Dalle minacce al sequestro, dagli insulti alle sevizie: sequestrato per trenta ore e sottoposto a ripetuti pestaggi: tutto per una compravendita di cellulari andata male. Vengono i brividi a leggere le carte dell’indagine della Squadra Mobile di Napoli sul sequestro di persona avvenuto a Napoli nella notte tra il cinque e il sei ottobre.
Per questo assurdo episodio sono finite in carcere quattro persone con accuse gravissime. È il volto più nero di una camorra feroce e spietata, e - come vedremo - un secondo sequestro ricalca in fotocopia le modalità più atroci emerse grazie all’inchiesta coordinata dalla Procura. Sono accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni, reati aggravati dalle modalità mafiose.
Segnale evidente di un imbarbarimento ulteriore, di un clima “pulp” che aleggia su drammatici scenari di sangue in città.
Procediamo con ordine, partendo dagli arresti. La vittima del sequestro, “reo” di aver fatto un “pacco” alle persone sbagliate vendendo il grosso quantitativo di telefonini che sarebbero risultati non funzionanti, è un extracomunitario: è stato picchiato, colpito con delle piastrelle sulla testa, gli hanno provocato delle bruciature sugli arti e sulle orecchie con una sigaretta e gli hanno persino cavato alcuni denti. Una ferocia degna dei peggiori film horror.
Non vedendolo rientrare a casa, i familiari della vittima avevano lanciato l’allarme: si rivolsero alla polizia spiegando che il congiunto era stato sequestrato nella zona delle “Case Nuove”, spiegando anche la circostanza della cessione dei cellulari, consegnati nelle mani di un altro straniero di origine nordafricana. Fornendo così uno scenario investigativo sul quale poter lavorare.
Il ricatto
Ma non è finita. Subito dopo il sequestro di persona, i familiari ricevettero una serie di telefonate da parte di un uomo che, in dialetto napoletano, lanciava un ultimatum drammatico: la restituzione del denaro versato in cambio del rilascio del loro congiunto; gli aguzzini, per sollecitare il denaro, arrivarono anche a inviare via whatsapp una serie di fotografie che riprendevano il malcapitato sanguinante e con il volto tumefatto.
Già nella serata di domenica sei ottobre, grazie anche alla collaborazione degli agenti del Servizio Centrale Operativo e di strumentazioni tecniche all’avanguardia, si riuscì a rintracciare il covo e a liberare la vittima all’interno di un appartamentino delle “Case Nuove”, quartiere Mercato. In quell’abitazione i poliziotti trovarono anche uno degli aguzzini, un cittadino marocchino che è tra gli arrestati. Le successive indagini hanno permesso di risalire agli altri presunti complici, uno dei quali - per sottrarsi alla cattura - si era rifugiato a Vietri sul Mare: l’uomo è parente di alcuni personaggi di spicco del clan Mazzarella.
Secondo episodio
Ma c’è anche un’altra storia da raccontare: quella di un secondo sequestrato. E stavolta lo scenario in cui matura la vicenda è quello che riporta al clan Contini, rivale dei potenti Mazzarella.
Anche lui rapito e tenuto imprigionato in una delle case che compongono quella casbah chiamata “Case Nuove”. Questo episodio risale allo scorso 27 di settembre. L’uomo venne sequestrato per una dozzina di ore e sadicamente ridotto in fin di vita, prima di essere scaricato all’esterno dell’ospedale Fatebenefratelli. Le indagini della Procura hanno consentito di accertare che anche in questoo caso si trattava di un sequestro di persona finalizzato a un’estorsione. Per questa vicenda, sono stati arrestati tre soggetti, arrestati alcune settimane fa; sono invece irreperibili altri tre indagati: tra questi c’è il reggente del clan Contini Nicola Rullo. L’affare economico che ha scatenato questo tipo di violenza si aggira intorno ai 300mila euro.