In campagna elettorale Donald Trump ha promesso di far cessare la guerra in Ucraina entro 24 ore dal suo insediamento alla Casa Bianca. Il timore che hanno a Kiev è che questo sia vero, ma alle condizioni di Vladimir Putin, che in passato ha avuto un rapporto dialogante con Trump. Per questo non si può escludere che la corsa di Zelensky a presentare quello che lui ha definito il “piano della vittoria”, che dovrebbe preparare il terreno al negoziato, sia l’estremo tentativo di trovare una exit strategy dopo oltre due anni di guerra.
CIELO GRIGIO
Il mandato di Zelensky è finito, ma resta presidente visto che il suo Paese è in guerra. Paga però una innegabile diminuzione della popolarità. Senza Biden, potrebbe essere il prossimo ad andarsene. Il leader ucraino ha comunque mantenuto vivo il rapporto con il candidato repubblicano che poi ha vinto le presidenziali. Lo ha incontrato prima delle elezioni e ieri si è congratulato «per la sua impressionante vittoria». Ha aggiunto: «Apprezzo l’impegno del presidente Trump nell’approccio della “pace attraverso la forza” negli affari mondiali. Questo è esattamente il principio che può concretamente avvicinare l’Ucraina ad una pace giusta».
Per Kiev però la situazione è sempre più cupa: nel Donbass, obiettivamente, sia pure molto lentamente i russi stanno conquistando nuovi territori. Inoltre, i soldati inviati dalla Corea del Nord per combattere dalla parte dei russi rappresentano “carne da cannone” che consente a Putin di ridurre i sacrifici che sta chiedendo al suo esercito. Già nell’ultimo anno l’invio di armi e di aiuti all’Ucraina anche da parte degli Usa si è ridotto: non è mai stato in linea con le richieste di Zelensky. E anche il via libera all’utilizzo di missili a lungo raggio in territorio russo da parte di Washington si è arenato. Ora la situazione rischia di peggiorare per due motivi: ci sarà la fase di passaggio di consegne, che posiziona a gennaio l’insediamento di Trump, dunque Biden non avrà la possibilità di prendere decisioni importanti. Inoltre, Putin sa che il nuovo inquilino della Casa Bianca potrebbe ridurre il sostegno a Kiev e dunque non ha alcun interesse ad accettare proprio ora un compromesso.
In teoria Zelensky potrebbe contare sulla Nato e sull’Unione europea, ma senza il ruolo di playmaker di Washington difficilmente avrà un sostegno tale da proseguire una guerra così dolorosa. La «pace» che Trump ipotizza «nel giro di 24 ore» dal suo insediamento e il negoziato che l’Ucraina potrebbe essere costretta ad accettare, assomiglierà molto a una resa, con la concessione a Putin non solo della Crimea (occupata dieci anni fa), ma anche dell’area presa dal 2022 nel Donbass. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto di non essere a conoscenza di piani del presidente Putin per congratularsi con Trump, perché gli Usa sono «un Paese ostile, direttamente e indirettamente coinvolto in una guerra» contro la Russia. Un sito locale, Verstka, aveva scritto che Putin ha inviato ufficiosamente un messaggio di congratulazioni a Trump. Al di là delle smentite, nessuno a Mosca è dispiaciuto per l’esito elettorale negli Usa. Il Tory Boris Johnson, ex primo ministro britannico, molto amico dell’Ucraina ma anche di Trump, garantisce: «In passato è stato capace di azioni forti, non dubito che lo confermerà sui dossier in Medio Oriente e in Ucraina».
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