Emanuele Tufano ucciso a 15 anni a Napoli, il sindaco Manfredi: «Più controlli la notte»

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Un'alba triste e grigia come il cielo di Napoli quella di ieri e soprattutto pesantissima con una tensione che si poteva tagliare con il coltello. La morte del quindicenne Emanuele Tufano colpito alla schiena da un proiettile è stato uno choc per tutta la città. La notizia dell'omicidio rimbalza su tutte le tivvù con in primo piano il fascione rosso «dell'Ultim'ora» che è un po' come le tre stellette delle agenzie quando lanciano notizie che faranno rumore. Tocca a la sindaco Gaetano Manfredi lanciare subito il sasso nello stagno: i problemi a Napoli sono molti ma due prevalgono su tutti: troppe armi in generale e tra i giovani in particolare e un territorio di notte fuori controllo. Di qui l'allarme di Manfredi: «Ci troviamo di fronte a una problematica che va affrontata con decisione. Avere tanti minori che spesso si muovono armati di notte ci dà preoccupazione e richiede una grande attenzione mirata alla prevenzione». Il sindaco affila il ragionamento e lancia l'allarme: «Stiamo facendo investimenti sulle telecamere, sia sulla manutenzione che sull'installazione delle nuove, ma - dice Manfredi - c'è un problema di controllo del territorio di notte che richiede una organizzazione logistica specifica. E questo noi lo abbiamo evidenziato con le forze dell'ordine: serve un presidio notturno che è un fattore determinante per garantire il controllo del territorio». Il sindaco parla a margine del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto Michele di Bari «che ringrazio per la tempestività» chiosa l'ex rettore e ministro. Il sindaco si aspetta e chiede azioni mirate perché le aree calde della città dove insistono le baby gang sono note: Mergellina, il Centro storico, la zona orientale incluso il luogo dell'omicidio. E Manfredi sa anche bene che le forze dell'ordine fanno il possibile, ma per avere turni di notte servono risorse finanziarie che possono arrivare solo da Roma.

Una scossa per Napoli la morte di un poco più che bambino. Che fa scattare l'allerta anche in Curia dove il Vescovo don Mimmo Battaglia è sostanzialmente affranto: «È con profondo dolore che apprendo dell'ennesima tragedia che ha colpito la nostra città: la morte di un giovane, appena quindicenne, strappato alla vita dalla violenza criminale. Il mio cuore si stringe attorno alla sua famiglia e a tutta la comunità che oggi piange un'altra vita spezzata. Ogni volta che un giovane viene ucciso, la nostra città perde una parte del suo futuro, e questo non può lasciarci indifferenti. Non possiamo più restare inermi. È tempo di un cambio di passo, e lo dico con tutta la forza e l'urgenza che richiede questo momento». Parole Giornata densa in tutti i Palazzi istituzionali e il Comune non fa eccezione. 

La mossa di Manfredi 

Gaetano Manfredi insiste, serve maggiore controllo del territorio però il tema non è solo la repressione: «Qualsiasi sia lo scenario - spiega il sindaco - è chiaro che c'è un problema di violenza giovanile soprattutto di minorenni anche molto piccoli. Ci vuole un'attenzione straordinaria perché con lo scompaginamento dei vecchi clan, grazie all'intervento efficace della magistratura e delle forze dell'ordine, oggi abbiamo questi cani sciolti che rappresentano un problema da affrontare nella gestione dell'ordine pubblico. Sono dinamiche complesse dal punto di vista sociale perché questa criminalità esercitata da giovanissimi richiede un approfondimento ancora più importante per capire realmente cosa c'è dietro a questi fenomeni sociale che fanno rabbrividire». 

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La denuncia di don Mimmo 

E da don Mimmo Battaglia al riguardo arriva un assist: «Prevenzione ed educazione devono essere al centro delle nostre azioni. Le istituzioni - spiega il Vescovo - le famiglie, le scuole, le parrocchie, tutti noi siamo chiamati a costruire una rete educativa solida. Non possiamo permettere che la disperazione e la mancanza di opportunità conducano i nostri giovani nelle mani della violenza». Don Mimmo conclude così il suo ragionamento: «Dobbiamo garantire sicurezza e controllo del territorio. Napoli non può essere ostaggio della criminalità e del commercio d'armi. Le nostre periferie, troppo spesso abbandonate a sé stesse, devono essere protette. Non possiamo accettare che le armi circolino con tale facilità, né che la vita umana sia trattata con tanta leggerezza. È necessario un intervento deciso delle autorità per fermare il traffico di armi e per garantire una presenza costante e visibile delle forze dell'ordine nei quartieri più a rischio. La nostra città ha bisogno di risorgere». 

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