Wang Huning: ecco chi è l'uomo che sussurra a Xi Jinping e controlla il dossier Taiwan

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Il consigliere più fidato del leader cinese è incaricato di gestire i rapporti con Taiwan, l'isola ribelle che Xi Jinping vorrebbe annettere a tutti i costi entro il 2027

 ecco chi è l'uomo che sussurra a Xi Jinping e controlla il dossier Taiwan

Non è facile parlare di Cina senza fare riferimento al suo presidente, Xi Jinping, il quale dal 2012 regge il Paese con il pugno di ferro ed esercita una politica estera muscolare nei confronti dei suoi vicini e degli Stati Uniti, grande rivale strategico del gigante asiatico. Ogni decisione presa a Zhongnanhai, la cittadella del potere accanto alla Città proibita a Pechino, viene ricondotta alla volontà unica e sola del leader che ha eliminato ogni limite di mandato.

Eppure dietro il pensiero e le iniziative di Xi Jinping ci sarebbe l’influenza del suo più fidato consigliere. Si tratta di Wang Huning, un sessantanovenne professore e ideologo del Partito comunista tanto potente quanto poco conosciuto, che negli ultimi trent’anni ha offerto i suoi consigli non solo all’attuale leader ma anche a due dei suoi predecessori, Jiang Zemin e Hu Jintao. Una sorta di Richelieu che, come scrive il New York Times, avrebbe ricevuto l’incarico di gestire i delicati rapporti con Taiwan. Sullo sfondo il desiderio di Xi Jinping di ottenere, costi quel che costi, l'unificazione dell’isola ribelle con la “madrepatria”. Un piano che per l'intelligence americana dovrebbe scattare entro il 2027.

L’ascesa di Wang, figlio di funzionari comunisti e tra i pochi giovani a cui è stato concesso il privilegio di studiare all’università durante la Rivoluzione culturale, è stata vertiginosa e per certi versi sorprendente. Il mite ideologo negli anni Ottanta era tra quelli che speravano che il partito assorbisse qualche forma di democrazia. Nel 1986 in un suo intervento su un giornale di Shanghai scriveva addirittura che “senza un sistema politico altamente democratizzato, sarà impossibile diventare un Paese modernizzato e potente tra le nazioni avanzate”.

Sono le prime esplosioni di malcontento in Cina alimentate dall’inflazione e dalla corruzione a rendere Wang più cauto sino alla svolta realista presentata in un suo report: Pechino ha bisogno di un modello “centralizzato” di modernizzazione, non uno democratico, per liberare l’economia dalla presa dello Stato senza perdere di vista il controllo dell’instabilità.

A stupire gli osservatori è il fatto che il consigliere Wang sia arrivato così in alto senza aver mai guidato una città o una provincia. Ciononostante per i sinologi l’uomo che compare sempre al fianco di Xi Jinping è riuscito a “fornire lo spirito ideologico per l’autoritarismo degli ultimi trent'anni” aiutando a plasmare “la narrativa nazionale”.

Con la presa in carico del dossier Taiwan Wang è adesso però chiamato forse alla prova più difficile della sua lunga carriera. L’ideologo sovrintende infatti all'ampliamento dell’influenza cinese nella provincia ribelle e sta affinando strategie per raggiungere la società taiwanese scavalcando i dirigenti politici locali ritenuti ostili all'erede del Celeste impero. Wang starebbe in particolare corteggiando decine di politici del partito nazionalista all’opposizione a Taipei, i quali sarebbero favorevoli a relazioni più strette con Pechino. Un’iniziativa spregiudicata volta ad isolare il governo del presidente Lai-Ching-te, eletto a gennaio, che si oppone alle rivendicazioni cinesi sull’isola.

Il potente consigliere starebbe inoltre supervisionando campagne di influenza dell’opinione pubblica taiwanese con messaggi sul web che puntano ad amplificare sentimenti di diffidenza nei confronti degli Stati Uniti, considerato il più importante alleato di Taipei.

Secondo gli analisti Wang gioca un ruolo chiave nella partita per il controllo dell’isola di Formosa. Mentre Xi Jinping enuncia la visione di “un Paese, due sistemi” per Taiwan, la stessa adoperata per Hong Kong, e organizza massicce esercitazioni militari attorno all’isola, il fidato ideologo parla di un “piano comprensivo” per la provincia ribelle. Cosa ciò possa significare lo spiega Rush Doshi, esperto del Council on Foreign Relations.

A Wang, spiega Doshi, è affidato il compito di stilare una “strategia di lungo termine e di preparare una cornice ideologica per l’unificazione”. Parole che fanno sembrare il 2027 e l’invasione di Taiwan più vicine che mai.

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