Ucraina, la guerra dei droni rende i carri armati inutili: il fallimento delle armi fornite dall'Occidente

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Nell'epoca dominata dalla tecnologia anche la guerra cambia forma e né i mezzi di terra dell'Ucraina né quelli della Russia riescono a fronteggiare il pilotaggio da remoto della nuova arma bellica dei droni. I territori di Kiev appaiono come una distesa di carcasse di carri armati, particolarmente vulnerabili agli attacchi degli Uav.

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Le risorse belliche 

Il carro armato americano di terza generazione Abrams M1A1, quello britannico Challenger 2, i Leopard 1 e 2, nessuno di loro si è rivelato essere un degno avversario delle nuove armi impiegate negli scontri. Molti di questi mezzi sono stati ritirati, per Washington, Londra, Berlino e le industrie belliche che producono questi carri armati, spesso legate direttamente ai governi, si tratta di un problema di immagine e affari. Per gli ucraini, invece, è una questione di sopravvivenza.

Gli Stati Uniti 

Lo specialista Christopher Thompson da Hamstead, MD, mette un cappuccio sopra la canna del 120mm cannone del comandante della brigata serbatoio M1A1 Abrams 

Il fatto che questi tank moderni siano vulnerabili agli attacchi di droni russi, missili guidati e Javelin portatili non rappresenta certo una buona pubblicità per chi li produce e si corre il rischio che altri Paesi clienti possano essere dissuasi dal completare le ordinazioni di questi costosi mezzi. L’Abrams e il Challenger 2 sono le prime vittime. Dopo che i primi M1A1 sono stati distrutti, il Pentagono ha chiesto a Kiev di proteggerli, mentre l’apertura sull'invio degli F-16 nasconderebbe anche la volontà degli Stati Uniti di supportare e "salvaguardare" i propri mezzi.

Gli Abrams sembrano essere stati vittime dei missili anticarro russi Kornet, dotati di doppia testata: una prima esplosione perfora il blindaggio, la seconda deflagra all'interno.

Il Regno Unito 

Soldati tedeschi del Gruppo di Battaglia della NATO con il loro carro armato 'Leopard 2' 

Gli inglesi avevano già cambiato idea, dopo i risultati deludenti dell'offensiva dell’autunno 2023, Londra avrebbe chiesto a Zelensky di rimandare indietro i Challenger 2. Quanto ai Leopard, invece, la situazione è controversa. I modelli più vecchi, riattivati per la guerra in Ucraina, non hanno inciso, mentre i Leopard 2, inizialmente negati dalla Germania, pur mostrando vantaggi tecnici e agilità, si sono rivelati comunque vulnerabili a mine, droni e artiglieria.

La Russia 

I T-90M russi, descritti da Putin come “i migliori tank al mondo”, hanno subito gravi perdite fin dall'inizio del conflitto. Il Cremlino resta vago sul numero reale dei carri persi, ma le stime occidentali parlano di circa 3.000 carri armati e 5.000 veicoli corazzati distrutti. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che questi numeri siano sottostimati.

Per far fronte alle perdite, la Russia è stata costretta a impiegare molti tank obsoleti. Nel 2023, l’allora ministro della Difesa Sergei Shoigu dichiarò che erano stati inviati al fronte 1.530 carri, ma la maggior parte si è rivelata costituita da vecchi T-72, T-62 e persino T-55, residuati della Guerra Fredda. Anche i T-90M russi catturati dall’Ucraina hanno rivelato sorprese: alcuni componenti, come il cannone, risalgono al 1992, dimostrando che non si tratta di mezzi “di fabbrica”. A completare il quadro è il caso dei T-72, le cui torrette venivano prodotte a Kharkiv, il che ha contribuito alla difficoltà della Russia nel rifornirsi di parti per i tank.

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