Il piano di rientro della sanità del Lazio rallenta la lotta contro il Vrs, il virus respiratorio sinciziale che colpisce soprattutto neonati e bambini. Un nuovo trattamento, un anticorpo monoclonale, è diventato operativo proprio quest’anno, ma alcune Regioni, tra quelle con il piano di rientro dal disavanzo sanitario sono in ritardo per garantire la somministrazione tra i bimbi perché il Nirsevimab è di fatto una prestazione extra Lea, quindi al di fuori dei Livelli essenziali di assistenza. Un intero lotto di farmaci, pronto per essere messo a disposizione dei nuovi nati del Lazio non è quindi ancora disponibile. Alcune Regioni sono invece già partite e stanno promuovendo la loro campagna vaccinale. Altre hanno aggiudicato le gare. Il Lazio sarà comunque della partita, anche se entrerà in corsa: entro una settimana, fanno sapere dall’amministrazione, sarà finalmente pubblicata la gara per il monoclonale grazie ai finanziamenti del Governo e a un’intesa che è stata raggiunta nella Conferenza Stato-Regioni. E solo poi i bambini potranno iniziare ad avere il primo trattamento. Intanto, però, un altro ostacolo nel Lazio - tutto burocratico - si è messo di fronte alla lotta ai contagi. Oltre al Nirsevimab c’è un altro trattamento preventivo, il vaccino contro il Vrs, che viene somministrato alle gestanti (e non ai bambini). Ebbene, quel lotto (da 540 mila euro) è stato di recente bloccato e rinviato con un provvedimento regionale.
LA CRITICITÀ
Giusto per dare una misura di ciò che è stata la scorsa stagione per i contagi da Virus respiratorio sinciziale, in Italia ci sono stati più di 15 mila bambini ricoverati, 3 mila dei quali sono finiti in terapia intensiva. La situazione che si è venuta a creare allarma i medici. Gli studiosi di Fossc, la Federazione delle società scientifiche, dei clinici ospedalieri e universitari italiani evidenziano il problema. «Siamo molto preoccupati per i bimbi del Lazio: ancora non è partita neppure l’aggiudicazione del monoclonale ed è stato bloccato e rinviato il lotto per l’acquisto del vaccino - dice il presidente della Federazione, l’oncologo Francesco Cognetti - Tutto è stato causato anche per ritardi delle autorità centrali e deprecabili disguidi sulla possibilità di rendere disponibile questo trattamento preventivo in maniera equa su tutto il territorio nazionale». «Quasi tutte le Regioni sono effettivamente partite tranne il Lazio ed altre poche tra quelle sottoposte a piano di rientro. Ci sono inspiegabili ritardi che si stanno accumulando rispetto a questi provvedimenti che i colleghi ginecologi e pediatri ritengono urgenti e indispensabili - prosegue Cognetti - In assenza di vaccinazione 80.000 bambini contraggono il virus in Italia e 60mila ne muoiono in tutto il mondo, oltre il 60% dei bambini contrae il virus respiratorio sinciziale entro il primo anno. Inoltre, il 20% sviluppa un’infezione severa con necessità di assistenza medica ambulatoriale e quasi il 4% del totale dei bambini al primo anno di vita richiede un’ospedalizzazione. Di questi circa il 20% ha necessità di un ricovero in reparti di terapia intensiva e circa il 70% dei bambini che hanno avuto una bronchiolite da virus respiratorio sinciziale va incontro a un broncospasmo ricorrente negli anni successivi e quasi il 50% sviluppa un’asma bronchiale».
Il virus respiratorio sinciziale è uno pneumovirus. Secondo l’ultimo Libro rosso del Comitato sulle malattie infettive dell’Accademia americana di pediatria, praticamente quasi tutti i bambini entro i quattro anni ne vengono colpiti. Queste epidemie si verificano di solito in inverno o all’inizio della primavera. Durante la pandemia di Covid 19 i medici avevano potuto notare un crollo dei contagi: le restrizioni, l’uso di sistemi in grado di ridurre la diffusione del virus (come le mascherine, per esempio), hanno aiutato i bambini a superare la stagione senza patire troppo la presenza del virus. Le Società italiane di Ginecologia e Ostetricia e di Pediatria hanno stilato linee guida sia sull’uso dell’anticorpo monoclonale sia del vaccino, necessari per dare protocolli standard in tutta la penisola. I bambini che sono colpiti da questa malattia hanno sintomi alle vie aeree superiori e febbre. Dopo alcuni giorni hanno fiato corto o tosse. Quando il medico ausculta il loro torace riesce a sentire rantoli o un respiro sibilante. Ci sono test antigenici rapidi (proprio come quelli usati per individuare Sars Cov-2, il virus di Covid-19) che permettono di scoprire se i più piccoli ne sono affetti.