"Dobbiamo prepararci alla guerra". Se il capo di Sme finisce nel mirino per aver detto la verità

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L'Unità polemizza sulle parole del generale di corpo d'Armata Carmine Masiello. Che ha solo detto una scomoda verità

"Dobbiamo prepararci alla guerra". Se il capo di Sme finisce nel mirino per aver detto la verità

Per chiudere la polemica basterebbe ripartire da queste parole: “L’Esercito non vuole la guerra, ma ci dobbiamo preparare. Non penso che i nostri uomini in Libano la vogliano. Sono nei bunker, vogliono la pace, ma sono pronti a fare la guerra”. Queste sono le parole che il generale di corpo d’Armata Carmine Masiello, attuale capo di Stato maggiore dell’Esercito, ha pronunciato qualche settimana fa in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno accademico e scolastico degli istituti di formazione dell’Esercito. Oggi, quel discorso, viene ripreso in prima pagina da l’Unità che, a quanto pare, viaggia ancora sul fuso orario sovietico e arriva in ritardo. Come sempre, del resto.

Nel fondo in prima pagina, Masiello viene definito “Stranamore”, come l’ufficiale immaginato da Stanley Kubrick, “che non riesce a parlare della bomba atomica senza commuoversi”. Come un ufficiale che conosce solo certi articoli della Costituzione, quelli che gli fanno maggiormente comodo, e che salta, volutamente, l’11esimo. Ora, siamo andati a rileggere questo articolo e, testualmente, dice: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Come dire: il nostro Paese non accetta, anzi rifiuta con tutte le sue forze, la guerra offensiva. Quella fatta per conquistare e sottomettere. Ma contempla quella fatta per proteggere i propri cittadini. Ed è proprio quello che diceva il generale Masiello (e pure la Commissione europea dove, non ci pare, siedano pericolosi guerrafondai).

Ovviamente, il fondo de l’Unità si conclude con un allarme. Per la democrazia, ovviamente. Per il nostro Paese. E, addirittura, per la pace mondiale: “Il governo farà finta di niente? Si può mantenere al vertice dell’esercito un ufficiale guerrafondaio?”. E poi il consiglio, che suona un po’ come una minaccia: “Sarebbe veramente una follia se il generale restasse al suo posto”. Come dire: Masiello, alla porta. Questa volta non per lanciarsi con il paracadute, ma per andarsene.

Perché, ed è vero, parlare di guerra oggi è insostenibile. Quell’atto che l’uomo compie da quando ha messo piede sulla terra è ripugnante. Sa di sangue e merda. Eppure lo fa. Da che mondo è mondo, gli Stati si preparano alla guerra. Alcuni per attaccare, altri per difendersi (e noi, con la nostra Costituzione, rientriamo in quest’ultimo caso). Gli eserciti servono sempre.

E non per essere usati come se fossero un’estensione della protezione civile (anche se fanno pure questo) o come figurini nell’operazione strade sicure (dove, per le regole di ingaggio che hanno, servono a poco). L’Esercito serve a proteggere il nostro Paese. Tutto. Perfino chi può permettersi di pontificare sul pacifismo. Ma solo perché la guerra è ancora lontana.

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