Elezioni Usa, la democrazia bussa alla porta: mobilitazione record

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LAS VEGAS (NEVADA) Non so se l'ultima grande tenace determinata mobilitazione del voto americano, come ho visto negli ultimi giorni qui a Eastern Las Vegas, Nevada, uno dei 7 "swing states", potrà cambiare l'esito del voto di oggi per la Presidenza americana. Di certo chi partecipa ci crede. Capisce che la differenza tra chi vincerà o perderà potrebbe essere determinata da una manciata di voti. Per questo la dimensione enorme della mobilitazione dei democratici per Harris: un milione di persone a bussare casa per casa in tutta la Nazione. Per questo la passione, la partecipazione di tutti, da persone modeste a miliardari, tutti decisi ad essere parte di questa nuova grande e drammatica, polarizzante avventura per la democrazia americana. E se i democratici per mobilitare il voto seguono la tradizione del porta a porta, i repubblicani puntano a sacche di voto più mirate e si appoggiano ai Pac, a gruppi di pressione che fanno il lavoro di mobilitazione per proxy su obiettivi demografici molto precisi, a tavolino, con la partecipazione di 40.000 persone.

Il confronto

Comunque sia, questo confronto a distanza, questa diversa mobilitazione (che farà storia anche lei!) ci danno la misura di quanto le elezioni presidenziali 2024 siano sentite sul piano emotivo, da una popolazione spaccata in due, una metà per Kamala Harris, l'altra per Donald Trump. Anche perché è ormai chiaro che comunque finirà questa notte, quando le urne saranno chiuse e i conteggi saranno completati (anche se potrebbe passare molto più tempo) ci sarà una svolta storica per gli Stati Uniti d'America: da una parte la prima donna alla presidenza che manterrà genericamente lo status quo, nonostante le sue promesse di cambiamento. Dall'altra Donald Trump con le sue minacce di cambiare per sempre il volto benevolo della democrazia americana.

L'azione di mobilitazione democratica, quella più tradizionale, si chiama "canvassing", un vero e proprio "intreccio" porta a porta. A Eastern Las Vegas sono all'angolo di Hubbard Street con Halbert Street, un quartiere popolare ispanico della città del gioco, del peccato, del divorzio a buon mercato, del kitch talmente estremo da diventare opera d'arte. A parte i volontari per la campagna Harris, che mi hanno accolto come giornalista per partecipare alla loro missione, l'incrocio ma direi l'intero quartiere è deserto. Il mio compagno di squadra si chiama Oliver, è venuto da un altro stato per il fine settimana. Per strada ci sono 33 gradi a mezzogiorno. La gente è chiusa in casa davanti alla televisione con l'aria condizionata al massimo. Sono villette a schiera, tutte uguali, dignitose, abitate da persone con reddito medio basso. Nel cortiletto anteriore della prima casa c'è una Harley Davidson nuova, bellissima, serbatoio rosso fiamma con decorazioni gialle. Spicca come simbolo del benessere in cui si trova questa nazione nonostante inflazione e scontentezza generalizzata. Dietro alla moto ci sono un paio di bidoni da spazzatura di metallo, due piante moribonde, semiabbandonate, in vasi rotti, pavimentazione sconnessa, uno stenditoio vuoto, un contenitore di benzina di plastica rossa, unto e sporco. Il resto è simile per altre 50 villette da visitare. Ogni tanto si sente un cane ringhiare furioso, nessuno parla inglese, molti dicono di essere immigrati illegali senza diritto di voto.

Solo qui, in Nevada, la missione di chi appoggia la Harris è di raggiungere 100.000 case con una mobilitazione di alcune migliaia di volontari e alcune centinaia di persone di staff, pagato anche bene. Una macchina più ricca e dunque più potente, organizzata di quella di Trump. Che si è estesa agli altri sei stati chiave: Pennsylvania, Georgia, Michigan, Wisconsin, Arizona, North Carolina per un totale di mobilitazione di oltre 800.000 possibili elettori da parte di un esercito di 63.000 volontari. Gli altri 200.000 elettori da stanare sono sparsi in stati sicuri per la presidenza, ma incerti per Camera o Senato. Ricordiamo infatti che oggi si vota per tutto, Presidenza, l'intera Camera e un terzo del Senato. A Long Island, ad esempio, New York State, per il distretto di Suffolk County corre John Avalon per un seggio democratico alla Camera e il canvassing democratico è solo in funzione di una sua vittoria. Trump come abbiamo visto punta invece a macchine esterne per mettere a fuoco le poche migliaia che gli serviranno per fare la differenza nei "swing states". Non solo punta anche alla conquista, finora con successo, del cosiddetto "ciclo mediatico": se guida un camion della spazzatura, come ha fatto, fa notizia. Un comparto su cui la Harris non riesce a tenergli testa.

Il canvassing

Ma è il canvassing (la propaganda) presidenziale che conta: ogni stato esprime un certo numero di grandi elettori per un totale complessivo di 538. Per poter vincere Harris o Trump dovranno affermarsi in un numero di stati che complessivamente esprima almeno 270 grandi elettori, la meta più uno. La California, il più grande, con 40 milioni di abitanti, esprime 56 voti elettorali, che andranno con certezza alla Harris. Il Texas, 30 milioni di abitanti ne esprime 40 che andranno con certezza a Trump. Complessivamente ciascuno dei due candidati ha circa 222 voti elettorali. E qui entrano i gioco i sette stati incerti, Nevada (6 grandi elettori) Pennsylvania (19), Michigan (15) North Carolina (16), Arizona (11), Wisconsin (10) Georgia (16) per un totale di 93 voti che ancora mancano all'appello. Ed è li che ci si dà battaglia tra il canvassing democratico e l'azione mirata repubblicana per conquistare la maggioranza di quei 93 grandi elettori.

Video

Ieri pomeriggio, lunedì, il conteggio finale per il Nevada dava missione compiuta: i volontari avevano bussato sulle 100.000 porte desiderate. Lo hanno fatto usando una App nazionale che si chiama Minivan e che consente di leggere la composizione del nucleo famigliare e l'orientamento politico per ogni famiglia. A volte i dati sono sbagliati ma si può prendere nota direttamente dei nuovi nominativi e aggiornare così in tempo reale la banca dati democratica.
E visto che, letteralmente, la Presidenza potrebbe giocarsi su una manciata di poche migliaia di voti in due o tre stati chiave, mobilitare quanto più possibile diventa essenziale per la vittoria. Su questo fronte la macchina di Harris è molto più ricca, potente e organizzata di quella di Trump: ha messo insieme oltre 2.500 coordinatori elettorali pagati in 353 uffici sparsi sul territorio nazionale.

Uno sforzo immane insomma, sia sul piano dell'investimento umano che infrastrutturale. Alla fine di queste elezioni oltre al nome del vincitore per la Casa Bianca nella battaglia fra Harris e Trump, sapremo quale dei due approcci, quello tradizionale del canvassing porta a porta per tutti della Harris o quello meno ortodosso di Trump avranno consentito al loro candidato di giocare la carta vincente e, comunque andrà a finire, di voltare una pagina nella storia di questa nazione, leader dell'occidente.

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