Aurora aveva dei lividi sulle mani, compatibili con i pugni che le avrebbe sferrato il fidanzatino per farle mollare la presa, mentre disperata cercava di rimanere aggrappata alla ringhiera e, quindi, alla vita. È quanto emerge dai primi accertamenti medico-legali sul corpo della tredicenne che venerdì scorso è morta dopo essere precipitata, per circa otto metri di altezza, da un terrazzino del palazzo dove viveva con la madre e la sorella, a Piacenza. Questo elemento combacia con la testimonianza di uno dei tre vicini di casa che hanno assistito alla drammatica scena: ha visto il 15enne spingerla giù e poi, con sadismo, colpirla sulle mani mentre tentava disperatamente di salvarsi.
L'accusa di omicidio volontario
Il fermo del ragazzino, disposto lunedì dalla Procura dei minori di Bologna con l’accusa di omicidio volontario, è stato convalidato ieri dal giudice delle indagini preliminari. «Il giudice, rilevando la gravità dell’articolato compendio indiziario, ha ritenuto - si legge in un comunicato del procuratore Giuseppe Di Giorgio - sussistenti esigenze cautelari sufficienti per disporre la misura cautelare della custodia» nell’Istituto penale minorile del Pratello, a Bologna. La caduta dal terrazzino del settimo piano di Aurora Tila, «allo stato delle indagini, appare riconducibile a un’azione violenta voluta dall’indagato», conclude il comunicato. Lui, durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, non ha ammesso alcuna responsabilità, ribadendo di essere innocente. Sentito dal pm Simone Purgato il giorno della tragedia, aveva detto che la vittima era caduta da sola. In quell’occasione gli era stato sequestrato anche un cacciavite di circa 15 centimetri e contestato il porto dell’oggetto atto a offendere, oltre all'omicidio volontario. Non risulta però che il ragazzo abbia utilizzato l’arnese che aveva con sé per aggredire la fidanzatina.
I tre testimoni chiave
Sono tre le persone che con le loro testimonianze hanno aiutato i carabinieri a ricostruire cosa è successo lo scorso venerdì mattina: avrebbero assistito ad almeno una parte della drammatica scena e successivamente si sono presentati in caserma. Tra questi c'è anche colui che ha descritto più nel dettaglio d’aver visto il ragazzino spingere la 13enne oltre la ringhiera e colpirla alle mani, per farla cadere. I tre non si conoscono e il fatto che le versioni siano almeno in parte concordanti ha contribuito ad avvalorarne la veridicità agli occhi degli investigatori. Proseguono anche le analisi sui cellulari della vittima e dell’indagato, per capire se c’erano già state dalle minacce di morte.
Dopo il nulla osta concesso dalla Procura per i minorenni di Bologna, sono stati programmati per martedì 5 novembre i funerali di Aurora. L'ultimo saluto alla ragazzina si terrà nel Duomo di Piacenza, alle 15, ma per l'ufficialità mancano ancora dei documenti che la famiglia, tramite l'avvocatessa Lorenza Dordoni, sta recuperando per completare tutti gli adempimenti necessari per il trasferimento della salma da Pavia a Piacenza e poi per la successiva cremazione.
La madre del 15enne ha inviato il messaggio «ci stringiamo in un grande dolore» alla mamma della vittima, che però non ha apprezzato la scelta della frase. Il ragazzino era stato sospeso da scuola, a poco più di un mese dall’inizio delle lezioni.