuori da ogni regola: regole e stangate che a Milano valgono solo per gli automobilisti inquinatori. Devi moltiplicare tutto questo per ogni neo dittatura delle minoranze veicolari: monopattini, bici, bici elettriche, minibici pieghevoli, tricicli, segway, hoverboard, monoruota, skateboard, pattini, persino scarpe con ruote estraibili. Devi passare il sabato sera da Lambrate o da Quarto Oggiaro: non citare altre città europee (dove i monopattini, comunque, li stanno facendo fuori) mentre invece sei fermo a un semaforo milanese su una strada in pietra di fiume, lungo le mura medievali.
Devi chiederti perché ciclisti, motociclisti, scooteristi, taxisti, automobilisti, furgonisti (carico e scarico con le quattro frecce) e persino mamme col suv (carico e scarico di figli in mezzo alla strada) sembrano uniti nel desiderare la deflagrazione atomica dei monopattini: saranno tutti amici di Salvini?