Santo Romano, i genitori dell'assassino alla famiglia della vittima: «Nostro figlio non esiste più, con lui è stato sempre un inferno. Vi chiediamo perdono»

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Chiedono perdono per quanto fatto dal figlio, i genitori del 17enne autore dell'omicidio di Santo Romano, il 19enne ucciso per futili motivi sabato notte, 2 novembre, a San Sebastiano al Vesuvio, Napoli. Intervistati dal Tg1, si rivolgono direttamente ai genitori della vittima.

«A tutte le persone che amavano Santo – dice la mamma del 17enne – chiediamo scusa e perdono per ciò che ha fatto nostro figlio».

Le parole del papà del presunto assassino

«Nostro figlio – ribadisce il padre – ha distrutto la vostra famiglia, e anche la nostra. Non abbiamo neanche più la forza di combattere, abbiamo chiuso anche noi la nostra vita come l'avete chiusa voi».

«Mio figlio – aggiunge – è stato sempre curato e seguito da piccolo da un neuropsichiatra, è stato sempre ingestibile. C'è stato sempre l'inferno, sempre lui ad aggredirci, a fare delle cose brutte anche verso la mamma, a puntargli un coltello». Gli viene chiesto se si sentono di dire qualcosa al figlio: «Ha fatto una cosa bruttissima, sia per noi che per questa famiglia che adesso non ha più un figlio». 

La lettera della mamma del 17enne

«Vi chiediamo scusa, perdono per ciò che ha fatto nostro figlio per il dolore terribile che vi è stato inflitto. Ci rivolgiamo ai genitori, ai nonni, agli zii, ai cugini, alla fidanzata, agli amici, a tutta la famiglia e a tutte le persone che amavano Santo – si legge nella missiva della mamma – noi siamo i genitori (del 17enne) e vi chiediamo scusa e perdono per ciò che ha fatto nostro figlio, per il dolore terribile che vi è stato inflitto, per la tragedia che state vivendo».

«Perdere un figlio è una cosa inaccettabile, inspiegabile, un dolore che vi accompagnerà per tutta la vita – si legge ancora nel manoscritto – nostro figlio ha distrutto la vostra famiglia, ma anche la nostra. Noi siamo una famiglia umile, mio marito lavora, abbiamo un camion dei panini, i nostri figli sono stati cresciuti in una famiglia normale, di lavoratori».

«Io sono la mamma – si legge ancora – non sono una pregiudicata, e né affiliata ai clan. Siamo una famiglia normale, come tante». «Mio figlio è stato sempre curato e seguito – evidenzia la donna – da piccolo dalla neuropsichiatra infantile. Due anni fa, diventò ingestibile. Subito sono stati presi provvedimenti, con i servizi sociali» ma «rifiutava medicine e visite». «Noi siamo una famiglia sconvolta e distrutta insieme alla vostra: chiediamo perdono da parte di nostro figlio». 

«La versione del 17enne è confermata dai filmati»

«La versione resa dal minore durante l'interrogatorio in caserma a Torre del Greco è riscontrata dagli atti che ho potuto visionare: il ragazzo ha subito un'aggressione da parte della vittima, che era in compagnia di altri giovani». Lo sostiene l'avvocato Luca Raviele, legale del 17enne accusato dell'omicidio volontario di Romano.

 «Stava nella sua auto – spiega il legale all'ANSA – se ne stava andando, dopo la lite, quando Santo viene ripreso dalle telecamere di un bar mentre gli lancia una pietra. Santo corre verso l'auto seguito dagli amici e ci sono tre testimoni, non amici del minore, che confermano».

Secondo quanto riferisce l'avvocato, il 17enne ha, inoltre, detto agli inquirenti «di avere sparato senza guardare, con l'intento di mettere in fuga i suoi aggressori».

«Non sapeva di avere ucciso il ragazzo – ha detto infine il legale del 17enne – e quando è venuto a conoscenza dell'accaduto ha vomitato».

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