Valencia è sotto il fango, scene apocalittiche arrivano da un Paese vicino al nostro, dove le famiglie italiane organizzano comodi e veloci weekend di vacanza. La conta dei morti soprattutto nella Comunità Valenciana, oltre che in Castilla-La Mancha e in Andalusia sale a 205 (70 dei quali trovati dentro le auto travolte dal fango), il numero dei dispersi che molto probabilmente finirà nel triste computo delle vittime non è chiaro, ma sarà comunque enorme (smentita per ora la cifra di 1.900, ma siamo nell’ordine delle centinaia azzardano in molti). Almeno 365mila le persone senza luce e acqua. Per la mancanza di acqua a causa delle condotte scoppiate per l’inondazione, in alcuni comuni non è possibile procedere con la pulizia del fango che nel frattempo si è seccato. Monta anche l’allarme sanitario lanciato da molti sindaci: il rischio di epidemie, infezioni e malattie è alto in molte cittadine travolte da melma e sporcizia, poiché «non sono stati rimossi i detriti, le carcasse di animali morti, non c’è acqua potabile e cadaveri sono ancora nelle case e nelle auto - l’sos del sindaco di Sedavi, Josè Francisco Cabanes - e la gente non ha da mangiare».
Una catastrofe causata dal ciclone Dana che ha messo in ginocchio molte zone a ridosso di Valencia. E che anche in mancanza di soccorsi imminenti sta causando un allarme sanitario imponente oltre a saccheggi fuori controllo (50 le persone arrestate finora per le razzie compiute nelle aree alluvionate). Mentre diversi comuni restano in ginocchio, i ponti distrutti, le montagne di auto accatastate l’una sull’altra, la popolazione alla ricerca disperata di generi di prima necessità, i soccorritori sono al lavoro anche perché resta alta l’allerta arancione in diverse regioni spagnole. C’è preoccupazione in Andalusia e alle Baleari. Sotto vigilanza una diga.
LE POLEMICHE
E non si placano le polemiche per i ritardi nell’allarme. Come pure per il corto circuito della macchina dei soccorsi che ha provocato un’ondata di solidarietà spontanea seppur tardiva. Gli sfollati abbandonati a se stessi, travolti dal fango, intrappolati nella devastazione, hanno toccato il cuore della popolazione che si è mossa autonomamente tanto che ieri il presidente della Regione valenciana Carlos Mazón ha chiesto ai volontari di «tornare alle loro case» perché occupando le strade ostacolano l’arrivo dei soccorsi. Il presidente ha spiegato che gli «obiettivi fondamentali» in questo momento sono aprire canali di accesso per lo spostamento dei veicoli e il salvataggio delle vittime e anche sfruttare questi canali per l’approvvigionamento di acqua, cibo e beni di prima necessità. Di fatto la comunità valenciana - ha riferito il ministro dei Trasporti spagnoli Oscar Puente - resterà isolata dai collegamenti ferroviari con Madrid e in parte dalla Catalogna per almeno 2 settimane dopo i danni alla ferrovia. Inoltre 150 arterie della rete stradale sono devastate (oltre 80 chilometri), mentre restano interrotti vari tratti dell'autostrada A7 di collegamento con Madrid, con colonne di decine di camion e auto fermi ai margini dell’autostrada, «la linea sarà ripristinata in due al massimo 3 settimane», dopo la ricostruzione di due tunnel in due dei municipi colpiti di Torrent e Chive. Mentre i treni regionali, dopo la distruzione di 3 delle 5 linee ferroviarie nella catastrofe, «tarderanno mesi per essere completamente operativi».
LE RICERCHE
Ma si continuano a cercare i dispersi. «Abbiamo lavorato tutta la notte in un tunnel, lungo l’arteria che va da Alfafar e Benetuser. Era totalmente allagato, ora è completamente ripulito dall’acqua. Dentro ci sono circa 30, 40 macchine con diverse vittime all’interno», ha raccontato ai media andalusi Salvador Olivas, capo di una squadra di 14 dei vigili del fuoco di Malaga arrivati a Valencia. «Moltissime persone erano ai piani bassi delle case, nei garage, tentando di mettere in salvo le auto, possono ancora esserci persone ancora vive fra coloro che si trovano in questa situazione», ha detto la ministra della Difesa, Margarita Robles, alla tv nazionale Tve riferendosi agli abitanti dei municipi dell'area a sud di Valencia. La situazione più preoccupante si è vissuta nella notte di giovedì nella provincia di Huelva, dove si è abbattuto un violento nubifragio. «Per favore, non uscite di casa a meno che non sia imprescindibile», ha chiesto il governatore dell’Andalusia, Juanma Moreno, agli abitanti della zona. Un altro punto delicato è quello di una zona rurale prossima a Jerez de la Frontera, in provincia di Cadice: lì, la piena del fiume Guadalete ha portato all’evacuazione preventiva di circa 200 persone.
L’ALLERTA
Intanto, l’Agenzia statale di meteorologia mantiene attive allerte per forti precipitazioni e accumuli improvvisi di acqua nelle province di Castellón e Tarragon (est) e alle isole Baleari, in particolare a Maiorca e Minorca. Finora a Maiorca ci sono state 14 segnalazioni per allagamenti in vie pubbliche, si teme per tre torrenti a rischio. Il servizio per le emergenze regionali come pure l’account ufficiale della presidenza del governo nazionale hanno invitato la popolazione alla prudenza. «Per fortuna la gente sta ascoltando gli avvisi e non sta andando in strada», ha raccontato un responsabile di polizia della zona al giornale Ultima Hora.
GLI AIUTI
Altri 750 militari stanno raggiungendo le zone alluvionate unendosi ai 1.700 già operativi, il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska ha fatto il punto: sono attivi anche 1.800 poliziotti e oltre mille agenti della Guardia Civil. Solo la Guardia Civil, ha aggiunto, ha tratto in salvo almeno 4.500 persone. Sul fronte sfollati verranno istituiti centri di accoglienza dei volontari per accogliere coloro che sono già in strada. Ma in quelle terre di nessuno ancora sotto il fango, c’è anche qualcuno che con il volto travisato va in giro a rubare, dalle batterie delle macchine abbandonate fino a oggetti di tecnologia o gioielleria.
IL GIOVANE CALCIATORE
Intanto i medici hanno effettuato le autopsie nell’obitorio allestito in un parcheggio: 15 le persone già identificate. Un secondo obitorio è stato allestito nella Fiera di Valencia, dove saranno trasferite le altre salme recuperare. Tra le oltre 200 vittime c’è anche un ex giocatore di calcio, il ventottenne José Castillejo Belinchón. Formatosi nel settore giovanile del Valencia, dove è nato il 29 febbraio 1996, ha giocato con l’Eldense nella stagione 2015-2016, in seconda divisione. «Il club Valencia - si legge nell'account X della società - piange la morte di Castillejo, cresciuto nella nostra accademia sino alla primavera, e che ha militato in diverse squadre della Regione». Sospese a tempo indeterminato tutte le competizioni sportive nella comunità valenciana, mentre il big match tra Valencia e Real Madrid è stato ufficialmente rinviato, in segno di rispetto per le vittime e per la difficile situazione che vive la città.