Dati rubati, gli spioni e le consulenze per una sede a Londra: Pazzali voleva una filiale anche all'estero

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Lo sbarco della gemella di Equalize a Londra, i rapporti con l’intelligence per portare avanti la remunerativa attività di spionaggio e, contemporaneamente, le relazioni con esponenti delle istituzioni. Perché, prima che l’inchiesta della Dda milanese sulla società di via Pattari deflagrasse, sia Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera di Milano ora indagato e autosospeso, sia l’ex super poliziotto Carmine Gallo, avevano un’immagine immacolata. Così per avviare l’attività nel Regno Unito, l’organizzazione, che commenta la politica, e ironizza sull’affaire Sangiuliano, avrebbe ottenuto la “consulenza” di un generale della Guardia di Finanza. Il rapporto privilegiato di Pazzali con il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, avrebbe fatto partire un’attività di dossieraggio. In una conversazione del 25 luglio Fontana manifesta la propria contrarietà per la possibile nomina di Beniamino Lo Presti, presidente del cda di Milano Serravallle, al vertice di Trenord. «Così cade la giunta», l’opinione di Pazzali. E Fontana «conferma, lasciando intendere di avere la medesima linea nei confronti di Lo Presti». Dice: «Esatto, perché io mi dimetto».

LONDRA
È proprio Pazzali che a luglio, in una conversazione intercettata dice: «Siamo partiti con Equelize Limited!». Federico approva: «Ah bene, l’avete fatta a Londra?». A casa Pazzali, come emerge dall’informativa dei carabinieri agli atti dell’inchiesta sull’esfiltrazione di dati dai server di Stato, l’umore è alto. Equalize prepara lo sbarco a Londra e «per orientare il business ed evitare contrattempi il presidente si rivolge a un esperto di spicco: il generale della Guardia di finanza, non indagato, Cosimo Di Gesù, con un passato nei servizi, ex comandante regionale in Sicilia e ora al vertice dell’Accademia.

ESTERO VESTIZIONE
È Gallo, riporta l’informativa, a riferire all’altro socio, l’hacker Nunzio Calamucci, che Pazzali «ha passato» tutta la documentazione al generale e che Di Gesù gli ha detto che quello che la loro attività, con la sede di Londra, «è estero vestizione al cento per cento». In sostanza, riflette Calamucci, «gli ha messo la pulce nell’orecchio». Conferma Gallo: perché Di Gesù avrebbe detto che fanno operazioni di estero vestizione e l’Agenzia delle Entrate li avrebbe considerati tali e avrebbero dovuto giustificare che non lo fossero. Calamucci non si fida: sostiene che Di Gesù non sarebbe estraneo ai trascorsi giudiziari di Gallo e che abbia contribuito a «generare confusione» quando il super poliziotto è stato oggetto di perquisizione in un’indagine conclusa con una condanna per rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio.

LA SQUADRA FIORE
Ma c’è anche un nome noto alle cronache che ritorna negli atti. Gallo dice «di essere stato amico anche di Marco Mancini e che insieme a Giuliano Tavaroli erano tutti e tre nei Servizi». Con lo 007, coinvolto nel rapimento dell’imam Abu Omar, Gallo vanta un particolare rapporto di contiguità: «Ovviamente gli ho fatto pure dei favori, lui ne ha fatti anche a me». La figura di Mancini però non riscuote pari consenso presso Calamucci: «È un traditore, un componente della squadra Fiore». Cioè l’avversaria romana di Equalize, un gruppo composto anche da ex appartenenti alle forze di polizia su cui indaga la Procura di Roma per presunte attività di dossieraggio e raccolta illecita di dati. Negli ultimi mesi tuttavia la squadra di via Pattari non teme rivali e questo grazie alla propaggine londinese affidata ad Antonio Rossi, che si accingeva a entrare nella compagine «anche condividendone i segreti criminali». La società non risulterebbe ancora nel sistema informativo del governo inglese.

I RAPPORTI
Nel frattempo Pazzali si occupa delle relazioni, «l’istituzionalizzazione delle attività di Equalize passa anche dall’accostamento tra il suo presidente e gli enti e le organizzazioni dello Stato». Il presidente «non è solo vicino alle istituzioni, un’evidente vicinanza di comodo, ma si accosta anche alle medesime»: il 13 settembre la sua vettura guidata dall’autista esibiva una paletta con stemma della Repubblica e la dicitura Prefettura di Milano. E per evitare sgraditi interessamenti dell’autorità giudiziaria nei suoi confronti, racconta Calamucci, è un frequentatore del Palazzo di giustizia: «Va almeno una volta alla settimana a parlare con i magistrati, tant’è che tutti pensano sia un informatore della Procura».

L’INTELLIGENCE
Ma il gruppo, secondo i carabinieri, aveva anche rapporti diretti con i Servizi. Si legge nell’informativa: «A rimarcare il fatto che quanto raccontato a Cornelli (un altro hacker ndr) da Calamucci non sono semplici millanterie si riporta quanto monitorato: incontri presso in via Pattari con uomini dell’intelligence «le cui conversazioni non sono state oggetto di sunto e trascrizione ma che hanno permesso di appurare l’utilizzo di sistemi di comunicazione criptati da parte ad esempio di Gallo». Inoltre, la «piccola parte di materiale finora esaminato» dagli inquirenti ha permesso di individuare il «dossieraggio per clienti “attualmente occulti”, che possono essere ricompresi nel novero dei clienti d’intelligence». Tutti report KYC che riguardano cittadini russi.

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