L’ordine globale è minacciato da un nuovo acronimo
di Marta Giusti
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Sabato 19 Ottobre 2024, 18:12
Sono Paesi differenti per storia, cultura, politica ed economia. Ma oggi coesi con unico obiettivo: ribaltare lo scenario internazionale che ritengono ancora condizionato dagli Stati uniti. L’ordine globale è minacciato da un nuovo acronimo, Crink, che racchiude le iniziali dei regimi coinvolti nella crisi ucraina: Cina, Russia, Iran, Corea del nord. L’alleanza informale che li lega, osserva Politico in un approfondimento, costringe la Nato a rafforzare le relazioni con gli Stati dell’Indo-Pacifico che condividono gli stessi valori e timori.
Forniture militari
Due giorni fa Australia, Nuova Zelanda, Corea del sud e Giappone hanno preso parte per la prima volta a un incontro dei ministri della Difesa dell’Alleanza a Bruxelles. Una scelta che arriva dopo i tre vertici annuali consecutivi ai quali i leader indo-pacifici hanno partecipato come ospiti. «È estremamente positivo che questi quattro paesi partecipino sempre più spesso con gli alleati della Nato - afferma il segretario generale Mark Rutte - per il semplice fatto che le minacce alla sicurezza nell’Indo-Pacifico, ovviamente, hanno un legame con ciò che accade qui, e non si può semplicemente dividere il mondo». L’Iran fornisce a Mosca i droni Shahed che regolarmente bombardano le città ucraine e ha impegnato consiglieri militari nella crisi. Gli Stati Uniti e l’Ucraina sostengono che l’Iran abbia anche consegnato missili balistici a Mosca, ma Teheran nega. La Corea del Nord, invece, sta inviando grandi quantità di munizioni di artiglieria e missili, fondamentali per le forze russe che avanzano in Ucraina, e secondo Kiev anche migliaia di soldati da schierare al fronte. «È stato denominato battaglione Buriato e ne fanno parte circa tremila nordcoreani», ha rivelato a Politico un alto funzionario dell’intelligence militare ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky, presentando il suo «piano per la vittoria» al parlamento, ha spiegato che l’Ucraina sta combattendo contro due Stati: «La coalizione di criminali insieme a Putin attualmente include la Corea del Nord, la famiglia Kim, che schiavizza più di 20 milioni di coreani. La nostra intelligence registra non solo il trasferimento di armi dalla Corea del Nord alla Russia, ma anche di uomini». Secondo il quotidiano Kyiv Independent, Pyongyang ha finora inviato in Russia 10.000 soldati per sostenerne lo sforo bellico.
Energia e chip
Quanto alla Cina, ribadisce che non sta armando la Russia, anche se per Washington Pechino sta aiutando l’esercito di Vladimir Putin. Inoltre acquista energia russa e le sue esportazioni di chip e altre forniture sono fondamentali per mantenere in funzione la macchina da guerra di Mosca. Mentre cresce la preoccupazione per l’atteggiamento minaccioso della Cina nei confronti di altri Paesi asiatici, come le Filippine, e per il suo rafforzamento militare su Taiwan. Gli Stati Uniti, i Paesi Bassi e la Gran Bretagna sono tra i Paesi della Nato favorevoli a un avvicinamento verso i Paesi definiti «scettici» nei confronti della Cina, tuttavia all’interno dell’Alleanza la posizione non è univoca. La Francia è stata la forza trainante quando si è trattato di bloccare il progetto della Nato per l’istituzione di un nuovo ufficio a Tokio, insistendo sul fatto che l’organizzazione del Trattato Nord Atlantico si debba concentrare sulla sua regione d’origine. Alcuni Paesi dell’Europa centrale confinanti con la Russia premono affinché la Nato si focalizzi sul piano per rispondere a un’eventuale guerra con Mosca, insistendo perché lasci l’Indo-Pacifico agli Stati Uniti. Mentre la Cina da anni avverte l’Alleanza di non avvicinarsi troppo alle quattro democrazie dell’Indo-Pacifico. Che restano al di fuori delle strutture della Nato, ma le loro industrie della difesa sono strettamente integrate con l’Alleanza atlantica. «C’è una forte cooperazione», sottolinea a Politico il ministro australiano della Difesa Pat Conroy, riferendosi ai recenti accordi tra Australia e Norvegia per la produzione di missili, con la Germania per 100 veicoli blindati e con la Francia per la coproduzione di munizioni destinate all’Ucraina. «La Corea del Sud e la Nato non sono mai state così vicine come nel 2024», scriveva ad aprile Ramon Pacheco Pardo, specialista di Corea presso il Centro per la sicurezza, la diplomazia e la strategia della Vrije Universiteit di Bruxelles. «La Corea del Sud è in grado di incrementare rapidamente la produzione, cosa che i Paesi europei non sono in grado di fare a causa di decenni di minore spesa per la difesa». Per Oana Lungescu, del think tank britannico sulla difesa Royal United Services Institute, ex portavoce della Nato, c’è spazio per una maggiore presenza dell’Alleanza nell’Indo-Pacifico: «Un’area che dovrebbe essere presa in considerazione per il futuro è quella delle esercitazioni militari congiunte regolari tra la Nato e i suoi partner nella regione, come già fanno i singoli alleati su base nazionale».