Un discorso sobrio, un atteggiamento composto. È un Trump "moderato" quello che si è affacciato sul palco di Palm Beach per le sue prime parole da 47° presidente degli Stati Uniti. Il discorso della vittoria, la seconda dopo l'affermazione del 2016. Nessun riferimento a Kamala Harris, la sfidante sconfitta, quasi annichilita dal risultato delle urne. Chi si aspettava un Donald arrembante è rimasto quindi deluso, o forse rincuorato. Come sarà la sua amministrazione bis è invece un percorso tutto da scrivere. Il bacio a Melania, l'abbraccio della famiglia al completo, l'elogio di Elon Musk («un genio») e il ringraziamento al suo vice, Jd Vance. Poi i migranti, le guerre che «non inizierò ma le fermerò» e il riferimento all'attentato del 13 luglio.
Le prime parole
Entrato ulle note di "God Bless the USA" di Lee Greenwood, Donald Trump si è preso il palco del convention center a Palm Beach mentre dalla platea il popolo "Maga" gridava in coro: «Usa Usa». «Questa è una magnifica vittoria che ci consentirà di rendere l'America di nuovo grande.
Questo è un movimento mai visto prima, questo è il più grande movimento della storia», le sue prime parole.
I migranti
«Sistemeremo tutto», ha aggiunto, citando come prima cosa il confine. Il capitolo migranti è uno dei temi che lo ha aiutato a tornare alla Casa Bianca e sul quale baserà gran parte della sua politica interna. Poi l'orgoglio per aver riportato al successo i Repubblicani nel voto popolare, non accadeva dal 2004 con George W. Bush. «Vincere il voto popolare è bello. Abbiamo vinto il Senato», ha esclamato.
Le guerre
Sui conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente Trump ha rilanciato il suo slogan bandiera: «Non inizierò guerre ma le fermerò». Non ha citato Kiev, tantomeno la Russia. Nessun riferimento nemmeno a Israele, all'Iran. E nemmeno alla Cina. La politica estera sarà un nodo chiave della sua futura amministrazione, dai rapporti con l'Unione europea, alla Nato. Alla sua volontà di aprire dialoghi con Putin. Alla gestione delle tensioni a Taiwan. Un equilibrio sottile che i Repubblicani dovranno senza dubbio gestire con cautela.
Elon Musk
L'uomo chiave della sua campagna è stato senza dubbio Elon Musk che il tycoon definisce come una «nuova stella». Quasi un altro vice in pectore, forse più incisivo del suo futuro braccio destro Vance. «Una stella è nata: Elon. È un uomo straordinario, siamo stati insieme questa notte, ha passato due settimane a Philadelphia, in diverse parti della Pennsylvania, facendo campagna per me», il suo ringraziamento al miliardario sudafricano, l'uomo più ricco al mondo, che con i suoi tweet ha saputo indirizzare il consenso social verso Donald. «Un super genio - ha insistito - e dobbiamo proteggere i nostri super geni».
L'unità e l'attentato
Nessun accenno a Kamala Harris, come detto. Ma una apertura a mettere «le divisioni del passato alle spalle, stiamo uniti». Parole distensive, che sarebbero state probabilmente diverse in caso di sconfitta viste le accuse preventive di brogli lanciate nelle prime ore di questa lunga giornata americana. Un appello con cui ha voluto concludere il suo discorso, ricordando come, dopo il fallito attentato contro di lui del 13 luglio scorso, c'è chi ha detto che «Dio mi ha salvato la vita per una ragione, salvare il Paese». «È un compito difficile - ha sottolineato - ma spenderà ogni forza che ho per il lavoro che mi avete affidato, governerò con il motto "promesse fatte, promesse mantenute"». La nuova era Trump è iniziata, che sia un nuovo Donald sarà solo il tempo a sentenziarlo.