G7 Difesa e grandi forum internazionali: tutti scelgono il Sud

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Il G7 dei ministri della Difesa a Napoli pochi giorni dopo quello delle Pari Opportunità a Matera, in Basilicata, agli inizi del mese, e prima di quello dello Sviluppo, la prossima settimana, a Pescara in Abruzzo. E nei mesi precedenti, il vertice dei Capi di Stato e di Governo in Puglia, a Borgo Egnazia, il G7 dei ministri degli Esteri a Capri, quello dei ministri del Lavoro a Cagliari e il summit dei titolari dell'Interno ancora in Campania, a Mirabella Eclano, in Irpinia dopo il vertice di Pompei della Cultura. E poi la Calabria con il G7 dei ministri del Commercio a Villa San Giovanni, e la Sicilia, con Ortigia sede del G7 dell'Agricoltura. Per non parlare dell'incontro di Alto Livello sempre nell'ambito del G7 organizzato a Caserta presso la Scuola dell'Amministrazione, guidata dalla giurista Paola Severino, sul Pano Mattei, con la partecipazione dei rappresentanti africani delle organizzazioni di cooperazione tra Italia, Europa e, appunto, Africa. Ora che il calendario dei grandi eventi organizzati dalla Presidenza italiana del G7 volge al termine (31 dicembre 2024), si fa fatica a non sottolineare la centralità del Sud nello scenario internazionale. Non solo, e forse persino non tanto perché è stata la location più utilizzata dal Governo da giugno ad oggi ma per il riconoscimento al massimo livello della sua centralità geopolitica, sancita peraltro da una crescita economica ormai sotto gli occhi di tutti (ancorché in gran parte ancora da implementare). Quello che all'inizio poteva sembrare soprattutto una sorta di omaggio a un territorio troppo a lungo trascurato e periferico, o una specie di mancia elettorale a beneficio di alcune aree si è rivelata in realtà una scelta ben precisa, una vera e propria investitura, e di conseguenza anche un investimento. Il Sud cioè come motore dello sviluppo del Paese, la nuova locomotiva dell'ultimo anno, come più volte sottolineato dalla stessa premier Giorgia Meloni: inevitabile, insomma, che fosse proprio quest'area a dover rappresentare l'Italia nella maggior parte degli appuntamenti del G7, anche per quelli inediti come nel caso della Difesa a Napoli. 

Il riscatto del Mezzogiorno 

Investitura, certo, non piovuta per caso. Il Mezzogiorno questa ribalta se l'è meritata come emerge dalla maggior parte degli indicatori economici nazionali. Il Pil cresciuto del 3,4 rispetto al 2019, l'export del 68% nello stesso periodo con la Campania regina nel 2023 tra le regioni italiane. E ancora il turismo salito del 2,8%, la portualità che serve il 47% del trasporto via mare italiano, il calo del 4% del tasso di disoccupazione e i posti di lavoro cresciuto del 3,1%, più della media nazionale lo scorso anno. Gli investimenti pubblici cresciuti del 50% e quelli legati al Pnrr in costante incremento specialmente nei Comuni, mentre già si sta consolidando la spinta della Zes unica Sud che sembra sempre più il punto obbligato di riferimento per chi punta al Sud per ampliare la propria mission produttiva o crearne di nuove. Non sono numeri ordinari, e non solo per l'Italia che ha mostrato peraltro in questo periodo la maggiore solidità tra i partner europei, in un periodo delicato e incerto con la frenata della Germania e le incognite che si aprono sull'operato della nuova governance di Bruxelles (a partire dalla transizione ambientale). Il Sud scoperto dai grandi della Terra sta dimostrando, nei fatti, che il cambio di paradigma c'è e si rafforza nonostante limiti e ritardi di cui a nessuno può sfuggire l'importanza. Sono lontanissimi i tempi di quando suonava come una sorpresa assoluta l'organizzazione del G8 di Napoli con il primo governo Berlusconi. Il Sud che corre, produce e attira l'attenzione del mondo su di sé, confermando capacità anche organizzative che in pochi erano disposti a riconoscere, è ormai una sempre più significativa, prestigiosa normalità. Un messaggio di affidabilità che non può essere sottovalutato in tempi in cui si affacciano seri dubbi sulla tenuta unitaria del Paese. In pochi anni è cambiata la narrazione e la sensazione è che continuerà a cambiare anche nel prossimo futuro, senza trascurare il peso dei divari tuttora esistenti. Basta pensare a cosa rappresenterà per il Sud l'attuazione dei progetti paritari di cooperazione con i Paesi africani attraverso il Piano Mattei. E soprattutto all'impatto delle nuove reti di approvvigionamento energetico sull'asse Sud-Nord, con il Mezzogiorno appetito dai grandi player mondiali per ospitare i nuovi Data Center dell'IA potendo offrire energia da fonti rinnovabili in quantità cospicua (e a costi, forse, più accessibili). Ma del resto non è più una eccezione l'incremento delle iscrizioni di studenti stranieri ai corsi di laurea degli atenei meridionali, come sta accadendo ad esempio a Napoli. E quasi non fa più notizia la crescita delle pmi innovative che permette al Sud di ritagliarsi uno spazio importante a livello nazionale anche per gli investimenti in innovazione.

Per tutto questo l'Italia che mette in vetrina il Mezzogiorno non è una stravaganza. È piuttosto la dimostrazione che per essere competitivi su scala globale, specie ora che sono cambiati le regole e gli equilibri geopolitici per le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, c'è bisogno di un Paese compatto, con livelli di produttività omogenei e costanti. Sapere che c'è anche il Sud e non più nelle retrovie è decisamente una buona notizia per tutti. 

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