Salvati i "buoni pasto" fino al primo settembre

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Un emendamento al ddl Concorrenza fa slittare il tetto alle commissioni per quelli in circolazione

Salvati i "buoni pasto" fino al primo settembre

Buoni pasto salvi. Un emendamento di Forza Italia al ddl Concorrenza, presentato dai deputati Squeri e Casasco e riformulato dal governo, consente di utilizzare alle medesime condizioni i ticket già in circolazione fino al 31 agosto 2025. Dal primo gennaio (e dal primo settembre per lo stock circolante dal 2024) per i nuovi buoni pasto sarà fissato un tetto massimo del 5% alle commissioni applicati dalle società di emissione. Si tratta di una soluzione che consente di salvaguardare il pilastro del welfare aziendale, utilizzato da circa 300mila aziende. Attualmente, con questi tagliandi (o con le card dedicate) si può pagare il conto al bar, al ristorante o al supermercato per un importo pari al valore nominale. I gruppi che gestiscono questo format, tuttavia, non restituiscono agli esercizi il 100% di quanto ricevuto, ma trattengono per loro una commissione che talvolta può superare il 10 percento. Considerato che l’utilizzo maggiore è nella grande distribuzione, le catene hanno fatto presente la questione. Con l’escamotage trovato ieri ci sarà più tempo per adeguarsi al nuovo regime da entrambe le parti.

Un’altra novità del ddl è l’introduzione di un’etichetta ad hoc per la shrinkflation. Dal primo aprile sarà obbligatorio informare i consumatori di un prodotto della riduzione della sua quantità (a cui consegue un aumento del prezzo) nonostante sia rimasta invariata la confezione. È quanto prevedono alcuni emendamenti presentati da Azione, Iv, Avs e M5s approvati in commissione Attività produttive alla Camera con alcune riformulazioni arrivate dal governo. Per i produttori, sarà obbligatorio informare il consumatore «dell’avvenuta riduzione della quantità tramite l’apposizione nel campo visivo principale della confezione di vendita o tramite un’etichetta adesiva riportante la seguente dicitura: “Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità”». L’obbligo di informazione si applicherà per un periodo di sei mesi «a decorrere dalla data di immissione in commercio».

Tra le principali novità anche la facilitazione per l’avvio di una start-up. L’intento, si legge nell’emendamento firmato da Casco e Squeri, sarebbe quello di «superare» la soglia del capitale sociale che le start-up devono avere (entro due anni dall’iscrizione nel registro) per essere definite «innovative» e che attualmente il testo fissa a 20mila euro. Per rappresentare meglio le caratteristiche di innovatività delle neonate aziende, spiega la relazione tecnica, si propone di ridurre a 10mila euro il limite e di introdurre, alternativamente, un limite di 20mila euro della riserva sovrapprezzo azioni, dopo due anni dall’iscrizione al registro delle startup innovative.

Nella discussione degli emendamenti, che si è protratta fino alla tardissima serata di ieri, sono rimaste in sospeso due questioni.

La prima riguarda il passaggio dei clienti elettrici “vulnerabili“ (over 75, malati e Isee sotto i 25mila euro) al più conveniente servizio a tutele graduali. L’approvazione, tuttavia, è incerta. Da rivedere anche le norme sanzionatorie anti-abusivismo per le violazioni commesse da taxi e Ncc.

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