Handshake Speakeasy di Città del Messico primo nella World’s Fifty Best Bar del 2024, svelata a Madrid. In classifica quattro locali italiani, uno a Roma (Drink Kong, 33°), uno a Firenze (Locale, 36°) e due a Milano (Moebius 38° e 1930 50°). E nella lista fino al centesimo posto anche Freni e Frizioni di Roma (53°), L’Antiquario di Napoli (78°) e Camparino in Galleria di Milano (92°)
E’ di Città del Messico il migliore cocktail bar del mondo. Si tratta di Hanshake Speakeasy, ispirato all’epoca del minimalismo e con drink apparentemente semplici ma in realtà molto complessi ideati dal Eric Van Beek e sperimentati in un laboratorio guidato da Yiyi Aparicio. La scelta è stata fatta dai votanti provenienti da tutto il mondo della The World Fifty Best Bars, il più importante premio internazionale del settore, le cui preferenze hanno costruito una classifica che è stata rivelata martedì scorso a Madrid nel corso di una eccitante cerimonia.
La classifica vede al secondo posto il Bar Leone di Hong Kong e solo al terzo posto il primo locale europeo, il Sips di Barcellona, città che piazza anche nei primi dieci un altro indirizzo, il Paradiso, che è guidato dal toscano Giacomo Giannotti. E a proposito di Italia, il primo bar italiano in classifica è il Drink Kong di Roma, che si trova appena al 33esimo posto. Il locale del rione Monti è da anni un punto di riferimento per la mixology capitolina e italiana tutta grazie al talento di Patrick Pistolesi per il cosiddetto “Kong Factor”, che identifica quel livello di unicità dei drink e del locale tutto, caratterizzato da un’estetica futuristica e molto affascinante. Al 36esimo posto Locale Firenze a Palazzo Concini (via delle Seggiole), nel quale Fabio Fanni propone una breve ma concentrata lista di drink modernisti e improntati alla sostenibilità. Nei primi cinquanta bar del mondo figurano anche due locali milanesi: al 38esimo posto il Moebius di via Cappellini, tra Repubblica e Centrale, che in uno spazio postindustriale che ospita anche un tapas bar e la capsula sopraelevata con la cucina sperimentale di Enrico Croatti, propone ottimi cocktail studiati da dal bar manager Giovanni Allario, che ha tra i suoi must il Pesto Martini ispirato a una ricetta di famiglia; e al 50esimo il 1930 del bravo Benjamin Cavagna, il primo speakeasy meneghino che si dovrebbe trovare in un luogo segreto (ma in realtà tutti gli amanti milanesi del bere miscelato sanno che si trova in via Pasquale Sottocorno) e che fa parte del gruppo Farmily di Flavio Angiolillo.
Altri indirizzi italiani sono inseriti nella lista che va dal 51esimo al 100esimo posto. Al 53esimo posto c’è un altro indirizzo romano, il decisamente pop Freni e Frizioni di Trastevere, con la sua estetica urban e graffitara; al 78esimo posto l’Antiquario di Napoli, del bravo Alex Frezza; e al 92esimo un grande classico milanese, Camparino in Galleria. Complessivamente i locali italiani perdono posizioni quasi tutti: Drink Kong l’anno scorso era al 21esimo posto (-12), Freni e Frizioni al 33esimo (-20), 1930 al 42esimo (-8), L’Antiquario al 44esimo (-34) e Camparino in Galleria all’85esimo (-7). Salgono solo Locale Firenze, che era 46esimo (+10) e Moebius, che l’anno scorso non figurava nei primi cento e quest’anno fa il suo esordio nella lista.
La geografia della mixology è piuttosto variegata e la mappa che esce dalla classifica del Fifty Best Bars mostra un mondo dove si beve bene dappertutto. Anzi, il vecchio mondo sta cedendo il passo a scene molto più esotiche. L’Europa conta soltanto 19 locali su 50: oltre ai quattro italiani ce ne sono cinque britannici, tre francesi, tre spagnoli, due greci, uno in Norvegia e in Svezia.
In testa alla classifica mondiale assieme al Regno Unito ci sono gli Stati Uniti con cinque, poi Messico e Singapore con quattro, Argentina e Australia con tre, Hong Kong, Colombia, Thailandia e Giappone con due e Corea del Sud, Perù, Brasile e Dubai con uno.